Guerra nucleare: le nostre istituzioni si preparano
Il 28 dicembre 2022 la regione Lombardia ha approvato una delibera chiamata “Approvazione delle procedure regionali per le emergenze radiologiche e nucleari” nelle quale prende in considerazione la possibilità di una “situazione di contaminazione diffusa e non chiaramente circoscrivibile (per esempio per atto terroristico, lavorazione accidentale di sorgenti, incendio con coinvolgimento di sorgenti, spargimento di polveri contaminate oppure in presenza di sorgenti di alfa o beta emettitori)”.
Gli allegati alla delibera riguardano anche la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, le indicazioni per il campionamento di matrici alimentari di origine vegetale e acque, la protezione e il controllo degli animali, la gestione ospedaliera di persone esposte a irradiazioni e/o contaminazioni acute. Vengono inoltre indicati i ruoli che le varie istituzioni: ATS, ASST, Ospedali, ARPA dovranno svolgere in una situazione di emergenza.
Con una seconda delibera di fine ottobre 2023 “Custodia e messa in disponibilità di antidoti nei depositi di Regione Lombardia” è stato deciso di istituire 30 microdepositi sul territorio regionale, dedicati allo stoccaggio di milioni di compresse di ioduro di potassio. Lo ioduro di potassio dovrebbe proteggere la tiroide dall’assorbimento di iodio radioattivo emesso in seguito a un incidente nucleare. Ma le conseguenze sul corpo umano in caso di un’esplosione nucleare non si fermano certo alla tiroide!
Un anno dopo, a novembre 2024 la Direzione Generale Welfare della Lombardia ha organizzato il corso “Procedure Regionali per le Emergenze Radiologiche e Nucleari”, rivolto principalmente agli operatori di regione, ARPA e ATS. Le varie ATS stanno organizzando corsi simili in ogni provincia sul tema.
È doveroso, corretto e utile che le istituzioni si organizzino per tutelare la popolazione da qualunque rischio sanitario. Ma è difficile pensare che questo improvviso attivismo non dipenda anche dal contesto internazionale. La prima delibera lombarda non cita la guerra, ma, sarà un caso, arriva dopo dieci mesi dall’inizio del conflitto Russia/Ucraina e si colloca proprio nel periodo durante il quale appare chiaro che il coinvolgimento USA/NATO/UE è destinato a crescere, facendo aumentare fortemente il rischio di un conflitto nucleare. E forse non è nemmeno casuale che tra le ATS/ASL maggiormente attive nell’organizzare corsi vi sia quella di Brescia nel cui territorio vi è la base militare di Ghedi, nella quale vi sono testate nucleari statunitensi che potrebbero diventare un obiettivo in caso di guerra.
Quindi ben venga che Regione Lombardia e ATS attivino le precauzioni possibili, ma quello che sta avvenendo significa, molto banalmente, che chi ci governa è perfettamente consapevole dei rischi verso i quali le scelte anche da loro operate ci stanno esponendo. Un governo quindi di consapevoli, folli, colpevoli ed estremamente pericolosi.
Anche di fronte al rischio di una tragedia immane c’è chi prova a costruire il proprio business. Sul Corriere della Sera di lunedì 16 dicembre un’azienda privata ha acquistato una pagina intera per pubblicizzare un kit contro i rischi chimici, biologici, radiologici e nucleari che sarà a disposizione da febbraio 2025 al modico prezzo di 1.200 euro. La paura della guerra, come strumento per moltiplicare i propri profitti attraverso una pubblicità destinata a sua volta ad aumentare la paura di un conflitto. Morte, profitto, paura, tre elementi fondamentali dell’attuale narrazione dominante.
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