De Magistris: “Quei poteri occulti che condizionano la vita pubblica italiana”
Postfascismo e neofascismo sono il nodo di una strategia eversiva portata avanti tramite criminalità organizzata e quella istituzionale.
In occasione della presentazione a Napoli del suo ultimo libro Poteri occulti, pubblicato da Fazi Editore, abbiamo intervistato Luigi de Magistris che ci restituisce un’ampia visione su 80 anni di storia d’Italia, vista attraverso gli occhi di un magistrato prima, di un politico poi e infine di un ex sindaco di una grande città del Sud.
Per 15 anni pm a Catanzaro e a Napoli, città natale in cui si è occupato di reati contro la pubblica amministrazione, di criminalità economica, corruzione e mafie, viene ostacolato nelle sue indagini e costretto a lasciare la toga, in seguito la magistratura accerterà la correttezza del suo operato e le interferenze illecite che ha subìto da una parte delle istituzioni. È stato parlamentare europeo nel 2009 e due volte primo cittadino del capoluogo campano dal 2011 al 2021. In questo saggio, De Magistris mette in evidenza “come la Repubblica italiana, da decenni, sia fortemente condizionata da poteri occulti, con collusioni che arrivano fino al cuore dello Stato”.
Come nasce l’idea di scrivere sui “poteri occulti”?
Perché ritengo che la nostra democrazia e la Repubblica ne siano state condizionate, fin dal dopoguerra. Dei poteri occulti si parla poco e ancora meno si agisce per contrastarli. Un sistema, divenuto sempre più insidioso, fatto di una moltitudine di persone espressione dei poteri forti che prendono le decisioni in luoghi altri e poi le ratificano nei posti dove esercitano ruoli e professioni. Una rete sempre più eversiva rispetto al progetto costituzionale.
Lei è autore di diversi saggi; questo, in particolare, ripercorre 80 anni di storia italiana, andando dalla strage di Portella della Ginestra alla scoperta della Loggia P2, dall’assassinio di Moro alla criminalità istituzionale dei nostri giorni. Cosa l’ha colpita più di tutto?
L’analisi comincia dallo sbarco degli americani per poi proseguire con il lungo elenco di uccisioni che segnano la storia italiano nel dopoguerra: la bomba che distrugge l’aereo su cui volava Enrico Mattei a capo dell’Eni, le stragi di piazza Fontana, Peteano, Italicus, Piazza della Loggia, Gioia Tauro, Bologna, Rapido 904, il golpe Borghese, la Rosa dei Venti, Gladio, i tanti assassinii eccellenti, il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, gli eccidi di Capaci e di via D’Amelio, le bombe a grappolo dal 1993 al 1994, fino alla mimetizzazione del sistema criminale per arrivare al centro dello Stato, quella che io chiamo la criminalità istituzionale. Un golpe perenne contro democrazia e Costituzione. Un filo nero che, se analizzato in modo puntuale, evidenzia che il postfascismo e il neofascismo rappresentano il nodo dominante della strategia eversiva.
Che significa per uno Stato essere sotto minaccia di golpe istituzionale anno dopo anno?
Significa essere una democrazia apparente e formale, ma non compiuta sul piano sostanziale. Verità e giustizia sono incompiute riguardo gli eventi criminali che hanno condizionato la vita del nostro paese. Significa essere uno Stato la cui stupenda Costituzione non è stata attuata almeno al 70%, perché il sistema consolidato dei poteri occulti e delle sue articolazioni, che operano con il suggello della legalità formale, vogliono consolidare l’ordine costituito dei poteri forti.
Quale ruolo hanno questi poteri nella società italiana?
Essi costituiscono un sistema spesso criminale e sempre più pervasivo, che intreccia mafie, massonerie più o meno deviate, servizi segreti, imprenditori, finanzieri, politici e perfino settori della magistratura. In particolare negli ultimi trent’anni si è assistito a una crescente criminalità istituzionale: i poteri occulti si sono mimetizzati nelle istituzioni, utilizzate per finalità illegali e per colpire attraverso la legalità formale, chiunque osi indagare o opporsi. Un attacco continuo che data dalla Prima Repubblica ad oggi: dalla strategia della tensione al Piano di rinascita democratica della Loggia P2 (Propaganda 2), dalla trattativa Stato-mafia alle politiche autoritarie e salva-corrotti del governo Meloni. Il ruolo eversivo dei poteri occulti implica un attacco alla Costituzione e alla democrazia, per questo ho cercato di documentare come operano le nuove mafie al tempo del neoliberismo e di denunciare la dilagante corruzione e la rinascita di una P2 trasversale ai partiti, dedita alla predazione delle risorse pubbliche.
Può fare qualche esempio?
Secondo alcuni, senza i capitali mafiosi l’Italia andrebbe in rovina. Le mafie investono persino nei settori delle eccellenze italiane: in una delle ultime indagini di cui mi occupai, prima di essere cacciato dalla Calabria, scoprimmo un’attività di reimpiego di denaro mafioso da parte di una cosca del lametino nell’acquisto di terreni in Toscana, dove si produce il Brunello di Montalcino.
E Roma?
È la capitale della saldatura tra criminalità tout court e criminalità istituzionale, il luogo in cui si possono stabilire connessioni ai massimi livelli di potere politico e istituzionale. Il fiume di denaro proveniente da traffici di droga e armi e dalle altre attività criminali, però, confluisce soprattutto al Nord, dove maggiori sono le opportunità di investimento nell’economia legale e i capitali sporchi si ripuliscono quasi in ogni settore produttivo, grazie anche ai colletti bianchi delle ultime generazioni colte e preparate, delle famiglie di mafia. Vi sono intere aree del Nord in cui ormai è difficile separare i capitali puliti da quelli sporchi, a discapito dei tanti imprenditori perbene. Quelli onesti dovrebbero essere i primi ad auspicare una rivoluzione politica che metta al centro la questione morale e la lotta alle mafie, in quanto enormemente danneggiati dalla turbativa della concorrenza imposta dalle mafie che hanno consolidato i rapporti col potere politico.
Nonostante la forza di questo sistema criminale, esistono ancora genuini servitori dello Stato?
Sono coloro che hanno lottato e lottano ancora oggi per difendere legalità e giustizia, pagando a volte prezzi altissimi. Perciò è necessario lanciare un appello per un risveglio politico, etico e civile dell’Italia intera. Se la politica non mette al centro la questione morale, la società civile si adegua, si oppone sempre meno, si rassegna, si avvilisce. Si ritira. La rassegnazione è uno dei punti forti del sistema. La questione morale è il termometro che misura la temperatura della democrazia malata.
La nostra Carta e la democrazia sono in pericolo?
Sì, un pericolo costante e sempre più incombente. Mai come di questi tempi è in piena attuazione il disegno delineato dal Piano di rinascita democratica della P2 di Licio Gelli. Assetto verticistico dello Stato attraverso la Repubblica presidenziale o il premierato forte; svuotamento della centralità del parlamento; controllo dei mezzi di comunicazione pubblici e privati; neutralizzazione dell’autonomia e indipendenza della magistratura; separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici; attacco alle libertà sindacali; stato di eccezione permanente; criminalizzazione del dissenso.
Autonomia differenziata, premierato e riforma della giustizia sono le tre grandi riforme che ha in mente questo governo: che effetti avranno?
L’autonomia differenziata spacca l’unità nazionale e acuisce le discriminazioni territoriali, sociali ed economiche. Il premierato meloniano è un presidenzialismo mascherato, che colpisce la separazione dei poteri. La riforma della giustizia punta all’impunità del potere e alla realizzazione di una giustizia di classe, forte con i deboli e debolissima con i forti.
Ha ricoperto diversi, importanti, ruoli nel corso della sua vita: magistrato, politico, sindaco. Adesso a quale si sente più vicino?
Sono magistrato dentro. Mi hanno ucciso professionalmente, strappandomi di dosso la toga di pubblico ministero, distruggendo il sogno professionale della mia vita. Ma sono e sarò un combattente per la giustizia e, con le modalità che si presenteranno, lotterò sempre per l’attuazione della Costituzione.
Ha sostenuto di volersi candidare alle prossime comunali di Napoli: non le sono bastati due mandati?
Sono stato il sindaco più longevo della storia di Napoli dal 1806. Siamo stati gli artefici, con una rivoluzione popolare, della trasformazione dalla città dei rifiuti e di Gomorra, alla città dell’orgoglio, della rinascita, della cultura, del turismo, dell’acqua pubblica, dei beni comuni, dei giovani, della democrazia partecipativa, dello stop all’infiltrazione dei poteri forti e della camorra nel Palazzo Comunale, non abbiamo privatizzato alcun servizio di rilevanza costituzionale, abbiamo attuato la Costituzione anche andando contro iniqui patti di stabilità. Non avrei pensato di considerare una eventuale ricandidatura, tuttavia vedo la mia città senza governo, con il ritorno dei poteri forti e della commistione opaca tra pubblico e privato, con un sindaco sempre più travolto dalla questione morale. Occorrerà provare a liberare di nuovo Napoli da un’altra stagione di ‘mani sulla città’.
Tra i suoi libri più recenti anche Voglia di sinistra. Idee per rinnovare la lotta politica (edito da Ponte alle Grazie, 2024). Come vede l’Italia del futuro?
Non la vedo ancora, perché c’è troppa nebbia, vorrei dare il mio contributo per costruire una valida alternativa al sistema.
Si sente un partigiano?
Sempre. La Costituzione è antifascista, ha una portata dirompente. Per questo vogliono abbatterla. Ma non passeranno, se sapremo attivarci.
Fonte: Micromega, 19/12/2024
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