La conversione ecologica messicana
La neopresidente del Messico Claudia Sheinbaum, di professione è una scienziata climatica. Per questa ragione i suoi interventi al G20 e alla Cop29 di Baku sono stati tra i più attesi e i più seguiti.
Ho ragione di credere però che saranno anche tra i più traditi.
Infatti mentre si pensa addirittura di prolungare con tempi supplementari il Summit in Azerbaijan perché non si riesce a trovare un’intesa sui fondi che i Paesi ricchi devono versare a quelli poveri per la transizione ecologica, la presidente messicana ha avanzato una proposta.
Ha chiesto alle venti economie più forti del pianeta di destinare l’1 per cento della spesa militare, 24 miliardi di dollari l’anno, per un maxi-programma di riforestazione. Una conversione ecologica molto concreta. Ha dimostrato che in questo modo si pagherebbero sei milioni di persone incaricate di piantare alberi in modo da rimboschire 15 milioni di ettari.
Il Messico con 1,7 miliardi l’anno, sostiene 500mila famiglie in patria e nei vicini Paesi centramericani e finora hanno riforestato un milione di ettari. Con i soldi che servono a seminare morte, si cerca di seminare la vita. E la pace.
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