L’incendio al bene confiscato di Curtatone (MN). “L’attenzione contro le mafie resti alta”
Nella nostra provincia nel comune di Curtatone, a Montanara in via Ungaretti 74, lunedì 2 dicembre un incendio ha colpito un’abitazione disabitata che, in passato, era stata confiscata a un esponente della ‘ndrangheta, l’imprenditore Giacomo Marchio, un imprenditore ritenuto dalla Direzione Investigativa Antimafia contiguo alla ‘ndrangheta, che sta scontando la condanna definitiva a 2 anni e 8 mesi per aver ostacolato gli accertamenti sulle attività del clan della cosca di ‘ndrangheta di Nicolino Grande Aracri nel Mantovano.
I Carabinieri di Mantova si concentrano sul possibile dolo, considerando la controversa storia dell’immobile perché una delle strategie intimidatorie delle mafie è quella di ricorrere alla distruzione dei beni confiscati anche tramite gli incendi.
Il tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri di Mantova e Curtatone ha miracolosamente impedito che le fiamme si estendessero ad altri edifici situati nelle vicinanze. La villa, non ancora assegnata per un uso sociale a favore della comunità civile, è stata dichiarata inagibile.
Quanto accaduto di nuovo nella nostra provincia mantovana ci interroga perché come società civile non possiamo più sottovalutare e assuefarci di fronte alla presenza mafiosa all’interno delle nostre comunità. Non possiamo più, usando le parole del sociologo Ilvo Diamanti, considerare le mafie “un male da cui è difficile, anzi, impossibile liberarsi. Con il quale è, dunque, necessario convivere.”
Dobbiamo essere sempre più consapevoli che la presenza delle mafie oltre a indebolire le basi della legalità democratica, mette in pericolo e distrugge l’intera struttura economica e sociale del nostro Paese.
Dall’ultimo sondaggio condotto da Demos (Istituto di ricerca politica e sociale) per conto di Libera, sulla percezione delle mafie in Italia, emerge che le mafie sembrano essere sempre meno percepite come un problema grave, come una minaccia potente e visibile ma come una realtà “normale”, con la quale i cittadini italiani debbono appunto “convivere”.
Purtroppo, nonostante le mafie ricorrano sempre meno alla violenza visibile, continuano ad esercitare il loro potere, adattandosi e penetrando nei settori legali dell’economia attraverso forme più silenziose e pervasive di infiltrazione.
Libera, da 30 anni ormai ci insegna che per contrastare, concretamente e non a parole, le mafie, è necessario un’azione complessa e su più fronti. La lotta alle mafie non può essere relegata solo alla dimensione repressiva delle Forze dell’ordine e della Magistratura, ma deve coinvolgere anche tutti i settori della società civile. È necessario che tutte le forze della società si uniscano nel comune impegno di prendere posizione e contrastare questo crimine che impoverisce sia economicamente che socialmente il nostro Paese.
Come afferma ancora Ilvo Diamanti “se la società ha potuto “sopportare e affrontare” il fenomeno mafioso è perché c’è chi non si è mai rassegnato.
Persone che hanno pagato con la vita la loro lotta contro la mafia, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale Presidente della Repubblica. E molti altri, purtroppo.
Convivere con il male, infatti, non è solo ingiusto. Ma dannoso. Fa molto male… a tutti.”
Coordinamento di Libera Mantova
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