A proposito di libertà d’opinione
La colpa di Sonia Dahmani è quello di vincere la paura contro la repressione che vige in questo momento in Tunisia e di esprimere ad alta voce le sue opinioni.
Per questa ragione giovedì 25 ottobre è stata condannata a due anni di carcere. La sua colpa è di aver definito la Tunisia un Paese “razzista” dopo che alcuni immigrati africani erano stati brutalmente aggrediti da alcune squadracce organizzate. Non era che l’ennesimo episodio di violenza ai danni di persone immigrate che si verificava dopo il giro di vite imposto dal regime tunisino al respingimento nel deserto di chi cerca pane e dignità.
Per questo Dahmani ha respinto le accuse, si è dichiarata innocente e ha affermato che nei suoi commenti ci sono parole che molti tunisini ripetono da sempre, e non contengono alcun insulto al Paese.
Da premettere che Sonia Dahmani è in prigione da maggio e a settembre è stata condannata, in un altro processo, a otto mesi di carcere per aver affermato che la Tunisia non è un posto sicuro in cui vivere.
Da premettere che quello è il Paese con cui il nostro governo, spalleggiata dall’Unione Europea, ha fatto patti a suon di milioni di euro per trattenere i disperati e non farli sbarcare nel nostro continente. Per le politiche industriali si chiamerebbe delocalizzazione. Come in Albania. Ma solo a costi leggermente inferiori.
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