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Il doppio standard dell’Antimafia: Colosimo ad Atreju e conflitti d’interessi

Gian Carlo Caselli il . Istituzioni, Mafie, Politica

Commissione. Escluderne i membri adducendo incompatibilità.

Confesso candidamente che quando me l’hanno detto non ci volevo credere. Ma poi ho controllato e la notizia sembra proprio vera. Quest’anno alla festa dei giovani di Fratelli d’Italia, Atreju, è previsto un dibattito, con la partecipazione tra gli altri di Chiara Colosimo e dell’avv, Fabio Trizzino, sul tema “57 giorni nel nido di vipere. La verità sulle stragi del 1992”.

I 57 giorni sono lo spazio intercorso fra la strage di Capaci e quella di  via D’Amelio. Il nido di vipere dovrebbe essere la procura di Palermo nella quale, in quel periodo, lavorava Borsellino.

La verità sulle stragi è quella che la Commissione parlamentare antimafia presieduta dalla Colosimo sta faticosamente cercando in un infuocato dibattito innescato proprio dall’avv. Trizzino, legale di una parte della famiglia Borsellino, con un vigoroso intervento che ha prospettato una tesi sulla morte di Borsellino che ora è appunto oggetto di verifica da parte della Commissione.

La Colosimo di Atreju è la stessa che ha proposto di modificare la legge istitutiva della Commissione, così da escludere dai lavori i membri in presunto conflitto di interesse.

La proposta è ritagliata sulla figura di Scarpinato, senatore e componente della Commissione, oggetto da tempo di una violenta campagna discriminatoria mirata a togliersi di dosso, se non a tentare di sottomettere, un interlocutore scomodo, considerato alla stregua di un nemico per le sue idee che non collimano con quelle della maggioranza.

In particolare, sul caso che sarà trattato ad Atreju, Scarpinato ha esposto pubblicamente idee diametralmente opposte a quelle dell’avv. Trizzino.

E allora ecco una semplice domanda: quale e quanta coerenza vi sia fra la partecipazione al dibattito di Atreju della Presidente Colosimo, accanto all’avv. Trizzino, con la  pretesa che ci si astenga dai lavori della Commissione antimafia per ragioni di opportunità.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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