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Catania 5 gennaio 2025, in ricordo di Pippo Fava

Fondazione Giuseppe Fava il . Giovani, Informazione, Mafie, Memoria, Progetti e iniziative

Un evento particolare ha aperto gli incontri del 5 gennaio 2025; la Messa in Cattedrale celebrata dall’Arcivescovo Mons. Luigi Renna.

Durante l’omelia, con una sapiente liason dal verbum evangelico alla parola umana, l’Arcivescovo ha ricordato la parola di Pippo Fava e la sua testimonianza civile, sottolineando che «chi informa sulla verità forma le coscienze». Molti, tra gli intervenuti, hanno sottolineato l’intensità delle parole di sua Eminenza, e qualcuno ha anche aggiunto… «in questa Cattedrale raramente si sono udite parole così».

Nel pomeriggio, sotto la lapide di via Fava, mons. Renna ha incontrato la famiglia di Giuseppe Fava e rinnovato il suo impegno affinché la testimonianza di Fava rimanga viva in questa Catania che ne ha tanto bisogno.

Tra i due vigili urbani che presidiavano la lapide e alla presenza del vicesindaco, è seguito l’omaggio floreale della famiglia al quale si sono uniti numerosi cittadini che hanno voluto deporre i loro fiori in un assordante silenzio che più di ogni parola ha ricordato l’uccisione di quarantuno anni fa.

Al Piccolo Teatro di via Ciccaglione, con un parterre modificato a causa di improvvisi impedimenti di Alessia Candito e Giorgio Mottola s’è svolto infine l’incontro organizzato dalla Fondazione Fava sul giornalismo oggi, che ha avuto ospiti Lorenzo Tondo, Laura Distefano e Mario Barresi, moderati (in un insolito ruolo, come lei stessa ha sottolineato) dalla presidente della fondazione Francesca Andreozzi.

La presenza della mafia nel tessuto sociale è sempre rilevante e il suo intervento oggi si realizza principalmente con la corruzione. Il racconto del giornalista è difficile soprattutto a causa dell’infotainment (ha sottolineato Lorenzo Tondo), l’informazione che diviene intrattenimento e spettacolo mettendo a rischio il controllo della veridicità della notizia.

Laura Distefano e Mario Barresi hanno aggiunto che anche l’intimidazione è cambiata, non si minaccia più, non si spara più, si usano le querele temerarie, con richieste di risarcimenti fuori misura. A istruirle non solo le persone oggetto d’inchiesta, non di rado sono le stesse istituzioni, anche la magistratura.

L’Italia è il paese al mondo col numero più alto, e sono un’intimidazione efficace soprattutto verso i freelance che non hanno un editore a proteggerli. Una consuetudine sempre più diffusa, che dovrebbe essere contrastata con un’apposita legge, che però nessun politico sembra volere.

Il giornalismo con la G maiuscola, quello dei cronisti che cercano la notizia anziché riceverla ci sarà sempre, hanno concluso i relatori, cambierà forse il mezzo col quale si farà informazione e per questo non vanno snobbati le testate online né i social media.

Fondazione Giuseppe Fava

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