Il Csm riprenda a esercitare la sua funzione di tutela della credibilità dell’Ordine giudiziario
Si ripetono con sempre maggiore frequenza gravi attacchi ai magistrati che – nell’esercizio delle loro funzioni – assumono decisioni sgradite alla contingente maggioranza politica.
Si tratta di attacchi che esorbitano dal sacrosanto diritto di critica dei provvedimenti giudiziari: essi indugiano sulla vita privata dei magistrati e persino dei loro familiari, con l’esposizione di fatti che nulla hanno a che fare con il merito dei provvedimenti assunti; attribuiscono ai magistrati e alla magistratura l’elaborazione di disegni condizionati da appartenenze politiche, fondando tali gravi affermazioni su mere congetture; talora si spingono alla profilazione dei magistrati, quando non al dossieraggio.
Si tratta di attacchi gravi per i toni utilizzati – talora sguaiati, gratuitamente offensivi, violenti – e perché, spesso, provengono da persone che rivestono alti incarichi istituzionali.
Dichiarazioni che, poi, risultano amplificate dai media, talora con un’ulteriore esasperazione dei toni che rischia di sollecitare – come già sta avvenendo – risentimento e violenza verbale verso chi ha il solo torto di esercitare una pubblica funzione.
Catania, Milano, Palermo, Roma, Bologna. E forse altre sedi giudiziarie.
L’articolo 36 del Regolamento del Csm statuisce che «gli interventi del Consiglio a tutela di singoli magistrati o dell’ordine giudiziario nel suo complesso hanno quale presupposto l’esistenza di comportamenti lesivi del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione tali da determinare un turbamento al regolare svolgimento o alla credibilità della funzione giudiziaria».
Negli ultimi anni, troppe volte, a fronte di attacchi alla persona del magistrato, il Csm ha abdicato all’esercizio di questa alta responsabilità istituzionale: rinunciando a intervenire a tutela di un magistrato; tardando ad aprire la pratica a tutela; procrastinandone intollerabilmente la trattazione, e indugiando in calcoli e tatticismi che non sono all’altezza del mandato che la Costituzione affida al Csm.
Chiediamo con forza che il Consiglio superiore della magistratura torni a esercitare il ruolo di garanzia che la Costituzione gli affida.
Chiediamo che il Consiglio superiore della magistratura torni a esercitare, con le necessarie fermezza e serietà – e, soprattutto, con l’indispensabile tempestività – gli interventi a tutela dell’indipendenza e del prestigio dei magistrati e della funzione giudiziaria.
Diversamente, il rischio è che della credibilità della funzione giudiziaria restino soltanto macerie.
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