La violenza dei minori a Napoli. Pensare ad una vera prevenzione
Sul tema della imperversante e preoccupante violenza dei minori a Napoli sono state fatte acute ed articolate analisi sociologiche e psicologiche di cui si è dato compiutamente conto.
Ma devo dire che si hanno anche importanti riscontri positivi e propositivi da parte di istituzioni, scuole ed associazioni fattivamente impegnate.
Alcune considerazioni, però, mi stupiscono come quelle di chi non ha mai evidentemente conosciuto direttamente, per esperienza sociale, situazioni di degrado da cui si alimenta e s’instaura, da parte dei ragazzi in questione, l’impulso alla violenza come affermazione della propria identità, voglia di mettersi in mostra e prevalere nella giungla del confronto territoriale.
Certo, si dice, “genitori” che dovrebbero controllare se i figli escono armati o si trattengono in strada fino a notte fonda.
Ma quanti sono capaci o impegnati ad esercitare una genitorialità responsabile? Chi glielo ha spiegato? Chi ha educato per prima proprio loro? Per non parlare poi di quelli appartenenti essi stessi a circuiti criminali, per i quali è difficile sperare nell’innesco di una ragionevole controtendenza.
Ed allora è sacrosanto il capillare controllo del territorio anche in maniera preventiva, oggi incrementato, grazie all’impulso del prefetto Michele di Bari, esercitato con professionalità dalle nostre Forze dell’ordine.
Ed è fondamentale la capacità di controllo, ma anche di accoglienza, da parte di presidi ed insegnanti generosamente appassionati della loro missione.
Ma la “strada” risulta spesso una maestra più avvincente che prepara destini di facile supremazia militare per l’affermazione di un sè già vanaglorioso e prepotente. E questo specialmente, ma non solo, per la incredibile moltitudine degli evasori scolastici.
Chi può spiegare loro quello che veramente perdono, di cui non hanno alcuna contezza, ma anzi solo disprezzo? Pochissimi. Forse solo quelli che vengono raggiunti da suore meravigliose ed eccellenti volontari in trincea.
In ogni caso tutto quello che possiamo fare appartiene ad una “dimensione riparativa”, per quei casi in cui riesce ad esercitarsi.
Ma una vera “prevenzione” dovrebbe instaurarsi molto, molto prima nel tempo e nei modi.
Intendo a partire generalmente dalla primissima infanzia. E di ciò mi stupisce francamente l’assoluta mancanza di riferimenti nelle tante analisi, tranne quelle degli addetti ai lavori.
Parlo dei “nidi” e della prima accoglienza alla nascita per tutti i bambini. Non penso certo che la cosa sarebbe “immediatamente” risolutiva di per sé.
Ma è certo che anticipare al massimo la cura e l’assistenza e forse anche una esperienza, successiva in asilo, per così dire “pre-comunitaria”, in qualche modo gioverebbe alla salute fisica e mentale di bambini e delle loro madri.
Si sviluppano le capacità cognitive, si instaurano i presupposti di una capacità di vita relazionale. Così mi suggeriscono i vecchi studi per la scuola di specializzazione in psicologia, con Gustavo Iacono, Annamaria Galdo, Adele Nunziante Cesaro.
Ma voglio ora invece citare la frase che ascoltai, durante la presentazione di un suo libro, dal Procuratore Nicola Gratteri: “Per battere la camorra ci vogliono più soldi….per costruire più asili nido…”. Accolsi quelle parole con un pò di stupore, ma grande considerazione per la loro lungimiranza, che ha una forte base scientifica e culturale.
Ed è Paolo Siani a ricordare la necessità impellente per il Governo, per lo Stato, di un impegno straordinario sul tema degli “asili nido” al Sud.
Ci ricorda che “gli interventi effettuati nei primi mille giorni di vita sono i più efficaci ed influenzeranno lo sviluppo futuro, sul piano scolastico e sociale”.
Si pensi che, al di là di generiche differenze territoriali, “il 68% dei bambini che nascono a Bolzano ha un posto in asilo nido ed invece solo il 3% di quelli che nascono a Capaci ed il 9% di quelli che nascono a Caivano”.
Ma il PNRR prevede ingenti risorse (almeno 19 miliardi per l’infanzia) per affrontare decisamente il problema e superare il divario Nord-Sud, in modo da assicurare ad almeno il 33% dei bambini di ogni regione un posto al nido. Sono i Comuni che devono fare le richieste partecipando ai bandi europei.
Dunque si tratta di una grande battaglia da fare perché gli impegni vengano rispettati e le soluzioni applicate.
E credo che anche questo debba essere un punto fermo nella piattaforma della grande meritoria mobilitazione promossa da tantissime associazioni con lo slogan “Liberiamo Napoli dalla violenza”.
Ora occupiamoci, in tutti i modi, dell’attuale emergenza ma già pensiamo ad uno straordinario impegno di programmazione progettuale istituzionale per il futuro.
Ci vorranno forse anni per raccogliere qualche risultato. Ma bisogna cominciare!
* Pres. AsCenDeR-Centro Documentazione e Pres. onorario Fondazione Giancarlo Siani
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