Ministro Nordio, anche lei gode a veder togliere l’aria ai detenuti?
Ci permettiamo di scrivere dell’argomento, perché in mezzo ci è finita la parola “mafia”, e in un’Italia nella quale non la si nomina mai, non dobbiamo mai essere noi a lasciarla passare inosservata.
Il fatto è noto, e fra un attimo lo riassumeremo.
Anche se grandi giornali e tv se ne sono tenuti debitamente alla larga: vuoi per servile rispetto dovuto al manovratore governativo, vuoi – e lo pensiamo per davvero, cioè senza ombra di ironia – perché anche il servilismo più scomposto può a volte provare vergogna, imbarazzo e, perché no? un vago senso di schifo.
Il fatto, dicevamo.
Intervenendo qualche giorno fa alla cerimonia indetta dalla polizia penitenziaria per la presentazione al pubblico di un nuovo modello di automobile blindata che sarà in dotazione agli agenti penitenziari, il sottosegretario alle carceri, Andrea Delmastro così si espresse: “… Ma l’idea di poter vedere sfilare questo potente mezzo che dà il prestigio, con il gruppo operativo mobile sopra, far sapere ai cittadini CHI sta dietro a quel vetro oscurato, come noi sappiamo trattare CHI sta dietro quel vetro oscurato, come noi incalziamo CHI sta dietro quel vetro oscurato, come noi non lasciamo respirare CHI sta dietro quel vetro oscurato, credo sia una gioia, è sicuramente una gioia per il sottoscritto, un’intima gioia”.
Solo quest’anno, detto per inciso, 80 suicidi nelle carceri italiane, materia della quale dovrebbe occuparsi il sottosegretario, almeno per ragioni del suo ufficio.
Come vedete, nel delirio di Delmastro, la parola “mafia” non compariva. E noi, condividendo in toto le parole del sociologo Luigi Manconi, che, intervenendo alla Sapienza, alla necessità “di un’analisi clinica” era ricorso per spiegare l’intima gioia di un uomo che vede tolta l’aria a un altro essere umano, ci eravamo detti che la enormità di cui trattasi era talmente aberrante che a continuare a parlarne si sarebbe finito con l’ingigantirla.
Di diverso avviso la premier, Giorgia Meloni, che a Rio de Janeiro, interpellata sul punto da un giornalista, ha risposto piccata: “Lui ha detto che gode nel vedere non respirare la mafia, se questo vi scandalizza ne prendo atto. Io non sono scandalizzata del fatto che qualcuno dica che questo governo non vuole fare respirare la mafia”.
Eh… la Meloni crede di essere la maga imbattibile nell’arte di cadere sempre in piedi… Ma a volta esagera. Non metteva infatti in conto che l’Unione delle camere penali, il sindacato degli avvocati penalisti italiani, sarebbe insorta.
E lo ha fatto chiedendo al ministro della giustizia Carlo Nordio, fior da fiore del garantismo italiano, di togliere la delega alle carceri al suo sottosegretario Delmastro perché “palesemente inadatto a interpretare la funzione che gli è stata attribuita”.
Siamo dell’avviso che la Meloni, tirando in ballo la mafia, abbia aggravato, ancora di più la situazione del suo protetto. Forse lo avrà fatto pensando che parlare di mafia sia “figo”.
Una “paraculata” dialettica, come si dice in questi casi, per non pagar dazio. E ora sarà Nordio a dover prendere davvero le distanze, spiegando che le autorità italiane l’aria non la tolsero mai neanche a Totò Riina.
Fonte: AntimafiaDuemila
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