Mitezza e umiltà
«Mitezza e umiltà, parole in esilio. E fossero solo le parole in esilio. In esilio sembrano essere le donne e gli uomini che ancora osano impenitenti scommettere su mitezza e umiltà. Quasi fossero degli alieni nella stagione dell’urlo». Pensavo in questi giorni alle parole di Angelo Casati in una sua omelia di qualche anno fa.
Mi facevano ancora più riflettere in questo tempo di Natale, circondati come siamo da parole urlate, arroganti, prepotenti, che a volte sono parole di lupi che si travestono da agnelli, in video messaggi o post “melenso-natalizi”. Riguardando l’anno che ci accingiamo a chiudere, molte sono state le difficoltà per tutti.
Per i migranti e i rifugiati, a fianco delle comuni difficoltà della vita, ci sono quelle legate al processo migratorio e alla sua narrativa.
L’anno che ci prepariamo a cominciare, anno giubilare, dovrebbe aiutarci almeno a liberarci dalla schiavitù di queste parole e di queste narrative, dalle ideologie che imprigionano i migranti, a destra e a sinistra.
Proviamo a immaginare per il prossimo anno un tavolo bipartisan che osi sognare, libero, un futuro per le persone rifugiate e migranti. Sarebbe un bel segno di speranza!
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