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Le mafie sono la 4ª industria del paese. 150mila aziende a rischio

Ufficio studi CGIA - Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre il . Corruzione, Dai territori, Economia, Istituzioni, Mafie, Politica, SIcurezza

In Italia sono 150mila le aziende a rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata.

Il volume d’affari annuo delle mafie italiane [1] si aggira attorno ai 40 miliardi di euro l’anno; una cifra spaventosa che vale praticamente due punti di Pil [2].

Se effettuiamo una comparazione puramente teorica che, tuttavia, ci consente di “dimensionare” la portata del fenomeno, il fatturato dell’industria del crimine risulta essere ipoteticamente al quarto posto a livello nazionale, dopo quello registrato dall’Eni (93,7 miliardi di euro), dall’Enel (92,9 miliardi) e dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) (55,1 miliardi) [3] (vedi Graf. 1).

A dirlo è l’Ufficio studi CGIA – Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre.

Va altresì segnalato che il dato relativo al giro d’affari delle organizzazioni criminali di stampo mafioso richiamato in precedenza è certamente sottostimato, poiché non è possibile misurare anche i proventi riconducibili all’infiltrazione di queste realtà nell’economia legale.

In Italia sono 150mila le imprese nell’“orbita” della criminalità organizzata

In virtù dei dati in possesso dell’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) della Banca d’Italia – struttura che, per legge, riceve ogni anno dagli intermediari finanziari4 centinaia di migliaia di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette – è stato possibile mappare il numero delle imprese presenti in Italia che potenzialmente sono contigue a contesti di criminalità organizzata.

Oltre alle segnalazioni ricevute, la UIF ha incrociato anche gli scambi informativi acquisiti dalla Direzione Nazionale Antimafia e dall’Autorità giudiziaria. Grazie a questo mix di dati è stato possibile censire almeno 150mila imprese che potrebbero essere potenzialmente controllate o collegate a vario titolo alle organizzazioni criminali di stampo mafioso [5].

Napoli, Roma, Milano, Caserta e Brescia le realtà più a rischio

Analizzando la diffusione territoriale delle aziende in “odor di mafia”, scorgiamo che sono le attività più a rischio sono quelle presenti nelle grandi aree metropolitane.

A Napoli, ad esempio, sarebbero quasi 18.500, a Roma poco più di 16.700 e a Milano sfiorano le 15.650 unità. In queste tre realtà geografiche è concentrato il 34 per cento circa delle imprese a rischio in tutto il Paese. Seguono Caserta con 5.873 imprese, Brescia con 4.043, Palermo con 4.016, Salerno con 3.862, Bari con 3.358 e Catania con 3.291 (vedi Tab. 1).

Imprenditori nel mirino

Gli ambiti criminali in cui le mafie fanno business sono numerosissimi. Tra i principali segnaliamo il narcotraffico, il traffico d’armi, lo smaltimento illegale dei rifiuti, gli appalti pubblici, le scommesse clandestine, il gioco d’azzardo, l’usura, il contrabbando di sigarette e la prostituzione.

Tra le attività esercitate da queste consorterie malavitose, le estorsioni sono quelle più remunerative e le vittime di questo reato sono, quasi esclusivamente, imprenditori. Non solo. Nei territori dove il numero di denunce all’Autorità giudiziaria per estorsione/racket – ma anche per reati ambientali, contraffazione, lavoro nero, caporalato, etc. – è molto alto, la probabilità che vi sia una presenza radicata e diffusa di una o più organizzazioni di stampo mafioso è altrettanto elevata.

Boom di denunce per estorsione

In questi ultimi anni l’estorsione [6] è uno dei pochi reati che ha registrato un forte aumento del numero delle denunce. Negli ultimi dieci anni, infatti, i delitti denunciati dalle forze di polizia all’Autorità giudiziaria per estorsione sono aumentati del 66,2 per cento, mentre il complesso di tutti i delitti denunciati sono scesi del 19 per cento, passando da 2,89 milioni del 2013 a 2,34 milioni del 2023.

E in particolar modo al Nord, fa sapere la Direzione Investigativa Antimafia [7], il fenomeno estorsivo si sta diffondendo senza ricorrere più a minacce esplicite e men che meno all’uso della violenza, ma cercando una specie di “complicità” con le vittime, imponendo, ad esempio, l’assunzione di personale o fornendo altre tipologie di servizi/forniture.

Oppure, proponendo alle imprese soluzioni “condivise” con reciproci vantaggi, come l’attività di fatturazione per operazioni inesistenti, ove le vittime devono corrispondere in contanti anche l’importo dell’IVA che poi deve essere versata all’erario dal committente. Consentendo così a quest’ultimo di onorare l’adempimento fiscale e al contempo di occultare la richiesta estorsiva di denaro.

Situazione critica a Nordest: in 10 anni denunce quasi quintuplicate a Bolzano, Belluno e Verbano-Cusio-Ossola.

Come dicevamo in precedenza, tra il 2023 e il 2013 le denunce per estorsione sono aumentate del 66,2 per cento, con una punta massima del +128,3 per cento nel Nordest.

In termini complessivi, è il Mezzogiorno con 3.877 la ripartizione geografica che nel 2023 ha registrato il più alto numero di denunce; seguono il Nordovest con 2.945, il Centro con 2.573 e il Nordest con 2.043 (vedi Tab. 2).

Sempre nello stesso arco temporale, tra le province, invece, le variazioni di crescita più importanti hanno interessato, in particolare, Bolzano con il +362,5 per cento, Belluno con il +330 per cento, Verbano-Cusio-Ossola con il +311,1 per cento, Benevento con il +278,6 per cento e Ferrara con il +257,1 per cento.

In valore assoluto, infine, la Città Metropolitana di Roma è quella che nel 2023 ha registrato con 1.204 denunce l’ammontare complessivo più alto. Seguono Napoli con 836, Milano con 769, Torino con 474 e Bologna con 296 (vedi Tab. 3).

Fonte: Ufficio studi CGIA – Mestre, 14/12/2024


Note

[1] Con questo termine “includiamo” le attività illegali ascrivibili a Camorra, Cosa Nostra, Ndrangheta, Sacra Corona Unita, Mafia nigeriana, organizzazioni criminali provenienti dall’Europa dell’est, etc.

[2] Sauro Mocetti e Lucia Rizzica, “La criminalità organizzata in Italia”, Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza n° 661, dicembre 2021, pag. 5.

[3] Dati Mediobanca riferiti al 2023.

[4] Banche, assicurazioni, società finanziarie, società di leasing, notai, commercialisti, etc.

[5] È evidente che la certezza dell’infiltrazione può avvenire solo ed esclusivamente a seguito di un’attività investigativa e giudiziaria.

[6] È un reato contro il patrimonio, perpetrato attraverso l’impiego di violenza o minaccia, al fine di costringere taluno a compiere, tollerare od omettere atti, ottenendo così un ingiusto profitto per sé o per altri, a danno della vittima.

[7] Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia (luglio-dicembre 2023).

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