La rivolta sociale
La rivolta sociale è uno strumento povero nelle mani dei poveri. Nemmeno i regimi totalitari più ottusi, chiusi e violenti sono mai riusciti a scongiurare il moto della rivolta che, prima che nelle strade, nasce nelle coscienze.
E nasce anche dalle pentole vuote o dai diritti fondamentali negati e repressi. La rivolta sociale è umana. Non è un’esagerazione. Quelle indotte o eteroprodotte hanno sempre il respiro corto e mentono di fronte alla storia. E persino quelle che non riescono ad avere esito e alla fine sembrano contare soltanto i martiri, sono destinate ad adagiarsi sotto la brace per risvegliarsi al momento opportuno.
Per questa ragione, qualsiasi regime, anche solo per garantirsi, dovrebbe essere in grado di ascoltare il crepitio dell’acqua sociale prima del bollore. Negarlo, condannarlo o reprimerlo è la risposta peggiore di fronte alla storia. Dopo aver ascoltato dovrebbe essere in grado di varare riforme e misure per rispondere alla giusta rivendicazione di vita degna. Ma se lo facesse non sarebbe più un regime.
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