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Strage di Ustica, due richieste di archiviazione della Procura di Roma

Redazione il . Brevi, Criminalità, Diritti, Eversione, Giustizia, Guerre, Internazionale, Istituzioni

Indagini nel 2008 e 2022 inviate al gip. Familiari delle vittime: ‘Dolore e delusione’

Due procedimenti, nessun indagato e lo stesso destino: la richiesta di archiviazione.

Potrebbe arrivare a breve la parola fine sulla vicenda giudiziaria legata alla tragedia di Ustica, sul Dc-9 Itavia che la sera del 27 giugno 1980 precipitò nel mar Tirreno, provocando 81 morti.

La Procura di Roma, dopo anni di indagini, nei mesi scorsi ha tirato le somme dell’attività istruttoria svolta e ha sollecitato all’ufficio del gip le archiviazioni sui due procedimenti ancora aperti. Quello avviato nel 2008 dopo alcune dichiarazioni dell’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che affermò di sapere che quella notte “un aereo militare francese si mise sotto il Dc9 e lanciò un missile per sbaglio” e per l’incartamento aperto a piazzale Clodio nel 2022 dopo un esposto presentato dall’Associazione per la verità su Ustica in cui si sollecitavano i magistrati a verificare la pista della bomba esplosa a bordo del volo che partito da Bologna doveva raggiungere l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo. La parola passa ora all’ufficio del gip a cui sono state trasmesse nel 2024 le conclusioni della Procura guidata da Francesco Lo Voi. Per i pm lo scenario resta comunque quello della battaglia aerea ed è stata esclusa la pista della bomba esplosa a bordo.

L’assoluta mancanza di riscontri alle illazioni mediatiche si traduce nell’impossibilità di dare corpo a ciò che il collegio peritale Misiti e il dibattimento penale hanno dimostrato non esistere”. Per il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, “questo è il momento in cui la nostra comunità deve far sentire la propria voce forte nel chiedere che questa terribile strage, che ha strappato alla vita 81 civili innocenti, non resti senza colpevoli e, soprattutto, senza la speranza di individuarli”. Entrambi i fascicoli sono rimasti rubricati contro ignoti dal giorno dell’apertura. Gli inquirenti, che hanno sollecitato una serie di rogatorie a vari Paesi tra cui Francia e Stati Uniti e ascoltato una serie di testimoni, non hanno trovato elementi utili per accertare cosa sia avvenuto nei cieli italiani il 27 giugno di 45 anni fa.

L’attività peritale porta ad escludere, è questa sostanzialmente la posizione dell’ufficio giudiziario, la presenza di un ordigno all’interno dell’aereo. Per chi indaga nessun elemento sembra avvalorare la matrice terroristica di quanto avvenuto. Di contro le piste più accreditate, così come emerso anche nelle indagini del passato, restano quelle di una mancata collisione con altro oggetto volante o di una deflagrazione avvenuta in uno scenario di guerra per mano di jet militari, la cui nazionalità non è stata accertata, presenti in quel quadrante del Mediterraneo in quelle ore. Tra i centinaia di documenti presenti in atti anche il file audio, ripulito anni dopo, con l’ultimo tratto della registrazione della scatola nera del Dc9 dal quale è emerso che uno dei piloti, pochi istanti prima che Ciampino perdesse il contatto con il volo Itavia, pronunciò la frase ‘guarda cos’è’. Le ultime parole prima che l’aereo si inabissasse, prima che si consumasse uno dei misteri più lunghi del Dopoguerra italiano.

Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage: ‘Dolore e delusione’

“Con grande dolore e delusione apprendo la richiesta della Procura di Roma di archiviazione per la indagine sulla tragedia di Ustica aperta nel 2008 dopo le dichiarazione del Presidente Cossiga che indicava aerei francesi come responsabili dell’abbattimento del DC9 Itavia”. È la reazione alla richiesta di archiviazione della procura della Repubblica di Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica. Dolore, sottolinea Bonfietti, “per i nostri morti che non hanno ancora avuto completa giustizia e delusione per i tanti anni di indagini e sforzi di magistratura e avvocati che non hanno ancora potuto portare alla completa verità”.

“L’avevamo sempre ribadito, anche nell’ultimo anniversario a Bologna, confortati dalle parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che ci è sempre stato vicino in questi anni, che il nodo centrale dell’indagine era la collaborazione degli Stati amici e alleati, che avevano aerei da guerra nella vicinanza del DC9 Itavia nella tragica notte del 27 giugno 80”, sottolinea. “Oggi – prosegue – sappiamo ufficialmente che questa collaborazione non c’è stata, e la lettura degli atti ci permetterà di approfondire, ma da subito voglio considerare questa mancata collaborazione come un oltraggio alla nostra dignità nazionale che impedisce il raggiungimento della verità”. “La decisione di questi giorni della Procura – spiega – confermando lo scenario di guerra che aveva indicato la sentenza ordinanza del giudice Priore ci pone ancora davanti ai tanti perché che abbiamo sollevato in questi anni. Per questo, anche dopo tanti anni, continuerà l’impegno della Associazione dei parenti della vittime della strage di Ustica che chiede di avere ancora al suo fianco tutte le forze democratiche del Paese. È necessario che la Repubblica italiana continui a pretendere collaborazione da tutti gli Stati amici e alleati per la propria dignità nazionale e per dare giustizia e verità alle Vittime della Strage di Ustica”.

Verini, ‘confermato scenario guerra, Italia si muova’

“Ci auguriamo che la richiesta di archiviazione non venga accolta. E ci auguriamo soprattutto che il Governo italiano si muova subito per ottenere dai paesi alleati, i cui aerei erano quella sera in quello scenario di guerra, quella collaborazione che è fin qui mancata, ma che è giusto pretendere. Per le 81 vittime, per i loro familiari, per il nostro Paese. E comunque, noi non archiviamo”. Lo afferma il senatore Walter Verini, capogruppo Pd in Commissione Antimafia., commentando la richiesta di archiviazione dei pm di Roma dell’inchiesta sulla strage di Ustica. Richiesta che “è una brutta notizia, pur confermando la verità su cosa accadde quella sera nel cielo sopra Ustica ed escludendo piste fantasiose e frutto di depistaggi. Il DC 9 Itavia venne abbattuto da un aereo di un paese alleato (che inseguiva un MIG libico nel quale si pensava ci fosse Gheddafi) in uno scenario di guerra, sul quale per decenni ci sono stati depistaggi, false testimonianze, morti sospette, sparizione di tracciati radar”. “Dall’altro lato, però -osserva Verini- la richiesta di archiviazione nasce dall’impossibilità, finora, di ottenere da paesi alleati, in particolare dalla Francia, la piena collaborazione: si sa cosa accadde, manca solo il timbro. A nulla sono valsi in questi anni richieste, rogatorie, qualche iniziativa di governi diversi. L’unico risultato lo ottennero Prodi e Veltroni nel 1997 ( il governo era presieduto da Prodi e Veltroni era vicepresidente) quando i due si mossero e ottennero i tracciati Nato dal Segretario Solana, che confermavano l’azione di guerra”.

Fonte: Ansa


Strage di Ustica, due richieste d’archiviazione. La rabbia dei familiari: “Li uccidono una seconda volta”.

Il 27 giugno del 1980, mentre era in volo da Bologna a Palermo, l’aereo precipitò in mare, tra le isole di Ponza e Ustica, facendo 81 vittime. Generale Tricarico: “Pietra tombale su fantasie missile e battaglia aerea”. Sindaco Bologna: “C’è amarezza e delusione”.

La strage di Ustica potrebbe restare senza colpevoli. Sono due le richieste di archiviazione, avanzate alla procura di Roma e all’attenzione dell’Ufficio gip, in relazione alla strage di Ustica quando il Dc-9 Itavia la sera del 27 giugno 1980 precipitò nel mar Tirreno, tra le isole di Ponza e Ustica, provocando la morte di 81 persone, tra cui 11 bambini e quattro membri dell’equipaggio.

Le richieste su cui si dovrà esprimere il giudice per le indagini preliminari riguardano i fascicoli aperti nel 2008 e nel 2022 dai pubblici ministeri di piazzale Clodio, entrambi contro ignoti. Dopo un’attività istruttoria, che ha visto anche diverse rogatorie verso la Francia, l’acquisizione di atti e l’ascolto di diverse persone come testimoni, i pubblici ministeri non hanno trovato elementi utili per arrivare a una chiusura delle indagini.

La prima delle due inchieste, sempre a carico di ignoti, per i quali nei mesi scorsi è stata chiesta l’archiviazione, era stata riaperta a ridosso delle dichiarazioni di Francesco Cossiga. La seconda indagine era nata, invece, dall’esposto presentato dall’associazione per la verità sul disastro di Ustica.

Familiare di una vittima: “Non ci rassegneremo mai”

“In questi anni siamo passati dall’amarezza allo sdegno, allo sconforto, alla nausea. Ma l’unico sentimento che in me, finché sono vivo, non avrà mai spazio è la rassegnazione. Lo devo a mia sorella e a mia nipote, lo devo ai miei genitori morti senza conoscere la verità”. Anthony De Lisi, fratello di Elvira e zio di Alessandra, due delle 81 vittime della strage di Ustica, è visibilmente commosso. “Mi vergogno di alcuni apparati dello Stato e dei rapporti con quei Paesi che sono presumibilmente coinvolti in questa vicenda – dice all’Adnkronos -. Da 45 anni, ogni giorno, uccidono queste 81 persone”.

Già in passato De Lisi non aveva esitato a parlare di “depistaggi” e “mistificazioni”. “Il depistaggio è negli atti – dice oggi -, nei registri scomparsi, nei fogli cancellati, nella storia delle indagini, nella decina di morti che in questi anni si sono susseguite”. Ad addolorarlo profondamente oggi è la decisione dei pubblici ministeri romani di non andare avanti. “Capisco la complessità e la difficoltà di superare alcuni elementi diplomatici, ma bisogna rispettare le 81 vittime e i loro familiari che vogliono verità dopo 45 anni”. Né per Anthony De Lisi oggi “possono più bastare le promesse del presidente della Repubblica“, che in occasione dell’ultimo anniversario della strage aveva chiesto verità agli alleati.

La richiesta della Procura di Roma apre per Anthony De Lisi “una ferita che non si riesce a rimarginare. Mia nipote oggi avrebbe 51 anni, mi hanno negato di capire che donna sarebbe diventata. E’ uno strazio senza fine, difficile da immaginare”.

Poi la promessa. A stesso innanzitutto e alla sua famiglia. “Per quanto mi riguarda non mi arrendo – conclude -, non mi fermerò. Valuterò se posso ricorrere al Tribunale penale internazionale, ma qualcosa devo fare, lo devo a mia sorella, a mia nipote e anche ai miei genitori. Non c’è spazio per la rassegnazione, ma solo per la rabbia, una rabbia immensa che è quella che mi dà la forza di andare avanti”.

Generale Tricarico: “Dopo 45 anni pietra tombale su fantasie missile e battaglia aerea”

La richiesta di archiviazione, dice all’Adnkronos il generale Leonardo Tricarico all’epoca dei fatti in servizio allo Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, “da un certo punto di vista, rappresenta un risultato positivo perché finalmente tutte le ‘fantasie’ – perché così sono definite in una sentenza -, della quasi collisione, del missile assassino, della battaglia aerea vengono accantonate con una pietra tombale”.

Per il generale, membro dell’Associazione per la verità sul disastro aereo di Ustica, “a premessa di ogni commento” sulla tragedia di Ustica, non può non contemplarsi “la verità giudiziaria che viene accuratamente tenuta dormiente, nascosta o addirittura negata e che dice molto chiaramente, senza alcun tipo di riserva, precauzione o altro condizionamento, che quel velivolo è caduto non a causa di un missile. Questo è stato fissato a lettere cubitali nella sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, da un collegio giudicante nel quale sedeva anche l’attuale primo presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, nonché il suo predecessore Giovanni Canzio”.

Per Tricarico questo elemento deve essere “la premessa di ogni futuro ragionamento, di ogni commento, di ogni riflessione su Ustica”. Perché “c’è una verità appurata oltre ogni ragionevole dubbio ed è una verità che, per vari motivi, viene sistematicamente accantonata o nascosta”. Resta, per il generale Tricarico, un “rammarico” legato ai tempi della richiesta di archiviazione della Procura di Roma. “Tutto questo accade dopo 45 anni e con i parenti di 81 vittime ancora in attesa di giustizia. Una giustizia che evidentemente va cercata in altra direzione, che non è – dicono i giudici – quella del missile, ma evidentemente, come spiega il collegio peritale d’ufficio di Aurelio Misiti, porta inevitabilmente verso la direzione di una bomba a bordo. Ancora oggi ci sono, a mio modo di vedere, degli spazi non trascurabili per individuare il terrorista che pose quella bomba a bordo – conclude – e mi auguro che la magistratura, con questa consapevolezza e con questo senso civico, si adoperi per avviare indagini in quella direzione”.

Sindaco di Bologna: “Amarezza e delusione, valuteremo iniziative comuni”

“Mi unisco ai sentimenti di amarezza e delusione che in queste ore stanno vivendo i familiari delle vittime della strage di Ustica, di fronte alla richiesta della procura di Roma di archiviare l’inchiesta” sottolinea in una nota il sindaco di Bologna Matteo Lepore. “Un’inchiesta che conferma lo scenario della battaglia aerea e che, pur dopo decine di richieste di rogatoria internazionale, deve fare i conti con un altro muro di gomma, fatto di risposte parziali, mancate o contraddittorie. Credo che in questo momento la nostra comunità, da Bologna, debba far sentire la propria voce forte nel chiedere che questa terribile strage, che ha strappato alla vita 81 civili innocenti, non resti senza colpevoli e, soprattutto, senza la speranza di individuarli”.

“È chiaro che in un contesto di tali proporzioni è impensabile che una procura della Repubblica, da sola, seppur in presenza di un meritorio e scrupoloso lavoro di indagine, possa arrivare dove i governi alleati, compreso il nostro, non vogliono arrivare: dire ai propri cittadini cosa è accaduto quella notte – conclude Lepore – Sposiamo le parole del presidente Mattarella che nell’anniversario della strage ha ribadito come la ‘Repubblica non si stancherà di continuare a cercare e chiedere collaborazione anche ai paesi amici per ricomporre pienamente quel che avvenne’. La Repubblica siamo tutti noi, istituzioni, Comuni, cittadini. Come tali non ci fermeremo di fronte a questa archiviazione; proprio quanto emerge dalle indagini dovrebbe dare ancora più forza per andare avanti, per chiedere che sia fatta piena verità e finalmente giustizia. Valuteremo accanto ai familiari le prossime iniziative comuni”.

Fonte: Adnkronos

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