L’evasione di Meta
È stato depositato presso la Procura di Milano l’avviso di chiusura delle indagini a danno di Meta, la società irlandese di Facebook e Instagram per intenderci. Le indagini vertono sul prelievo dei dati sensibili degli iscritti (“informazioni personali e interazioni”, si legge nell’atto) che si configura come un rapporto di tipo commerciale.
Insomma. un vero e proprio contratto stipulato con gli utenti, dal quale Meta trae profitto con la profilazione e l’utilizzo conseguente della stessa. In quanto contratto di natura commerciale, quel rapporto deve essere soggetto a Iva.
Ebbene, da un conteggio meticoloso eseguito dalla Guardia di Finanza, solo negli ultimi sette anni la multinazionale avrebbe evaso il pagamento di 887 milioni di euro che ora la Procura dovrà chiedere a Meta di restituire alla collettività. Secondo le indagini svolte, dal 2015 al 2021, attraverso questa attività non tassata, la proprietà ha maturato un imponibile di 3 miliardi e 989 milioni di euro. Insomma: l’apertura di un account a Facebook è tutt’altro che gratuita e frutta moltissimo!
Cifre da capogiro che se fossero giustamente sottoposte a tassazione come avviene per ogni comune cittadino, migliorerebbero le condizioni della nostra sanità, della scuola e dei servizi. E se questi non funzionano bene, sappiamo con chi prendercela: con chi non paga e con chi non fa pagare.
Ma quante cose si potrebbero fare con 887 milioni di euro?
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