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Mafia inabissata: la nuova invisibilità del crimine organizzato

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I dati del sondaggio Libera-Demos per Repubblica.

Il fenomeno mafioso sembra essere sempre meno percepito come un problema grave per i cittadini italiani. È quanto emerge dal sondaggio condotto da Libera e Demos sulla percezione delle mafie in Italia. Nonostante la diminuzione della violenza visibile, le mafie continuano ad esercitare il loro potere, adattandosi e infiltrandosi nei settori legali dell’economia. Quattro italiani su dieci ritengono infatti che la mafia sia “meno violenta rispetto al passato”, pur continuando a considerarne la presenza altrettanto preoccupante.

Secondo i dati del sondaggio, il fenomeno mafioso sembra aver cambiato volto: se un tempo la mafia si manifestava con violenza esplicita, oggi la sua forza si esprime attraverso metodi più sottili e meno percepiti. Quasi il 40% degli intervistati ritiene che la mafia sia meno violenta rispetto al passato, con il 16% che la percepisce invece come “più violenta”. La stessa quota di cittadini considera la mafia altrettanto violenta. Questo cambiamento nella percezione riflette una realtà in cui la mafia non agisce più soltanto con azioni violente e clamorose, ma attraverso forme più silenziose e pervasivi di infiltrazione.

Il traffico di droga e gli appalti pubblici restano i settori più “remunerativi” per le mafie, ma cresce anche la preoccupazione per l’infiltrazione in settori come l’edilizia e la gestione dei rifiuti, con circa il 20% degli intervistati che li considera particolarmente problematici. Sebbene non prioritari, anche gli investimenti finanziari e immobiliari sono visti come aree critiche in cui la mafia esercita un controllo sempre maggiore.


 


La mafia sempre più legata ai colletti bianchi

Un altro dato significativo del sondaggio è la crescente connessione tra mafia e professionisti, con il 54% degli intervistati che considera ormai la mafia legata ai “colletti bianchi” e ai professionisti.

Le mafie, infatti, sono riuscite a infiltrarsi sempre più nell’economia legale, creando un’area grigia dove i confini tra il legale e l’illegale diventano sempre più sfumati.

Questa alleanza tra mondo mafioso e professionisti legali consente alle organizzazioni criminali di differenziare i loro affari e di esercitare il loro potere in modo più invisibile e meno violento.

Nel contesto attuale, la mafia non è più percepita come una minaccia esplosiva e visibile, ma come una realtà “normale”, con la quale è necessario convivere. Questo fenomeno di normalizzazione del crimine organizzato rappresenta un pericolo ancora maggiore, poiché rischia di indebolire la capacità di reazione della società civile e delle istituzioni.

La percezione della ‘ndrangheta e delle altre mafie

Un altro dato interessante riguarda la percezione delle singole mafie. La ‘ndrangheta si conferma come la più pericolosa, con il 28% degli intervistati che la considera la mafia più temibile, un dato in aumento rispetto al 2023. Seguono, a distanza, la “mafia cinese”, che preoccupa più di Cosa Nostra e della Camorra. Questo riflette l’espansione delle mafie in nuove aree, spesso difficili da identificare e contrastare.

Un fenomeno che si è adattato e camuffato

Francesca Rispoli, copresidente di Libera, commenta i risultati del sondaggio evidenziando come le mafie abbiano saputo ridurre la loro visibilità, ma non la loro pericolosità: “Il progressivo allargamento dell’area grigia ha consentito alle organizzazioni criminali di differenziare i loro business, affiancando ai traffici noti  quello della  la gestione di nuovi mercati, in cui il confine tra legale e illegale si fa più sfumato e la presenza della violenza meno necessaria. Ormai da realtà “infiltrate”le mafie sono diventate parti attive dell’economia di mercato. E tutto ciò nell’indifferenza di tanti”.


 


La lotta alle mafie: un impegno collettivo e diffuso

Per contrastare le mafie, secondo Rispoli, è necessario un’azione complessa e su più fronti. La lotta alle mafie non può essere relegata solo alla dimensione repressiva, ma deve coinvolgere tutti i settori della società: dalle istituzioni alla cultura, dall’educazione alla società civile. È fondamentale che l’impianto normativo esistente venga applicato pienamente, evitando il rischio di indebolire le leggi e gli organismi di controllo.

La mafia, pur avendo cambiato volto, continua ad essere una realtà pericolosa e potente. L’infiltrazione nelle economie legali e il radicamento nei territori fanno sì che il fenomeno sia sempre più difficile da combattere. Per questo motivo, è necessario che tutte le forze della società uniscano i loro sforzi per contrastare questo crimine, che non solo corrode le basi della legalità, ma mette in pericolo l’intera struttura economica e sociale del Paese.

Leggi l’articolo de La Repubblica

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Condotta da Massimo Bacchetta, a cura di Massimo Alberti.

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