L’sms di Poggi, la Carta e la giustizia spezzettata
Negli anni 80 l’Ufficio Istruzione penale del Tribunale di Torino era guidato da Mario Carassi.
Un magistrato così autorevole e carismatico che nessuno di noi giudici istruttori riusciva a dargli del tu, pur essendo il tu praticamente obbligatorio fra magistrati anche di età e grado diversissimi. Sotto l’ala di Carassi è cresciuta una generazione di magistrati che hanno contribuito a fare la storia giudiziaria del nostro paese.
Fra questi eccelleva, per vastissima cultura, Lorenzo Poggi, che ha conservato una straordinaria capacità di affrontare i problemi cogliendone il lato forse più semplice ma sicuramente il più illuminante.
In questi giorni ho ricevuto da lui un sms che vale la pena di trascrivere integralmente.
“La mania dello spezzettamento esprime la follia [del governo] contro la nostra magistratura. Il titolo IV della parte II della nostra cara Costituzione, cara perché è costata cara a chi l’ha fatta nascere dalle rovine del fascismo, inizia con la parola ‘La magistratura’ e chi legge la intende come una identità unitaria e unica non spezzettabile. All’interno di quel complesso di norme, si distingue tra giudici e Pm (articolo 112), ma la struttura resta unitaria. Ragionando su questo si potrebbe proporre sul punto una eccezione di costituzionalità, [perchè] sarebbe un grosso errore creare due Csm per Pm e giudici, [mandando] in vacca l’unità della giurisdizione”.
Intendendo “eccezione” come denunzia – nel dibattito in corso – del pericolo di un disastroso arretramento sul piano dei fondamentali principi democratici della Costituzione, riservando alla genialità del ministro Carlo Nordio ragionamenti più astrusi e complessi, ecco una riflessione che eviterebbe di dividere ulteriormente un Paese come il nostro, che di divisioni ne ha già tante che bastano e avanzano.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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