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La conferenza stampa della Presidente del Consiglio

Redazione il . Brevi, Informazione, Istituzioni, Politica

La conferenza stampa della premier Giorgia Meloni organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e dall’Associazione stampa parlamentare.

‘Sul caso Sala triangolazione con Usa e Iran. La vicenda Abedini è al vaglio del ministero della Giustizia’. ‘Alle prossime elezioni vorrei arrivare con il premierato’.

Informazione e libertà di stampa

“Non ritengo di dovermi difendere dalla previsione di rappresentare un limite o un problema per la libertà di stampa o per la democrazia”, ha detto Meloni.

“Mi stupisce che si metta insieme nello stesso intervento l’idea che il governo intenda comprimere i diritti per la stampa e l’opera attenta di sostegno” al settore svolta dal sottosegretario “Barachini”, perché “tutto quello che fa Barachini è una scelta del governo e non del sottosegretario” singolo, ha aggiunto.

“Sento dire che io non risponderei spesso alle domande dei giornalisti. Ho fatto fare un calcolo: ho risposto nel 2024 a 350 domande, più di una al giorno”. “Ho fatto la scelta di non fare conferenze stampa al termine delle riunioni del consiglio dei ministri” per dare spazio ai ministri nelle rispettive sfere di competenza, perché “Giorgia Meloni non è sola al governo”.

“Mi capita sempre più spesso di trovare virgolettati sui giornali, dichiarazioni che non solo non ho mai detto e pensato ma spesso vengono riportati fatti non avvenuti. Mi piacerebbe che da qui provassimo a ripartire con un piede diverso: io assicuro rispetto, ancora di più rispetto per il vostro lavoro e mi permetto di chiederlo a voi”.

“In attuazione della direttiva europea del 2016 che riguarda il pieno rispetto della presunzione di innocenza, il Parlamento ha delegato il Governo ad approvare un decreto legislativo secondo cui non può essere pubblicata per intero o per estratto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. È consentito al giornalista di avere l’ordinanza, si chiede al giornalista di una fare sintesi. Si può continuare a dare notizia dei fatti di cronaca rilevanti, si chiede di non fare copia e incolla dell’ordinanza perché sono contenuti dati sensibili e stralci di intercettazioni. Non c’è nessuna limitazione del diritto di informare e essere informati. E il governo non ha ritenuto di inserire pene per chi dovesse violare le prescrizioni”.

Il disegno di legge in discussione in Senato di iniziativa di Fdi sulla diffamazione a mezzo stampa “non lo si puo’ definire un tentativo di limitare la libertà di stampa”, ha spiegato Meloni.

“Su una legge che porta il mio nome (per introdurre l’equo compenso per i giornalisti, ndr) non posso che essere d’accordo, c’è al ministero della Giustizia un osservatorio insediato e operativo anche con le associazioni dei giornalisti. Io sono assolutamente favorevole e a disposizione, ci sono alcuni Ordini che hanno dato attuazione alla norma. Quindi sono favorevole e a vostra disposizione”.

La liberazione di Cecilia Sala

“C’è stato un lavoro di triangolazione diplomatica con Iran e Usa per quello che riguarda una svolta nel caso, non direi che c’è stato un momento di svolta perché la questione è stata seguita dall’inizio. Le interlocuzioni con l’Iran sono di natura diplomatica e di intelligence, il governo è tenuto alla riservatezza in questi casi. Mantovano è stato al Copasir ed è pronto a tornare nel caso in un’ulteriore audizione, ricordiamo che in Iran sono presenti altri 500 italiani e bisogna essere molto cauti”.

“Ieri è stata una bella giornata per l’Italia intera, per il sistema Italia per le tante persone che ci hanno lavorato, una bella giornata per me e vi farò una confessione – ha aggiunto Meloni -: tra le molte cose che accadono quando si ricopre un incarico complesso come il mio posso dirvi che non ho provato un ‘emozione più grade in questi anni rispetto a quando ho detto alla madre di Cecilia che sua figlia tornava a casa. Voglio condividere con voi questo e ringraziare i tanti che hanno permesso che questo accadesse”.

“Per quello che riguarda Abedini il caso è al vaglio del ministero della Giustizia, c’è un vaglio tecnico e politico, e secondo il trattato con gli Stati Uniti. E’ una vicenda che bisogna continuare a discutere con gli amici americani: avrei voluto parlarne con Biden, che ha dovuto annullare il viaggio e a cui mandiamo la nostra solidarietà. Le interlocuzioni ci sono e ci saranno: il lavoro ancora complesso non è terminato ieri e penso si debba discutere nei dettagli nelle sedi opportune”.

Il caso SpaceX e Musk

“Sono abbastanza colpita da come alcune notizie false rimbalzino e continuino ad essere discusse anche dopo essere state smentite, come il contratto smentito con SpaceX”, “usare il pubblico per fare favore agli amici non è mio costume”, “io valuto l’interesse nazionale. E non ho mai parlato personalmente con Musk di queste vicende”, ha spiegato la presidente del Consiglio.

“Neanche io personalmente ho le idee chiare si questa vicenda, si tratta di mettere in sicurezza alcune comunicazioni sensibili e delicate, parlando con il soggetto tecnologicamente più avanzato per questo lavoro, perché non ci sono alternative pubbliche”. “L’Italia e l’Europa non sono arrivate in tempo a immaginare tecnologie pubbliche che fossero in grado mettere in sicurezza queste comunicazioni. Oggi ci si sta lavorando, domani magari ci saranno soggetti pubblici in grado garantirle. L’alternativa – ha continuato – non è un soggetto pubblico, ma è non avere la protezione di questi dati. Questo in un dibattito serio sarebbe il tema, ossia quale è lo scenario preferibile. Io sono laica su questo dibattito, però devo porre la questione, perché se domani quelle comunicazioni finiscono nelle mani sbagliate, il governo è responsabile: non posso fare finta che il problema non esiste”.

“Non è la prima volta che accade” che si discuta di affidare ad un privato un servizio delicato come quello delle comunicazioni che potrebbero essere affidate a Starlink. “Lo stesso problema ci fu per il data center. Ma quando ciò venne affidato a Microsoft nessuno si è stracciato le vesti. Allora il problema sono le idee di Musk. Io non faccio favori ad amici ma non accetto che si attacchi una lettera scarlatta” a Musk.

“SpaceX ha illustrato al governo la tecnologia di cui dispone, che consente comunicazioni in sicurezza a livello nazionale e soprattutto planetario, e per noi significa soprattutto garantire comunicazioni sicure nel rapporto con le sedi diplomatiche e con i contingenti militari all’estero, che sono molto delicate. Si tratta di interlocuzioni che rientrano nella normalità. Decine di aziende si propongono per cose più disparate, poi si fa l’istruttoria, e se la cosa è di interesse si pone nelle sedi competenti. In questo caso gli ambiti con cui confrontarsi sono molti, dal Consiglio supremo di difesa fino al Parlamento. Ma siamo nella fase istruttoria, non capisco tutte le accuse che sono state rivolte”.

Musk “non è un pericolo per la democrazia”, ha aggiunto al presidente del Consiglio sostenendo invece che “ingerenze” vi siano in altri casi quando “persone facoltose usano le risorse per finanziare in mezzo mondo partiti e associazioni per condizionare le politiche, come nel caso di Soros”. “Io non prendo soldi da Musk – aggiunge – semmai l’hanno presi da Soros. Io il pericolo per la democrazia non lo vedo”. E a chi le chiede di commentare le scelte di Musk in relazione alla campagna elettorale in Germania, Meloni replica: “Vorrei ricordare l’ingerenza di quella tedesca nella campagna italiana”. “Dobbiamo ricondurre – è la convinzione di Meloni – le cose nell’alveo dove si trovano. Musk esprime la sua posizione e di questo stiamo parlando. Può piacere o non piacere ma quando mi si dice che c’è un pericolo di ingerenza evidenzio che non è il primo caso di persone note e facoltose che esprimono le loro opinioni. Io – aggiunge – ne ho viste parecchie e spesso contro di me e nessuno si è scandalizzato. Il problema – dice ancora – è quando queste persone usano le risorse per finanziare in mezzo mondo partiti e associazioni per condizionare le politiche, cosa che non mi risulta faccia Musk al contrario di Soros. Questa sì la considero una pericolosa ingerenza. Ma quando è accaduto si è parlato di filantropi: il problema è che è ricco e influente o che non è di sinistra?”.

Referendum e riforme

“Io vorrei arrivare alle prossime elezioni con la riforma del premierato approvato ed una legge elettorale tarata su questo. Penso che la questione sia materia di competenza parlamentare, ma se il premierato non dovesse arrivare in tempo ci si interrogherà se questa legge elettorale sia la migliore o no”, ha aggiunto poi la premier.

“Le tempistiche non dipendono da me, il mio intento è di andare avanti con le riforme con determinazione e velocità. Le riforme sono costituzionali ed hanno delle tempistiche ampie e c’è un lavoro parlamentare. Io ho promesso che avrei consegnato un’Italia migliore di quella che ho trovato e queste riforme sono necessarie. Sulla riforma del fisco puntiamo a chiudere tutti i testi unici in materia tributaria e se riusciamo a fare anche il codice tributario. Vogliamo procedere spediti”.

“Se riusciamo io vorrei fare in questa legislatura anche i referendum, ma per me l’importante è portare a casa le riforme e consentire agli italiani di esprimersi su queste materie. Sulla giustizia ci sono state aperture anche da alcuni partiti dell’opposizione ma non credo si arriverà ai due terzi”, ha spiegato Meloni nel corso della conferenza stampa con i giornalisti parlando dei referendum confermativi sulla giustizia e autonomia differenziata.

Fonte: Ansa


La conferenza stampa


Conferenza stampa premier Meloni: l’intervento del presidente dell’Ordine dei giornalisti

L’intervento di Carlo Bartoli, presidente Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti alla Conferenza stampa della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Gentile Presidente,

La ringrazio per essere per la terza volta con noi nel tradizionale appuntamento organizzato dall’Ordine nazionale dei giornalisti e dall’Associazione della stampa parlamentare. Io e il presidente dell’Associazione, Adalberto Signore, ci auguriamo che occasioni di confronto come questa possano essere più frequenti.

Prima di ogni altra cosa, permettetemi di esprimere, a nome della nostra comunità professionale, la gioia e il sollievo per il rientro in Italia della collega Cecilia Sala e ringraziare con tutto il cuore tutti coloro che si sono adoperati per la sua liberazione. Colgo anche l’occasione per unirmi all’appello internazionale affinché il presidente Biden possa concedere la grazia a Julian Assange, un uomo che ha sacrificato decenni della propria vita alla causa della libertà di informazione.

Per il quarto anno consecutivo torniamo a lanciare l’allarme su una serie di provvedimenti legislativi che restringono in maniera preoccupante la libera informazione in materia di cronaca giudiziaria e cronaca nera. Tutti conveniamo sulla necessità di trovare un bilanciamento tra due diritti costituzionali: il rispetto della persona e il diritto a essere correttamente e compiutamente informati. Oggi, in Italia, il rispetto della privacy sta però oscurando il diritto dei cittadini a conoscere quanto accade.

Se una persona viene accoltellata per strada e non se ne dà notizia, gli abitanti di quel quartiere a buon diritto possono chiedersi quali altre notizie simili, o più gravi, vengono nascoste. E, a buon diritto, possono chiedersi cosa fanno le forze di polizia per contrastare la criminalità. Se una persona viene arrestata e non è possibile sapere quali accuse le vengono mosse e quali prove sono state acquisite, non si genera un sentimento di profonda inquietudine? Come possiamo essere rassicurati che non ci sia un esercizio arbitrario e persecutorio della giustizia se non è possibile conoscere per quali motivi un cittadino italiano viene privato della propria libertà?

Non sono esempi astratti: ho citato due casi concreti e molti altri ne potrei aggiungere. Mi appello alle istituzioni, ma anche a chi ci ascolta: difendendo il giornalismo non si protegge una corporazione, ma la democrazia, il nostro diritto ad essere cittadini informati e consapevoli.

L’Italia, del resto, è da anni sotto osservazione delle istituzioni europee per il numero record di azioni giudiziarie intimidatorie, sia penali che civili, contro i giornalisti. Per questo chiediamo di ripensare totalmente la riforma della diffamazione in discussione al Senato; speriamo inoltre che il Parlamento voglia correggere una norma disastrosa, quella sulla cosiddetta presunzione di innocenza. Oggi ogni Procuratore decide in maniera arbitraria se dare o non dare una notizia. In ogni circondario vale una regola diversa, anche se siamo cittadini della stessa Repubblica.

Ci sostengono e ci confortano i ripetuti messaggi a difesa della libertà di stampa del Presidente della Repubblica Sergio Matterella, le riflessioni straordinarie di Papa Francesco su comunicazione e Intelligenza artificiale. Confidiamo nell’Europa, nella Corte europea dei diritti dell’Uomo, nella Corte Costituzionale, nella Corte di Cassazione, anche se alcuni politici ci descrivono come speculatori che lucrano sulle disavventure altrui.

Dopo 61 anni, abbiamo nuovamente chiesto al Parlamento una riforma della professione e, a tal proposito, abbiamo avanzato all’unanimità una proposta seria e articolata. Nell’epoca dell’Intelligenza artificiale siamo ancora legati a norme della metà del secolo scorso. Una riforma che non può però essere il pretesto per mettere le mani, come qualcuno vorrebbe, sulle norme che regolano l’autogoverno della professione.

Gentile presidente, tutto il mondo dell’informazione ha una richiesta da farle. Che venga applicata anche ai giornalisti la legge sull’equo compenso che porta il suo nome come prima firmataria. Da oltre un anno il Consiglio nazionale ha inviato al Ministero della Giustizia, come dispone la legge, le proprie proposte, dopo un dibattito attento, documentato, responsabile, frutto anche dell’analisi delle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato. Siamo fiduciosi in un suo interessamento; non vogliamo pensare che il diritto a reclamare una retribuzione dignitosa valga in Italia per tutti i lavoratori, ma non per i giornalisti. Al tempo stesso, non sarebbe giusto tacere l’opera attenta e tenace di sostegno all’impresa giornalistica svolto dal Dipartimento per l’Informazione e l’editoria guidato dal sottosegretario Alberto Barachini.

Le consegniamo oggi il nuovo Codice deontologico che il Cnog ha recentemente approvato. Un Codice agile, aggiornato e sintetico che indica con chiarezza non solo i diritti, ma anche i doveri che abbiamo nei confronti dei cittadini. Un Codice che non si limiti a essere il riferimento per il giornalismo, ma uno strumento nelle mani dei cittadini. Non per tutelare interessi corporativi, ma per continuare a svolgere a testa alta il ruolo che la Costituzione ci assegna: assicurare ai cittadini una informazione seria e verificata.

Nell’epoca della manipolazione, della disinformazione, della distorsione della realtà, dei messaggi di odio e discriminazione c’è ancor più bisogno di giornalismo. Da decenni, i giornalisti non esitano a rischiare la vita, e talvolta a perderla, per raccontare i delitti di mafia, il malaffare, i soprusi e le violenze, i crimini di guerra, gli stermini. Anche se qualcuno oggi cerca di dimenticarlo. Proprio in questi giorni ricorre l’anniversario dell’omicidio di due giornalisti, diversi, ma uniti dalla determinazione nel combattere la mafia: Giuseppe Fava e Beppe Alfano a cui va il nostro commosso pensiero. E il nostro pensiero va anche ai 552 giornalisti reclusi nel mondo e ai 54 reporter uccisi nel 2024.

Molti dicono che oggi i giornali non godono di buona salute, ma non è questa la domanda giusta. Non chiedetevi come sta il giornalismo, chiedetevi come sta la democrazia. Perché non c’è democrazia senza una informazione capace di far vivere ogni giorno i valori della Costituzione della nostra Repubblica.

Roma, 9 gennaio 2025

Fonte: Ordine Nazionale dei Giornalisti


Meloni: «Favorevole all’equo compenso ai giornalisti». Costante: «Il ministero approvi la proposta di Ordine e Fnsi»

Rispondendo alle sollecitazione del presidente del Cnog Carlo Bartoli durante la conferenza stampa di inizio anno, la premier si dice d’accordo «su una legge che porta il mio nome. Sono a vostra disposizione». E apre all’idea di un tavolo per tutelare i cronisti all’estero. La segretaria generale: «Restano insolute le questioni della presunzione di innocenza, delle azioni legali temerarie, della riforma della diffamazione». Il presidente Di Trapani: «Meloni conferma i bavagli».

«Su una legge che porta il mio nome (per introdurre l’equo compenso per i giornalisti, ndr) non posso che essere d’accordo, c’è al ministero della Giustizia un Osservatorio insediato e operativo anche con le associazioni dei giornalisti. Io sono assolutamente favorevole e a disposizione, ci sono alcuni Ordini che hanno dato attuazione alla norma. Quindi sono favorevole e a vostra disposizione». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa di inizio anno, giovedì 9 gennaio 2025, rispondendo alle sollecitazioni del presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli.

Meloni si è anche soffermata sull’opportunità di ragionare su come fare «un salto di qualità nella protezione» dei giornalisti che vanno in giro per il mondo. «Il giornalismo di inchiesta – ha osservato – è una delle cose più straordinarie che abbiamo. In passato ho chiesto al sottosegretario Mantovano di promuovere un incontro con i vertici della stampa per capire quali strumenti e regole di ingaggio adottare per proteggere le persone, per evitare situazioni come quella accaduta a Cecilia Sala».

Aperture su «due temi molto importanti che riguardano direttamente la libertà di informazione» che la Federazione nazionale della Stampa italiana «accoglie con favore», commenta la segretaria generale Alessandra Costante.

«Sull’equo compenso per i giornalisti lavoratori autonomi e collaboratori coordinati e continuativi, che oggi vengono sfruttati da molte aziende con retribuzioni molto al di sotto della semplice sussistenza, è necessario che il ministero della Giustizia dia seguito alla proposta elaborata da Ordine e Fnsi, che giace da oltre un anno in un cassetto di via Arenula. Così come il sindacato, nel rispetto del lavoro degli inviati e dei giornalisti d’inchiesta, è disponibile a partecipare al tavolo annunciato dalla presidente del Consiglio e affidato al sottosegretario Mantovano», rileva Costante.

Anche se «dal nostro punto di vista – incalza la segretaria generale – restano però insolute le questioni sulla libertà di stampa che riguardano la modifica all’articolo 114 del Codice di procedura penale, la presunzione di innocenza, le azioin legali temerarie, la proposta di legge sulla diffamazione a mezzo stampa, per la quale continuiamo a chiedere la depenalizzazione».

Sui social il presidente Vittorio di Trapani sottolinea che «la presidente del Consiglio Giorgia Meloni conferma i bavagli alla stampa» e che «sul divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare e sull’inasprimento delle sanzioni economiche per la diffamazione Meloni ignora norme e sentenze europee». Infine, «in merito al confronto sul lavoro degli inviati e dei giornalisti d’inchiesta all’estero, ovviamente, sempre aperti al dialogo, ma – rimarca – è evidente che non potrà trasformarsi in un cavallo di Troia per un controllo governativo sull’informazione. E, del resto, basta vedere l’insofferenza del governo nei confronti del giornalismo d’inchiesta in Italia per avere più di qualche legittimo sospetto».

Fra le questioni sollevate dal presidente Bartoli in apertura della conferenza stampa, oltre all’allarme «su una serie di provvedimenti legislativi che restringono in maniera preoccupante la libera informazione in materia di cronaca giudiziaria e cronaca nera», la riforma della professione, «che non può essere – ha scandito il presidente del Cnog – il pretesto per mettere le mani, come qualcuno vorrebbe, sulle norme che regolano l’autogoverno della professione»; un ringraziamento al Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria guidato dal sottosegretario Alberto Barachini per «l’opera attenta e tenace di sostegno» al settore; l’irruzione dell’intelligenza artificiale nelle redazioni.

Fra gli argomenti toccati dalla presidente del Consiglio, che pure ha rimarcato alcune posizioni in merito ai rilievi mossi dal presidente del Cnog, anche la liberazione di Cecilia Sala, i rapporti con Donald Trump e Elon Musk, le questioni di politica estera e interna, lavoro ed economia, oltre ai temi di attualità e quelli di più spiccato interesse per la categoria.

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La libertà di stampa nella versione Meloni. “Nessuna limitazione”. Ma difende le leggi bavaglio e non risponde all’Europa

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