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La gestione dei migranti a Riace non fu una truffa. Confermata l’assoluzione di Lucano

Articolo 21 il . Brevi, Calabria, Costituzione, Diritti, Giustizia, Istituzioni, Migranti, Politica

Dell’indagine “Xenia” non resta più nulla. E nemmeno delle accuse di “indebite rendicontazioni al Servizio centrale dello Sprar e alla Prefettura”. È questo il principale effetto del verdetto della Corte di Cassazione con cui diventa definitiva la condanna, per un solo falso, a 18 mesi di reclusione, pena sospesa, per Mimmo Lucano, sindaco di Riace ed europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra. Parimenti è divenuta definitiva l’assoluzione per tutti gli altri reati decisa nell’ottobre del 2023 dalla Corte d’appello di Reggio Calabria.

Il processo Xenia era stato  incardinato dalla Procura di Locri sulla base di una informativa della Guardia di finanza inerente la gestione dei progetti di accoglienza dei migranti a Riace.

Ora la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura generale di Reggio Calabria per chiedere l’annullamento dell’assoluzione del sindaco di Riace e degli altri imputati per il reato di truffa in danno dello Stato.

Lo stesso ricorso è stato rigettato, invece, nella parte in cui la Procura generale contestava le assoluzioni per altre truffe e altri falsi. Un anno e mezzo fa la Corte d’Appello aveva già ribaltato la condanna a 13 anni e due mesi di carcere che il Tribunale di Locri aveva inflitto a Lucano nel 2021, ritenendo fondate le accuse di “indebite rendicontazioni al Servizio centrale dello Sprar e alla Prefettura”.

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