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Ancora un anno

Paola Filippi * il . Ambiente, Costituzione, Cultura, Diritti, Economia, Giustizia, Istituzioni, Lavoro, Migranti, SIcurezza, Società

Ancora un anno è bruciato, 

senza un lamento, 

senza un grido levato a vincere d’improvviso un giorno.

(Salvatore Quasimodo in “Già la pioggia è con noi”)

Il 2024, l’anno del centenario di Giacomo Matteotti, si chiude, purtroppo, con altri delitti destinati a commemorazioni future.

Il 16 febbraio 2024, nella colonia penale IK-3, oltre il circolo polare artico russo, è stato ucciso Aleksej Navalny, temuto oppositore di Vladimir Putin (rieletto pochi giorni dopo come Presidente della Federazione Russa alle elezioni presidenziali del 2024). Mosca ha smentito il delitto, archiviando la sua morte come conseguenza di presunte malattie pregresse. Navalny aveva appena 47 anni (La mia paura e il mio odio di Aleksej Navalny – giustiziainsieme.it).

I bombardamenti a Gaza hanno scandito tragicamente il 2024.

«Gaza ormai è diventata un cimitero per bambini e famiglie», ha scritto Edouard Beigbeder, direttore regionale dell’Unicef, nel suo accorato, quanto inascoltato, appello affinché cessino le violenze contro i civili inermi e sia garantito l’afflusso degli aiuti umanitari nella Striscia. «Nessun bambino che fa la fila per il pane o si rifugia in una tenda dovrebbe essere calpestato a morte o ucciso da un attacco aereo», ha significativamente affermato.

«Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, per quasi 14 mesi, Gaza è stata un inferno sulla Terra.»

Secondo il ministero della Sanità palestinese, dall’inizio della guerra sono state uccise almeno 43.000 persone, mentre la macchina umanitaria è ormai al collasso a causa dei continui ostacoli posti alla consegna degli aiuti internazionali (L’inferno sulla Terra. Unicef: Gaza è un cimitero di bambini e famiglie – Stefano Leszczynski, Vatican News).

La violenza genera altra violenza, e l’odio si diffonde come un vento impetuoso. Il mondo è attraversato da rivoli di antisionismo, spesso mescolati a rigurgiti di antisemitismo. Ad Amsterdam, ad esempio, sono stati aggrediti i tifosi della squadra israeliana Maccabi, pare che cantassero: “non ci sono scuole a Gaza perché non ci sono più bambini.”

I giudici per le indagini preliminari della Corte penale internazionale dell’Aja (CPI) hanno convalidato le richieste del procuratore Karim Ahmad Khan del 20 maggio scorso, relative ai presunti crimini di guerra e contro l’umanità commessi il 7 ottobre 2023 nel sud di Israele e, successivamente, nella Striscia di Gaza.

Con decisione unanime, la Corte ha emesso mandati di arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, per l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e per l’ex capo militare di Hamas, Mohammed Deif, che però sarebbe stato ucciso a luglio.

La guerra in Ucraina è proseguita senza tregua. Secondo il Wall Street Journal, a settembre 2024 si stimava un totale di oltre un milione di vittime, tra morti e feriti, su entrambi i fronti. Nel frattempo, il territorio ucraino è stato disseminato di mine – vietate dalla Convenzione di Ginevra – che scoraggiano la speranza di ritorno alla normalità a guerra finita.

In Afghanistan, si è consolidata la persecuzione contro le donne. Si tratta, secondo la definizione di Richard Bennett, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nel Paese, di un “deterioramento senza precedenti dei diritti delle donne” si tratta di un “sistema istituzionalizzato di discriminazione e segregazione”, si negge nell’ultimo rapporto dello Special Rapporteur dell’Onu sui diritti umani in Afghanistan. Gli fanno eco le parole di Simona Lanzoni, vicepresidente di Fondazione Pangea Onlus che, raggiunta da Alley Oop in occasione del terzo anniversario dal ritorno al potere del movimento fondamentalista islamico, ha spiegato: «Per le adulte, le ragazze e le bambine, la vita sotto i Talebani comporta una miseria e una solitudine sempre più profonda e drammatica da affrontare quotidianamente». Tutti gli aspetti della vita delle donne a ogni età sono limitati: l’istruzione, l’occupazione, l’abbigliamento, ma anche l’accesso al sistema giudiziario e le uscite da casa. L’ultimo editto ha aggiunto il divieto per le donne di cantare, recitare o leggere ad alta voce in pubblico. Sono state cancellate dalla vita pubblica. Si chiede che l’apartheid di genere venga riconosciuto come crimine nel diritto internazionale (il tema, già trattato, continuerà ad essere approfondito; si veda Il decalogo dell’oppressione di Maria Teresa Covatta)

Intanto, in Italia, la lotta alla violenza di genere prosegue con successo: il numero dei femminicidi dal 2018 a 2024 è dimezzato (v. www.femminicidioitalia.info). Il successo non deve rilassare.

Per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne abbiamo pubblicato un contributo per ricordare Franca Rame stuprata dai fascisti per ragioni politiche (Storia di uno stupro. Il corpo e le parole di Franca Rame di Sibilla Ottoni).

Il 7 dicembre il regime di Bashar al-Assad è caduto dopo un quarto di secolo e il presidente siriano è fuggito. Mohammed al-Bashir è stato nominato premier ad interim del “governo di transizione” siriano che “avrà una durata di tre mesi”, fino al prossimo marzo. La guerra civile sembra conclusa, il tiranno è scappato. Il futuro dei diritti fondamentali, soprattutto quelli delle donne, rimane però incerto. Ci auguriamo che non abbiano inizio nuove persecuzioni e che la caduta del regime consacri i diritti e le libertà di cittadine e cittadini tutti.

Biden, prima di lasciare la carica, ha concesso la grazia al figlio Hunter, in attesa di sentenza in due processi per possesso illegale di un’arma e evasione fiscale – la grazia negli Usa è come un’amnistia ad personam. «Avevo detto che non avrei interferito con le decisioni del dipartimento di Giustizia e ho mantenuto la parola – ha spiegato il presidente – ma Hunter è stato perseguito in modo iniquo per colpire me». Il tema sarà approfondito dalla rivista con un contributo diretto dalla prof.ssa Graziella Romeo che sarà pubblicato in febbraio.

In Italia la giudice Iolanda Apostolico si è, silenziosamente, dimessa dalla magistratura.

È l’effetto degli attacchi da parte di esponenti del governo e giornalisti dei quali è stata fatta bersaglio dal settembre del 2023 (Una giudice a Catania. Il caso Apostolico e le conseguenze degli attacchi politici alla magistratura di Cataldo Intrieri).

La persecuzione (Il tempo della profilazione: le ultime sul caso Apostolico di Vittorio Gaeta) era iniziata a seguito del deposito del decreto del Tribunale di Catania 29.9.2023, al quale sono seguito decreti di analogo tenore. (Difetto di motivazione: questa la ragione della non convalida dei provvedimenti di trattenimento del Questore di Ragusa). Il Ministero degli interni rinuciò al ricorso per Cassazione contro il decreto.

Dopo il dossieraggio contro la magistrata Apostalico, abbiamo visto divulgare dati sensibili relativi ad altri magistrati. (Giudici che dispiacciono. Come liberarsene di Vladimiro Zagrebelsky, L’imparzialità del magistrato e l’uomo di vetro di Federica Resta, Lettera del giudice Marco Gattuso al presidente dell’ANM Giuseppe Santalucia).

Il casus belli è la definizione di paese sicuro – concetto relativo da esaminare in concreto – come ha spiegato bene Marco Gattuso attraverso il richiamo alla Germania nazista paese sicuro per i tedeschi ariani, ma insicuro per gli ebrei tedeschi (v. Il Tribunale di Bologna chiede alla Corte di Giustizia di pronunciarsi sul DL paesi sicuri). La questione pregiudiziale in tema di paese sicuro – con riferimento a decisione assunta prima del dl n. 187/24 – è stata sciolta dalle Sezioni unite con l’affermazione secondo la quale «il giudice ordinario, può valutare, sulla base delle fonti istituzionali e qualificate di cui all’art. 37 della direttiva 2013/32/UE, la sussistenza dei presupposti di legittimità di tale designazione, ed eventualmente disapplicare in via incidentale, in parte qua, il decreto ministeriale recante la lista dei paesi di origine sicuri (secondo la disciplina ratione temporis), allorché la designazione operata dall’autorità governativa contrasti in modo manifesto con i criteri di qualificazione stabiliti dalla normativa europea o nazionale». (Cass. Civ. n. 33398 del 19.12.2024). Deve ancora pronunciarsi la Corte di giustizia. Sulla questione immigrazione sarà pubblicata all’inizio del nuovo anno un’interessante intervista a Rita Russo.

Alto il conflitto tra magistratura e politica in tema di immigrazione, la competenza in materia è stata trasferita dal Tribunale alla Corte di appello.

In materia di immigrazione appare sempre più evidente che in gioco non sono i confini della patria e la sicurezza delle persone ma l’umanità dei popoli, la solidarietà e l’inclusività.

Le riforme della giustizia o meglio della magistratura caratterizzeranno il 2025, il tema delle riforme (Il disegno di legge costituzionale sulla separazione delle “distinte carriere” dei magistrati. Eterogenesi dei fini, aporie e questioni aperte di Giovanni Canzio) continuerà ad essere oggetto di approfondimento.

Nel 2024, anche in Italia, sono state molte le manifestazioni per la pace in Palestina.

A Pisa manifestanti delle scuole superiori sono stati caricati dalla Polizia. Una brutta pagina della nostra storia. Netta è stata la presa di posizione del Quirinale contro i metodi violenti usati dalla polizia contro i giovani manifestanti a Pisa e Firenze. Una nota dell’ufficio stampa della Presidenza della Repubblica ha reso noto che «il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli, ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento». (Giacomo Matteotti: il suo e il nostro tempo di Licia Fierro).

È stato introdotto il reato “universale” di maternità surrogata. L’Italia, unico paese nel mondo, non solo ha sancito l’indisponibilità dell’utero, ma ora punisce la surrogazione della maternità anche fuori dal territorio nazionale (Surrogazione di maternità come “reato universale” di Gabriella Luccioli; Le persistenti ragioni del divieto di maternità surrogata e il problema della tutela di colui che nasce dalla pratica illecita. In attesa della pronuncia delle Sezioni Unite di Arnaldo Morace Pinelli https://www.giustiziainsieme.it/it/minori-e-famiglia/2518-le-persistenti-ragioni-del-divieto-di-maternita-surrogata-e-il-problema-della-tutela-di-colui-che-nasce-dalla-pratica-illecita-in-attesa-della-pronuncia-delle-sezioni-unite)

Il 2024 è stato l’anno nero delle morti bianche (Controlli amministrativi e sanitari. Il contrasto agli infortuni in via preventiva di Francesco Agnino).

Il 19 giugno l’Italia si è indignata per la morte di Singh Satnam. Singh, bracciante di 38 anni, è morto dopo essere stato abbandonato agonizzante dal datore di lavoro a seguito di un incidente avvenuto in un’azienda agricola di Latina.

In Italia per i detenuti il 2024 il bilancio è negativo. Come emerge dal documento redatto a cura dell’Associazione Antigone nel 2024 «sono aumentati i detenuti ed è cresciuto il sovraffollamento della popolazione detenuta continua a crescere. Al 16 dicembre 2024, in Italia erano 62.153 le persone detenute, a fronte di una capienza regolamentare di 51.320 posti. Di questi posti, però, 4.462 in effetti non erano disponibili, per inagibilità o manutenzioni, e dunque la capienza effettiva scende a circa 47.000 posti, ed il tasso di affollamento effettivo arriva al 132,6%. Il tasso di crescita della popolazione detenuta è ormai insostenibile. Un anno fa, alla del 2023, i detenuti erano 60.166, circa 2.000 in meno di oggi». Dall’inizio del 2024 si sono tolte la vita 88 persone detenute. Il numero più alto mai registrato. È stato superato il tragico primato del 2022 con 84 suicidi. «Delle 88 persone morte suicide, due erano donne, una detenuta a Torino e una a Bologna. Molti sono i suicidi commessi da persone giovanissime. Nel 2024 se ne contano almeno ventitré di età compresa tra i 19 e i 29. Tante le persone straniere, almeno 40. Secondo il Garante Nazionale, più della metà delle persone toltosi la vita in carcere erano coinvolte in altri eventi critici. Tra queste, 21 avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio. Molte le persone con disagio psichico e con passati di tossicodipendenza». Sono numeri che raccontano enorme sofferenza e marginalità.

Il 2024 è stato anche l’anno con il maggior numero di decessi in carcere: 243 da inizio gennaio. In questo contesto ha fatto scalpore la frase del sottosegretario alla giustizia on, Delmastro «l’idea ci fare sapere ai cittadini come non lasciamo respirare chi sia dietro quel vetro oscurato è per il sottoscritto un’intima gioia». Così come il calendario della polizia penitenziaria del 2025 con foto di esercitazioni per operazioni anti sommossa e con armi, molto diverse dalle foto dei precedenti anni ove le foto riprendevano gli agenti della polizia penitenziaria portare doni ai detenuti con un messaggio di inclusività.

Nel 2024 si sono intensificati gli eventi climatici estremi – a conferma che il fenomeno climatico va affrontato con determinazione. In Italia l’alluvione in Emilia Romagna e in Spagna l’alluvione a Valencia ci restituiscono la concreta rappresentazione del rischio crescente del verificarsi di cataclismi naturali e ci hanno fatto toccare con mano l’impotenza dell’uomo davanti alla natura che si fa nemica. I soccorritori hanno fatto la differenza.

La solidarietà dei volontari che ha riempito le strade invase da detriti, e dato forma a un’onda buona fatta di braccia e di gambe con maniche e pantaloni rimboccati, corpi a lavoro determinati a cancellare l’onda di fango che aveva inghiottito persone e cose.

La solidarietà ci ha fatto riconciliare con l’uomo.

Essere inclusivi, accoglienti, solidali e generosi è possibile.

Inclusività, accettazione degli altri e solidarietà sono emozioni, atteggiamenti, moti dell’anima che generano comportamenti virtuosi che vanno coltivati contro le emarginazioni, la guerra le discriminazioni.

Se fossimo più generosi non ci sentiremmo sotto attacco per un pugno di fragili naufraghi che approdano in Italia.

Gli episodi passati in rassegna che hanno caratterizzato il 2024 sono spunto per il tema da affrontare nel 2025.

Il tema principale sarà il corpo quale imprescindibile ed essenziale oggettivazione dell’essere. Il corpo può essere osservato attraverso molteplici fili conduttori. La disponibilità del proprio corpo, in termini di capacità a disporne; vengono così in rilievo questioni di bioetica, l’aborto, la maternità surrogata, l’eugenetica, l’eutanasia. Il corpo quale oggetto di limitazioni esterne, vengono il rilievo la tratta degli esseri umani, i trattenimenti degli immigrati e le misure detentive.

Il corpo quale strumento della guerra, viene in rilievo la limitazione esterna massima e l’uso del corpo del soldato per uccidere e al tempo stesso quelli della popolazione civile che viene “eliminata”.

L’obiettivo è sempre lo stesso, quello di offrire uno spunto per discutere in senso costruttivo di limitazioni e rimedi. I temi saranno affrontati con specifici contributi e con un convegno che si terrà il 16 maggio 2025 in Roma.

Promettiamo di impegnarci per un confronto costante sui temi della giustizia e delle riforme ordinamentali, come sulle riforme costituzionali.

Le garanzie della nostra Costituzione sono così importanti che con riferimento a qualsiasi anche minimo cambiamento si potrebbe mettere a rischio lo stato di diritto.

In questo contesto una particolare riflessione richiede la decisione n. 32 del 6 dicembre 2024 della Corte costituzionale rumena, con la quale è stata rilevata d’ufficio l’inosservanza dei principi essenziali delle elezioni democratiche con riferimento alle elezioni del Presidente della Romania. La compromissione in tutte le sue fasi determinate da irregolarità e violazioni della legislazione elettorale ha distorto la natura libera ed equa del voto espresso dai cittadini e le pari opportunità dei concorrenti elettorali, minato la trasparenza e la correttezza della campagna elettorale e disatteso le norme legali sul finanziamento della stessa. Riferendosi a ciascuna delle irregolarità così enumerate, la Decisione, adottata all’unanimità, si è basata sulla declassificazione di diversi “Rapporti Informativi” di vari Servizi di Intelligence rumeni, precedentemente richiesti dal Presidente della Romania, Klaus Iohannis. La decisione della Corte Rumena, in un contesto legislativo e ambientale evidentemente diverso da quello italiano, ci ricorda l’importanza degli usberghi a protezione dello stato di diritto e delle garanzie costituzionali, per questo le riforme costituzionali devono essere oggetto di profonda riflessione e partecipazione popolare. Non ci stancheremo mai di ripetere che «I sistemi democratici non nascono una volta e per sempre, vanno costruiti e ricostruiti ogni giorno» (Giacomo Matteotti: il suo e il nostro tempo di Licia Fierro).

Il 2025 si apre con molte sfide, ma anche con la speranza che un dialogo costruttivo e una visione condivisa possano guidarci verso nuove conquiste. A tutti voi, lettrici e sostenitrici, lettori e sostenitori, va il nostro più sentito ringraziamento. Continuiamo insieme, per una giustizia davvero universale.

* Direttrice scientifica dal 2018, sostituta procuratrice generale presso la Corte di Cassazione, è in magistratura dal 1992.

Fonte: Giustizia Insieme

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