Cronache dal Paese dell’immondizia
Mi imbatto in un editoriale chiarificatore, a firma Emiliano Fittipaldi, sul quotidiano “Il Domani”, perché catturato dal titolo: “Il caso Trocchia-Giudice e il manganello della destra contro chi osa criticare”.
Catturato, per essere ancora più esatto, soprattutto dalla seconda parte del titolo contenente quell’insolito riferimento al “manganello” e alla destra che lo brandirebbe.
Premetto che avevo seguito di sfuggita la vicenda dei due colleghi “accusati di violenza sessuale” dentro un taxi romano, alla fine di una festa, da una ragazza, anche lei giornalista, che aveva presentato regolare denuncia a sostegno della sua tesi.
Da lettore della strada mi limitavo ad aspettare la conclusione di un caso che, come avviene in simili casi (e ci si perdoni la cacofonia), presentava, a prima vista, risvolti scabrosi e non facilmente liquidabili da chi non ne è addentro, non sapendo cioè come sono andate davvero le cose, con un si o con un no.
Ora le risposte della magistratura sono arrivate. E assai chiare, verrebbe da dire.
La denuncia della ragazza è stata infatti definitivamente archiviata dalla gip. E, ancor prima di lei, la Procura si era espressa in tal senso. E con dati di fatto e giudizi di merito ora a disposizione di chi volesse conoscerli.
Tutto bene quel che finisce bene, verrebbe da dire.
Quantomeno per i due colleghi accusati, Nello Trocchia e Sara Giudice, che certamente ora avranno la mente più serena nel riprendere il loro lavoro interrotto in questi mesi, non ci vuole molto a capirlo, da memorie difensive e carte bollate, perizie di parte e avvocati scesi in campo con conseguenti parcelle. Ma soprattutto molto imbarazzo in attesa che la verità alla fine avrebbe prevalso.
Tutto bene, ma mica tanto.
Prendendo infatti spunto dalla vicenda, Fittipaldi ci ricorda con dovizia di particolari che viviamo ormai nel paese dell’immondizia.
Lo fa innanzitutto ricapitolando il pregresso storico (e non può che partire dall’era jurassica di Silvio Berlusconi) poi elencando i fatti di stretta attualità dei quali stiamo parlando.
Eccone un eloquente campionario: “L’olio di ricino è stato propalato per prima da ‘La Verità’ …con un titolo infame stupro di gruppo, bufera a La7 e Domani” e ricordando le inchieste scomode dei due giornalisti su personaggi assai in vista della maggioranza governativa.
Aggiunge Fittipaldi: “L’operazione è stata portata avanti da giornali e programmi televisivi al soldo della maggioranza e di Palazzo Chigi, da parlamentari di Fratelli d’Italia e dai ministri che si proclamano ‘garantisti'”.
Il ministro in questione è quello della giustizia Carlo Nordio, che aveva chiesto ai magistrati romani che si occupavano del caso Trocchia-Giudice, una “relazione urgente”. Tanto per non sbagliare e mettere a posto la sua coscienza garantista.
E sappiamo che quando Nordio smuove le acque, il gioco si fa duro. Stiamo parlando di un “garantista” di quelli veri.
Che ora, di fronte alla sentenza della magistratura, prima manderà un mazzo di rose rosse alla collega Sara Giudice, poi chiederà alla Rai di rimetterla in squadra, dalla quale era stata esclusa a seguito dello scandalo. Quanto a Trocchia continuerà, per fortuna dei suoi lettori, a raccontarci sul Domani le cronache dal paese dell’immondizia.
Alla fin fine, è andata bene.
Fonte: AntimafiaDuemila
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