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La Procura di Milano chiude indagine su Meta, contestata evasione fiscale per 887 milioni euro

Redazione il . Diritti, Economia, Giustizia, Informazione, Istituzioni, Lavoro, Società

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano ha notificato in data odierna l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei Rappresentanti Legali della società di diritto irlandese META PLATFORMS IRELAND LIMITED, titolare dei social network “Facebook” e “Instagram “, oggetto di indagini delegate ai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano.

Attraverso le attività investigative svolte è stato verificato come il Gruppo META, per consentire agli utenti l’utilizzo del proprio software e dei correlati servizi digitali, acquisisca e gestisca, per scopi commerciali, dati, informazioni personali e interazioni sulle piattaforme di ciascun iscritto, così da instaurare con i fruitori del servizio – in virtù della connessione diretta in termini di proporzionalità quantitativa e qualitativa tra le contrapposte prestazioni – un rapporto di natura sinallagmatica, ricondotto, ai fini dell’applicazione dell’imposta sul Valore Aggiunto, all’interno della cornice normativa di cui all’articolo 11 del D.P.R. n. 63 3/72, quale operazione permutativa.

Le indagini hanno permesso di evidenziare gli analitici elementi di fatto e di diritto idonei a supportare la configurazione, in capo ai Rappresentati Legali della società META PLATFORMS IRELAND LIMITED, soggetto erogatore del servizio e titolare del trattamento dei dati conferiti dall’utente, del reato di “Omessa Dichiarazione” ai fini I.V.A. di cui all’articolo 5, comma 1, del D.Lgs. n. 74/2000 per i periodi d’imposta dal 2015 al 2021, in quanto avrebbe omesso di dichiarare un imponibile pari ad euro
3.989.197.744,05, cui corrisponde un’Imposta sul Valore Aggiunto evasa pari ad euro 887.623.503,69.

La natura non gratuita dei servizi offerti da META era già stata affermata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM, prov. n. 27432 del 2018), dal TAR Lazio (Sentenza n. 260 del 2020) e dal Consiglio di Stato (Sentenza n. 2631 del 2021) – oltre che da autorevole dottrina – e ha trovato riscontro nelle attività ispettive della Guardia di Finanza, negli atti dell’Agenzia delle Entrate e infine nelle risultanze dell’indagine penale, dimostrando la sostanziale convergenza sul punto da parte delle diverse articolazioni dello Stato e l’efficace collaborazione tra Autorità Giudiziaria, Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate nell’assicurare il rispetto delle leggi fiscali poste a tutela del bilancio pubblico.

Si evidenzia che il procedimento penale è ancora in corso e che la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.

Fonte: Procura della Repubblica di Milano


Chiusa inchiesta su Meta, indagati legali rappresentanti

‘Presunta evasione di 887 milioni di euro’.

La Procura di Milano ha chiuso le indagini nei confronti dei rappresentanti legali di Meta Platforms Ireland Limited, titolare dei social network Facebook e Instagram, per una presunta evasione fiscale di oltre 887 milioni di euro.

Lo ha reso noto con un comunicato stampa il procuratore Marcello Viola.

La somma è emersa in seguito agli accertamenti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf in base alla mancata presentazione della dichiarazione dell’imposta sul valore aggiunto da parte del colosso per gli anni che vanno dal 2015 al 2021.

Le indagini hanno permesso “di evidenziare gli analitici elementi di fatto e di diritto idonei a supportare la configurazione, in capo ai Rappresentati Legali” di Meta, “soggetto erogatore del servizio e titolare del trattamento dei dati conferiti dall’utente, del reato di ‘Omessa Dichiarazione’ ai fini Iva di cui all’articolo 5, comma 1, del D.Lgs. n.74/2000 per i periodi d’imposta dal 2015 al 2021”. Avrebbero “omesso di dichiarare un imponibile pari ad euro 3.989.197.744,05”, ossia quasi 4 miliardi di euro, “cui corrisponde un’Imposta sul Valore Aggiunto evasa pari ad euro 887.623.503,69”.

In sostanza, l’Iva non versata riguarda l’iscrizione degli utenti sulle piattaforme social. Iscrizioni che avvengono sì gratuitamente, ma con l’utente che in realtà paga una sorta di ‘fee’, perché mette a disposizione i propri dati personali e con tanto di potenziale profilazione di quei dati.

Ed è proprio attraverso questo scambio, formalmente gratuito, che Meta può trarre comunque un profitto. Guadagni che, in base a valutazioni giuridiche e fiscali, devono essere tassati, secondo i pm, con l’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto, che Meta, invece, negli anni non ha mai versato.

***

Meta, ‘l’accesso degli utenti non deve essere soggetto a Iva’

‘Abbiamo collaborato pienamente con le autorità’.

“Siamo fortemente in disaccordo con l’idea che l’accesso da parte degli utenti alle piattaforme online debba essere soggetto al pagamento dell’Iva”.

Così un portavoce di Meta, titolare di Facebook e Instagram, dopo la chiusura delle indagini della Procura di Milano per una presunta evasione fiscale di oltre 887 milioni di euro.

“Abbiamo collaborato pienamente con le autorità rispetto ai nostri obblighi derivanti dalla legislazione europea e nazionale e continueremo a farlo.

Prendiamo sul serio i nostri obblighi fiscali e paghiamo tutte le imposte richieste in ciascuno dei Paesi in cui operiamo” aggiunge il portavoce.

Fonte: Ansa


Chiusa indagine su Meta: presunta evasione da oltre 877 milioni, due indagati

Avviso firmato dalla procura di Milano, reato di omessa dichiarazione per periodi di imposta dal 2015 al 2021.

La procura di Milano ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta Platforms Ireland limited, titolare dei social network Facebook e Instagram, oggetto di indagini delegate ai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Milano.

Sono due gli indagati nell’inchiesta su Meta: Gareth Lambe director nel periodo 2015-2018 e Maria-Begona Deidre Fallon Farrugia, con lo stesso ruolo nel periodo d’imposta 2019-2021. La procura di Milano contesta alla società di diritto irlandese una presunta evasione da oltre 877 milioni (non 887 milioni come precedentemente comunicato dalla procura, ndr) per non aver versato l’Iva per sette fiscalità, dal 2015 al 2021.

Nel provvedimento di chiusura indagine, firmato dai sostituti procuratori Giovanna Cavalleri, Cristian Barilli e Giovanni Polizzi, per la prima volta in un’indagine si discute del peso finanziario e fiscale dei dati.

In particolare, si sottolinea come la società, attraverso le proprie piattaforme di social network Facebook e Instagram, “offriva servizi digitali agli utenti nazionali in cambio dell’acquisizione e gestione per fini commerciali, dei dati personali di ciascun utente e delle informazioni inerenti le relative interazioni sulle piattaforme”, così da instaurare con i fruitori del servizio un rapporto di reciprocità paragonabile a operazioni permutative, evadendo – secondo l’ipotesi accusatoria – l’imposta sul valore aggiunto.

Portavoce Meta: “Paghiamo tutte le imposte in ogni Paese in cui operiamo”

“Abbiamo collaborato pienamente con le autorità rispetto ai nostri obblighi derivanti dalla legislazione europea e nazionale e continueremo a farlo – afferma un portavoce di Meta in merito alla chiusura dell’inchiesta – Prendiamo sul serio i nostri obblighi fiscali e paghiamo tutte le imposte richieste in ciascuno dei Paesi in cui operiamo. Siamo fortemente in disaccordo con l’idea che l’accesso da parte degli utenti alle piattaforme online debba essere soggetto al pagamento dell’Iva”.

Fonte: Adnkronos

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