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Caso Paragon: Ordine e Fnsi presentano denuncia contro ignoti per spionaggio giornalisti

Fnsi/Odg il . Costituzione, Criminalità, Diritti, Giustizia, Informazione, Istituzioni, SIcurezza

L’iniziativa presentata in sala Tobagi mercoledì 19 febbraio 2025. La segretaria generale Alessandra Costante: «Siamo di fronte a fatti che non solo violano il codice penale, ma la stessa Costituzione: la stampa è libera».

La Federazione nazionale della Stampa italiana e l’Ordine nazionale dei giornalisti presentano una denuncia, contro ignoti, alla procura di Roma per fare chiarezza sul caso dei giornalisti spiati attraverso lo spyware Graphite di Paragon. «Siamo di fronte a fatti che non solo violano il codice penale ma la stessa Costituzione: la stampa è libera», ricorda la segreteria generale Fnsi Alessandra Costante nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, mercoledì 19 febbraio 2025.

All’incontro, insieme con la segretaria generale Costante, anche il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, il presidente e la segretaria del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli e Paola Spadari, e l’avvocato Giulio Vasaturo, che fornisce a sindacato e Ordine supporto legale a sostegno dell’iniziativa.

«Noi pensiamo che il caso di Cancellato non sia isolato. Pensiamo che ci possano essere altri giornalisti spiati e abbiamo la necessità di sapere se ci sono, quanti sono, perché sono stati spiati e soprattutto da chi sono stati spiati. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di presentare questa denuncia», aggiunge Costante, che prosegue: «È una denuncia contro ignoti, spetterà poi alla Procura della Repubblica individuare il reato. Noi abbiamo semplicemente dato un ventaglio di possibilità e ci aspettiamo che la Procura di Roma faccia chiarezza laddove il governo in questo momento non vuole farla, perché non risponde in Parlamento alle domande dell’opposizione e non fa chiarezza rispetto ad un caso gravissimo in cui i cittadini italiani vengono spiati. E voglio sperare – aggiunge – che siano schegge impazzite dello Stato e non parti dello Stato controllate da una catena di comando. Noi ci auguriamo che la magistratura riesca a fare quella chiarezza che la politica non vuole fare».

Il governo non risponde in Parlamento, dice che risponde solo al Copasir, quindi c’è una questione di segreto di Stato? «È quello che noi vogliamo capire con questa denuncia – dice la segretaria generale Fnsi – Se non c’è la trasparenza delle azioni, se non c’è la possibilità di avere chiarezza in Parlamento, che è il massimo organo di controllo rispetto al governo, allora devono subentrare le indagini della magistratura. Non ci può essere segreto di Stato, è stato il governo a dire inizialmente che non controlla i giornalisti e che se lo ha fatto qualcuno lo ha fatto utilizzando un loro spyware. C’è una necessità di capire chi e perché lo ha fatto. Qualcuno deve prendersi la responsabilità di dire se è stato il servizio tale, o l’apparato tale, oppure se sono state persone al di fuori di questi apparati. Ci deve essere un responsabile in questa situazione».

«È un atto straordinario di cui percepiamo la gravità, ma non era più possibile attendere oltre: se il governo non chiarisce a questo punto non possiamo che rivolgerci alla magistratura», rileva il presidente del Cnog. «Dopo 20 giorni di attesa, 20 giorni di incoerenze, di incomprensioni, di versioni contrastanti, non è più possibile attendere», aggiunge Bartoli che ricorda: «È possibile che ci si trovi di fronte a qualche scheggia impazzita, ma questo software non si compra al supermercato. Pochissimi soggetti lo possono avere in uso e quindi nella regola giornalistica delle 5 W ne mancano due: il chi e il perché. E questo chi e il perché devono venire fuori».

E il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, rimarca: «Quello che noi vogliamo è sapere chi è stato spiato, da chi e perché è stato spiato. Non è tollerabile il segreto di Stato su informazioni del genere. La Costituzione ci richiama a un dovere che è quello di rispettare e di attenerci ai trattati e ai regolamenti europei e l’Unione Europea con il Media Freedom Act ci dice che i giornalisti non si possono spiare». Per Di Trapani, «non si sta giocando una partita che riguarda una casta, ma una partita a tutela di valori costituzionali, del diritto dei cittadini ad essere informati. Ecco perché serve chiarezza. Questa vicenda – conclude – è molto preoccupante».

In chiusura la segretaria nazionale dell’Ordine, Paola Spadari, ricorda come l’Italia sia il Paese con il numero più alto di giornalisti minacciati e oggetto di azioni legali intimidatorie e riferisce di aver posto il problema dello spionaggio al tavolo di coordinamento del Centro interforze per la sicurezza dei giornalisti istituito dal ministero dell’Interno riunitosi di recente.

Ordine e Federazione lanciano inoltre un appello a tutte le giornaliste e giornalisti ad avvisare Odg e Fnsi nel caso abbiano ricevuto un messaggio analogo in modo da integrare la denuncia.

@fnsisocial


Spionaggio giornalisti: Ordine e Fnsi presentano denuncia alla magistratura su caso Paragon

Conferenza stampa congiunta, chi e perchè ha intercettato illegalmente i giornalisti?                                           

Intercettare i giornalisti è vietato dalle leggi italiane ed europee, il Media Freedom Act da poco in vigore, impedisce esplicitamente l’uso di spyware ai danni dei cronisti, salvo che per motivi di sicurezza nazionale. Il divieto riguarda non solo la captazione di tutte le conversazioni, messaggi e dati, ma anche del semplice inserimento del software di spionaggio.  Oltre al direttore di Fanpage Francesco Cancellato, intercettato con Graphite prodotto dalla israeliana Paragon, ci sono altri giornalisti spiati illegalmente? Siccome questo software è in dotazione solo ad alcuni Stati, chi ha autorizzato l’utilizzo illecito? O sono schegge fuori controllo di apparti dello Stato?

Per chiedere risposte chiare e trasparenti la Federazione nazionale della Stampa italiana e l’Ordine nazionale dei giornalisti hanno presentano una denuncia contro ignoti alla Procura di Roma con l’intento di fare chiarezza sul caso dei giornalisti e attivisti spiati, anche in Italia, attraverso lo spyware Graphite della società Paragon Solutions.

L’iniziativa è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa, mercoledì 19 febbraio nella sede del sindacato a Roma con la segretaria generale Fnsi Alessandra Costante, il presidente nazionale dell’Ordine Carlo Bartoli, il presidente della Fnsi Vittorio di Trapani e la segretaria nazionale Paola Spadari. Ha partecipato anche l’avvocato Giulio Vasaturo, che fornisce a sindacato e Ordine supporto legale a sostegno dell’iniziativa.

“La denuncia riguarda reati gravissimi ai danni di uno o più giornalisti; è una vicenda – afferma Carlo Bartoli – che presenta troppi lati oscuri. È la prima volta nella storia che l’Ordine assume un’iniziativa di questa portata; si tratta di un atto straordinario ma necessario. Siamo consapevoli dell’impatto e della rilevanza della nostra iniziativa, ma non è possibile attendere oltre: vogliamo la verità. È intollerabile che non si sappia chi e perché ha spiato dei giornalisti, un’attività che confligge con i principi elementari di uno stato di diritto, della democrazia. Abbiamo atteso fin troppo; per questo abbiamo quindi deciso di rivolgerci alla Procura della Repubblica. Non ci può essere il segreto di Stato su chi spia in maniera illegale i giornalisti. Tra l’altro – aggiunge il presidente dell’Ordine – Graphite non è un software che si compra al supermercato; quindi, vogliamo sapere chi è stato e perché è stata presa questa decisione. Non stiamo difendendo la privacy dei giornalisti, ma il diritto di proteggere le loro fonti. Se non ci sarà chiarezza ogni cittadino si potrebbe sentire in pericolo nel rivelare informazioni rilevanti per l’interesse pubblico a un giornalista.”

“Siamo di fronte a fatti che non solo violano il codice penale, ma la stessa Costituzione: la stampa è libera, ricorda la segreteria generale Fnsi Alessandra Costante – E’ probabile che altri giornalisti siano stati o siano ancora spiati. Il Media Freedom Act vieta esplicitamente lo spionaggio dei giornalisti. Ricordiamoci, però, che l’Italia, con la Francia, è il Paese che non voleva questa norma di garanzia. Chiediamo e pretendiamo chiarezza. Porteremo questa vicenda anche all’attenzione della Commissione europea con cui a breve vi saranno dei colloqui in vista del prossimo rapporto sullo Stato di diritto nella UE”.

“Quello che noi vogliamo – rimarca il presidente della Fnsi, Vittorio Di Trapani – è sapere chi è stato spiato, da chi e perché è stato spiato. Non è tollerabile il segreto di Stato su informazioni del genere. Ricordiamoci anche il contesto internazionale in cui questo avviene, con un governo degli Stati Uniti che mostra derive autoritarie nei confronti dell’informazione, basta vedere come sono stati cacciati dalla sala stampa della Casa Bianca colleghe dell’Associated Press solo per non aver voluto chiamare ‘Golfo d’America’ un tratto di mare che ha sempre avuto un altro nome”.

Sul contesto italiano si è invece soffermata la segretaria nazionale dell’ordine Paola Spadari ricordando come l’Italia sia il Paese con il numero più altro di giornalisti minacciati e oggetto di azioni legali intimidatorie, Spadari ha anche riferito di aver posto il problema dello spionaggio al tavolo di coordinamento del Centro interforze per la sicurezza dei giornalisti istituito dal Ministero dell’interno e riunitosi di recente presso la Direzione centrale della Polizia criminale.

Ordine e Federazione lanciano inoltre un appello a tutte le giornaliste e giornalisti ad avvisare Odg e Fnsi nel caso abbiano ricevuto un avviso alert sul proprio telefono in modo da integrare la denuncia.

Denuncia Paragon OdG Fnsi 19-2-2025

Ordine dei Giornalisti

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