Il Csm interviene a tutela del Tribunale di Bologna
Ci troviamo in un momento storico in cui si ripetono – con frequenza e intensità crescente – ripetute aggressioni mediatiche alla persona di singoli magistrati: si tratta di attacchi gravi per i toni utilizzati – spesso sguaiati, gratuitamente offensivi, quando non violenti – e perché, spesso, provengono da persone che rivestono alti incarichi istituzionali; dichiarazioni che, poi, risultano amplificate dai media, talora con un’ulteriore esasperazione dei toni che rischia di sollecitare – come già sta avvenendo – risentimento e violenza verbale verso chi ha il torto di esercitare una pubblica funzione.
Uno degli ultimi esempi è rappresentato dalla grave aggressione mediatica subita dai giudici del Tribunale di Bologna, “responsabili” di avere sollecitato la Corte di giustizia ad offrire l’interpretazione del diritto dell’Unione europea.
Tali attacchi – nel colpire i singoli giudici – coltivano il malcelato intento di condizionare tutti gli appartenenti all’ordine giudiziario e, conseguentemente, l’esercizio della giurisdizione.
Tutti gli appartenenti all’ordine giudiziario custodiscono in modo caparbio la loro indipendenza da ogni altro potere, condividono una solida cultura costituzionale e – come plasticamente emerso nell’assemblea bolognese e nell’ultima riunione del Cdc dell’Anm – non consentiranno che pressioni esterne influenzino il sereno esercizio della giurisdizione.
Ma, oltre alle reazioni della magistratura associata, questa volta, salutiamo con favore la scelta del Consiglio superiore della magistratura di tornare ad intervenire, – come da noi già auspicato e in modo finalmente tempestivo – a tutela della magistratura: vicinanza manifestata tanto sul piano simbolico (con la presenza di alcuni consiglieri all’assemblea bolognese), quanto sul piano istituzionale.
Finalmente, dopo anni di sostanziale desuetudine dell’istituto (vittima di prudenze e di tatticismi degni di miglior causa) il Consiglio superiore della magistratura è tornato ad esercitare una delle più alte responsabilità istituzionali affidate all’organo di governo autonomo della magistratura, approvando una pratica a tutela dell’indipendente esercizio della giurisdizione, messo in discussione da aggressioni mediatiche potenzialmente capaci determinare un turbamento al regolare svolgimento o alla credibilità della funzione giudiziaria.
L’intervento a tutela non si caratterizza per la nettezza di toni che, forse, il momento avrebbe richiesto. Tuttavia, oggi il Consiglio superiore della magistratura ha posto uno scudo istituzionale a tutela del Tribunale di Bologna, bersaglio di gravi e ingiustificati attacchi.
Auspichiamo che, quanto prima, il Consiglio superiore della magistratura sappia mostrare analoga sollecitudine e fermezza per altri casi non dissimili che – come il caso del Tribunale di Catania e quello di Roma – da troppo tempo attendono una risposta.
L’Esecutivo di Magistratura democratica
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