A Bologna premiati Bolognesi, Bonfietti e Rossi Zecchi. Ma il centro-destra diserta
Credo che tutti quelli che vanno in tv a pontificare che nella società non si respira aria fascista, commettono un grave errore.
Dovevano essere a Bologna, quando in Consiglio comunale il sindaco Matteo Lepore ha consegnato la Turrita d’argento a Daria Bonfietti, Rosanna Rossi Zecchi e Paolo Bolognesi in rappresentanza delle Associazioni Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, della Uno Bianca e della Stazione di Bologna: “Per aver lavorato in maniera struggente in questi anni perché Bologna potesse arrivare alla giustizia. Hanno speso la loro vita per dare a noi qualcosa di importante”.
Alla cerimonia non era presente alcun rappresentante del centro-destra, un’assenza che umilia prima di tutto chi non ha partecipato, perdendo un’occasione e dando un significato politico a un atto di riconoscenza a chi, in tutti questi anni, ha lottato per arrivare alla verità e alla giustizia che non rappresentano i colori della politica.
Nelle tre Stragi (190 morti e 340 feriti) non solo sono state coinvolte migliaia di famiglie, ma un’intera città. E’ sufficiente vedere la partecipazione cittadina alle varie manifestazioni “Per non dimenticare” e, come ha sottolineato Paolo Bolognesi: “Quando il 2 agosto fai la cerimonia per commemorare la Strage dici quello che devi dire, non quello che piacerebbe alla destra”.
Daria Bonfietti nel ritirare la Turrita d’argento ha dichiarato: “Il Comune di Bologna, la Provincia, la Regione Emilia-Romagna, la coscienza democratica dei cittadini le forze sociali i sindacati sono stati la forza, la collaborazione, lo stimolo per la battaglia per la verità”.
Quell’insulto del centro-destra che ha motivato la propria assenza con “impegni presi in precedenza”, aggravando ancora di più l’atto politico sottolineato dal sindaco Lepore: “Evidentemente i consiglieri del centro-destra hanno un rapporto malato con la storia”.
Essere fascisti non vuol dire indossare la camicia nera, inneggiare alla X Mas, fare il saluto romano, marciare con il passo dell’oca nelle città Medaglie d’oro della Resistenza o non nominare la parola antifascismo pur avendo giurato sulla Costituzione nata dall’antifascismo mentre si diventa capo di un’istituzione democratica, è un modo di essere, di concepire la società, di rapportarsi ai più deboli, allo straniero.
Sono gli atti che uno compie verso il prossimo che determinano l’essere o meno fascista. Quello che è accaduto a Bologna con Bonfietti, Zecchi, Bolognesi e le loro Associazione è un atto vile e fascista.
Fonte: Articolo 21
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