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2025, un anno dove imparare a vedere, fermarsi e toccare le ferite del nostro tempo…

Pierluigi Ermini il . Costituzione, Cultura, Diritti, Giovani, Guerre, Istituzioni, Memoria, Politica, Società

Caro 2024 non ti rimpiangeremo molto e soprattutto non ti ricorderemo come un anno felice.

Ci lasci con più ansia di quando sei arrivato e la vita in questo mondo non ha preso una piega migliore, ma si è incattivita ancora di più.

A Gaza ormai non esiste più un ospedale che funzioni e i neonati muoiono di freddo. Gli Erodi del secondo millennio sono spietati come il loro precursore ed è ormai chiaro che quello che di sta perpetrando in quel lembo di terra è una pulizia etnica che punta ad eliminare le nuove generazioni e coloro che sopravviveranno a questa carneficina vivranno di odio per i prossimi decenni.

E si muore in Cisgiordania, in Libano, in Yemen, nel Kurdistan, in Israele…

In Ucraina si distruggono infrastrutture e si lasciano senza acqua, luce e gas migliaia e migliaia di famiglie così che questa popolazione non abbia più la forza di resistere, mentre migliaia di soldati, su entrambi i fronti, continuano a perdere la vita.

A queste due guerre, che tanto riguardano anche il mondo occidentale, ormai ci siamo “abituati” e l’unica risposta che sappiamo dare è quella di portare sempre più armi sempre mentre la diplomazia muore e la legge del più forte vince.

Intanto in Africa continuano forti conflitti in tanti Paesi: Libia, Nigeria, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Repubblica Centro Africana, Repubblica Democratica del Congo e Uganda con decine di migliaia di morti nel silenzio più assoluto.

Il sangue che scorre, la distruzione di città e villaggi, la vita che si spegne, i più deboli che sono sempre più umiliati, le disuguaglianze che aumentano, sono ciò per il quale ti ricordiamo caro 2024…

Un’altra cosa, nel corso dello scorrere dei giorni e dei mesi di questo triste anno è apparsa più chiara, cioè la nostra incapacità di provare empatia verso ciò che accade, come se dentro di noi avessimo accettato questo modo di vivere e di essere, trasformandolo nella nostra nuova normalità.

Il non provare più rabbia, ribellione, angoscia, l’incapacità di non sapersi più immedesimare nel dolore degli altri è il dramma che viviamo nelle nostre comunità…

Forse la nostra sconfitta più vera, perché ci porta a chiuderci in un piccolo e illusorio mondo dove non c’è più posto per i sogni e per la speranza.

Speranza è la parola che guida il cammino nel 2025 del Giubileo appena iniziato…

Speranza è ciò che ci ricorda un grande Vescovo latino americano della teologia della liberazione Helder Camara quando dice che “se uno sogna da solo, il suo rimane un sogno, se il sogno è fatto insieme agli altri, è già l’inizio della realtà”.

Così pensando al domani che sta per arrivare, il mio augurio e il mio desiderio per noi, uomini e donne del nostro tempo, è proprio quello di tornare a sognare insieme, lasciando le nostre piccole e anguste case interiori dove ci siamo nascosti per sfuggire alla realtà, diventate le prigioni dei nostri sentimenti, per tornare ad abitare le strade, che invece ci aprono al confronto e al riconoscimento degli altri.

Come ci ricorda in una splendida canzone quel grande uomo di cultura del nostro tempo che è Giorgio Gaber: c’è solo la strada su cui puoi contare, la strada è l’unica salvezza, c’è solo la voglia e il bisogno di uscire, di esporsi nella strada e nella piazza, perché il giudizio universale non passa per le case, le case dove noi ci nascondiamo, bisogna ritornare nella strada, nella strada per conoscere chi siamo”.

Riaccendere la speranza, tornare a provare empatia, uscire dalla solitudine delle nostre case per tornare nelle strade insieme agli altri, lottare per qualcosa di più grande del nostro piccolo mondo è ciò che chiedo per il nuovo anno che arriva.

È ciò che spero per le nostre piccole e grandi comunità, è ciò che chiedono i morti, gli umiliati, gli offesi, gli invisibili di questo nostro tempo a noi che comunque abbiamo una vita agiata.

È ciò che pulsa nella nostra coscienza se solo recuperassimo il desiderio di ascoltarla…

E ci sono tre piccoli ma grandi modi di mettersi in questo nuovo cammino, che sono i comportamenti del buon samaritano della parabola raccontata da Gesù: di fronte alla persona offesa il buon samaritano lo vide, si fermò e lo toccò.

Vide le sue ferite, le ferite causate ai senza voce, agli invisibili dalle nostre ingiustizie. Il vedere è la prima di tutte le azioni, quella che ci apre alla realtà delle cose.

Si fermò, non andò oltre, che per noi vuol dire stare dentro al nostro tempo, cercare di capire cosa accade, non fare finta che non mi riguardino. Vuol dire non delegare ad altri le decisioni, ma voler fare la propria parte.

Le toccò, che vuol dire provare compassione, fare nostre quelle ferite, sentirle anche nostre e agire di conseguenza. Toccare è dare senso al nostro modo di amare.

Vedere, fermarsi, toccare…

Auguro a tutti noi un 2025 caratterizzato da queste tre azioni che sono un modo nuovo di vivere.

Non cambieremo il mondo, ma ci sentiremo parte di questo mondo, responsabili di ciò che in esso  accade, vicini a chi ingiustamente muore, soffre e viene reso invisibile, pronti a non lasciare che le cose solo accadano, ma a fare in modo che gli umiliati e offesi del nostro tempo non trovino in me un complice del loro dolore, ma un vero oppositore, che si sappia indignare delle ingiustizie e che lotti per superarle.

Auguro a tutti noi un 2025 dove si sappia vedere cosa accade, fermarsi a guardare e capire, e toccare le ferite per provare a guarirle…

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