Senza dimora multato perché durante il COVID non era rimasto “in casa”, quattro anni per ottenere giustizia
Ci sono voluti quattro anni per cancellare una multa ingiusta, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
Prologo. È venerdì 17 aprile 2020, e siamo a Torino nel pieno della prima ondata di COVID 19. C’è l’obbligo di rimanere in casa, ma tanto per cambiare ci si è dimenticati di un piccolo particolare: ci sono molte persone che una casa non ce l’hanno e a casa non ci possono rimanere.
È questo il caso di Franco (nome di fantasia). La notte la passa in un dormitorio fuori città che, come la quasi totalità di queste strutture, di giorno chiude.
COVID 19 o meno, freddo o caldo, pioggia o sole, alle 9 del mattino il dormitorio si svuota e tutti gli ospiti sono più o meno gentilmente invitati a trovarsi un posto dove passare le lunghe ore del giorno fino alla riapertura delle 18.
Una volta fuori, Franco non sa dove andare. È originario di una città molto lontana e a Torino non ha appoggi. Possiamo immaginare che sia preoccupato per il COVID e quello che sta succedendo e che voglia semplicemente stare da solo in attesa di poter rientrare in dormitorio.
Sa che rischia una multa o una denuncia se viene trovato in giro, ma le biblioteche e tutti i luoghi pubblici dove di solito le persone come lui possono trovare riparo sono chiusi per la pandemia.
Va in un parco e prova ad essere meno visibile possibile. Un invisibile che cerca di rendersi ancora più invisibile. Di solito nessuno nota chi vive per strada, ma nella realtà distopica del COVID ci sono anche questi effetti paradossali: Franco nonostante i suoi sforzi è visibilissimo, e poco dopo viene fermato dalla polizia. La sanzione amministrativa è di 400 euro, a cui si aggiungono 9 euro per le spese di procedimento (?). Fa un totale di 409 euro, che ovviamente Franco non ha nessuna possibilità di pagare.
Normalmente queste multe restano li. Non vengono pagate e la cifra nel giro di poco tempo lievita fino a raggiungere livelli insostenibili per chiunque, figuriamoci per un senzatetto. Il fatto è che finché si vive in strada non ci sono molte seccature: quella multa non viene pagata e il problema non si pone neanche. Ma nel momento in cui una persona riesce a trovare un lavoro o una casa, quel debito si ripropone in tutta la sua consistenza. E sono guai. Ci sono persone che rimangono in strada perché sanno che non potranno mai affrontare i debiti accumulati per via delle multe ricevute.
Fortunatamente Franco non butta via la multa. Passano alcuni anni e poi qualcuno gli racconta di Avvocato di strada. A fine 2023 viene al nostro sportello dove incontra l’Avv. Andrea Giovetti che presenta subito un ricorso al Giudice di Pace. Nel ricorso si fa semplicemente notare che Franco quando è stato trovato in giro non poteva restare in una casa che non aveva e che la multa, a nostro giudizio, era totalmente illegittima.
La vicenda sembra semplice, ma tutto questo non favorisce la rapidità della giustizia. Passa quasi un anno e finalmente il 12.11.2024 arriva la sospirata sentenza: il Giudice di Pace annulla la multa perché “non disponendo di alcuna soluzione abitativa”, la condotta contestata a Franco era “inesigibile”. Semplicemente non poteva fare altro, e, aggiungiamo noi, se avesse avuto una casa ci sarebbe restato molto volentieri.
“È una storia che è finita bene – conclude Antonio Mumolo, presidente nazionale di Avvocato di strada – ma non possiamo che farci le nostre solite domande. Possibile che debba passare tutto questo tempo per vedere cancellata una multa? Quante altre multe sono state fatte in quel periodo senza considerare una realtà così ovvia come quella di chi viveva per strada? Quanti altri Franco ci sono che hanno ricevuto multe e che ora hanno sulle spalle debiti per migliaia di euro perché non hanno trovato un avvocato pronto ad aiutarli?”
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