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Altro che Delmastro: le mafie vanno combattute con leggi più serie

Lucrezia Ricchiuti il . Costituzione, Diritti, Giustizia, Istituzioni, Mafie, Politica

Signor Direttore,

resto fiduciosa che le parole sulla mafia, che l’on. Meloni pronunziò in Parlamento nel 2022 (all’atto di ottenere la fiducia), siano ancora valide. Ella si rifà spesso alla figura di Paolo Borsellino e dichiara che, proprio in suo nome, ha iniziato a fare politica. A quella stessa idea ella si è agganciata l’altro giorno per difendere le dichiarazioni del sottosegretario Delmastro delle Vedove, a proposito dei nuovi veicoli in dotazione della polizia penitenziaria.

Il concetto, secondo il Presidente del consiglio, è che occorre “togliere il respiro alla mafia” e questo intendevano le lugubri frasi del suo sottosegretario e sodale di partito, sui detenuti trasportati nei nuovi “cellulari”.  Premesso che la sfilata in rassegna degli agenti di polizia penitenziaria eseguita da Delmastro è stata una figuraccia istituzionale e politica, provo per un momento a credere che le sue parole siano state travisate.

Peccato però che, alla mafia, occorre “togliere il respiro” non tanto letteralmente (a danno delle persone mafiose già catturate) ma piuttosto, metaforicamente e più concretamente, con una lotta determinata in via legislativa e amministrativa.

Da questo punto di vista, se il governo Meloni ha ribadito la necessità dell’ergastolo ostativo (con il primo decreto-legge varato nel 2022) poi però ha smarrito la strada. Invece, il contrasto della criminalità organizzata deve restare (come spesso ripete il Presidente della Repubblica) una priorità dello Stato nel suo insieme.

L’abolizione dell’abuso d’ufficio, le restrizioni sulle intercettazioni telefoniche e informatiche e sull’acquisizione dei tabulati, il bavaglio alle inchieste giornalistiche e all’informazione data dagli uffici giudiziari e – soprattutto – l’innalzamento del limite del contante a 5000 euro, sono tutte misure che oggettivamente favoriscono le mafie e l’“area grigia” fatti di professionisti, politici e funzionari pubblici, entro la quale esse prosperano.

Questa area è troppo spesso connotata da corruzione, evasione fiscale e contributiva (con annesso lavoro nero) e riciclaggio.

Questo è l’ossigeno di cui le mafie si alimentano ed è il “respiro” che occorre togliere loro. Delle parate grottesche (e incostituzionali) di un sottosegretario inadeguato gli italiani non sanno che farsene.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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