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Esame di maturità

Riccardo Orioles il . Costituzione, Cultura, Diritti, Giovani, Guerre, Informazione, Politica, Società

Nelle due capitali, Berlino e Parigi, le elezioni le vincono i diciotto-trenta: Linke a Berlino, Melenchon a Parigi sono di gran lunga i più votati..

Fuori città, tutto cambia. Gli operai d’una volta, ormai ingrigiti, sbattono in faccia ai capi la delusione. Le fabbriche sono in Cina, il lavoro si perde e le parole difficili non ci servono a niente..

“Compagni” e “sciopero”: che vuol dire? I giovani delle metropoli sono tuttavia una minoranza..

Le donne no. Sono metà del mondo, senza eccezioni. In Europa, in America, dappertutto..

Sconfitte da vecchi stolidi alle elezioni, accoltellate da fidanzati gelosi, occhi grandi e impauriti da sotto il velo, esse oramai sciamano ovunque..

Resistere rabbiosamente con la clava? Unirsi, con qualche impaccio, al mondo nuovo? Scegliere occorre, ed è la politica vera di questi anni..

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Gli imperi, come sapete, si dividono il mondo..

Fra gli imperatori, prima o poi qualcuno deve dare di matto: è il mestiere. Caligola, Caracalla, quelli di ora… Meglio non fare nomi, ma ci siamo capiti. E come va a finire? Di solito non troppo bene, ma poi da qualche parte ci sono quelli che copiano libri antichi, che inventano nuovi aratri, quelli che s’incontrano nelle piazze…

A poco a poco il medioevo passa e lentamente torna la civiltà. È una faccenda invisibile, e in mezzo al casino generale non ci si fa tanto caso. Ma un giorno l‘imperatore scappa con dietro i villici,debbono dirgli qualcosa di urgente..

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Di solito, ma non sempre, succede da qualche parte in Europa. L’Europa in realtà non esiste, non c’è mai stata e non c’è neanche ora perché non è un posto fisico ma un insieme di parole..

Ma le parole sono importantissime, molto più delle montagne e fiumi. Uniscono e dividono, decidono amori e guerre, in posti come l’Europa in particolare hanno creato cose (alfabeti, scritture, lettere, libri, addirittura giornali) che hanno cambiato tutto e anche un poco di più.

“Ma guarda la presunzione di voi giornalisti. A momenti venite a dirci che tutto il merito della cultura, della civiltà, del nostro mondo, è del vostro mestiere, dei giornali”.

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Beh, tutto il merito no. Ma buona parte sì. Il giornalismo collega i vari pezzi della società, garantisce i più deboli. sorveglia i prepotenti. – diceva qualcuno – il giornalismo rappresenta la forza essenziale della società”.

Non è un’idea esagerata. È per questo che oggi vengono chiusi o imbavagliati i principali giornali e che il lavoro dei superstiti, piccoli o grandi che siano, è sempre più decisivo. Non solo per rivelare le notizie, ma anche per raccontare la vita quotidiana, i contesti, le storie umane. Che è il tratto tipico del giornalismo nostro, quello insegnato molti anni fa da Giuseppe Fava. Un giornalismo “politico” ma solo nel senso alto, di polis. E contestualmente impolitico, nel senso di non rivendicare alcun potere e di non rispettarne nessuno.

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E questo, come teoria, può bastare. Il resto è tutto lavoro quotidiano: onesto, disciplinato, con regole, serietà e scadenze precise. Con il buffo eroismo del ragazzo qualunque che torna dal suo giro di cronaca o da Sarajevo, contento di aver controllato una notizia e di esserci ancora.

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E se ci fosse l‘Europa? L’Europa di noi ragazzi, di noi che lavoriamo insieme e seriamente, senza ridicoli confini, come qui? E se le donne contassero? Non una volta ogni tanto, ogni otto marzo, ma proprio per quanto esistono, metà della vita e del tempo, metà del mondo?

E se la solidarietà fosse seria, se ricordassimo? Se il nostro “Facciamo rete” (l’abbiamo fatta una volta) tornasse ora? Se ciò che siamo stati per un attimo, in uno di quei giorni che non tornano, tornasse ora?

Foglio-dei-Siciliani 8_marzo 2025

I Siciliani giovani

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