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Milano, inchiesta Dda su informazioni rubate da Banche dati strategiche

Redazione il . Corruzione, Criminalità, Diritti, Economia, Forze dell'Ordine, Giustizia, Lombardia

Nel corso dell’odierno pomeriggio è stata eseguita – dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Varese, con il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, Direzione Distrettuale Antimafia, e della Direzione Nazionale Antimafia – un’ordinanza di applicazione di sei misure cautelari personali e di sequestro di società, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Milano a carico di alcuni presunti appartenenti a un’organizzazione dedita principalmente, per finalità di profitto economico e di altra natura, all’esfiltrazione di dati e di informazioni (sensibili e segrete) conservati nelle Banche Dati Strategiche Nazionali (SDI, SERPICO. INPS, ANPR, SIVA, ecc.).

Sono state altresì eseguite decine di perquisizioni in Italia e all’estero.

Va fatta salva la presunzione di innocenza delle persone sottoposte ad indagini preliminari, da reputarsi non colpevoli fino alla eventuale sentenza di condanna divenuta irrevocabile.

Milano, 25 ottobre 2024

Fonte: Procura della Repubblica di Milano


Prelevati file da Banche dati strategiche nazionali, quattro arresti

Inchiesta della Dda di Milano. Gli autori sarebbero appartenenti o ex delle forze dell’ordine, hacker e consulenti informatici

Avrebbero prelevato informazioni sensibili e segrete, anche di esponenti del mondo della politica, contenute nelle banche dati strategiche nazionali, come lo Sdi, Serpico, e il sistema valutario legato alle cosiddette Sos di Bankitalia, per poi rivenderle su commissione di clienti, tra cui ci sarebbero anche alcuni media.

Per questo i Carabinieri del nucleo Investigativo di Varese coordinati dalla Dda di Milano hanno eseguito sei misure cautelari per associazione per delinquere finalizzata all’ accesso abusivo a sistema informatico.

Quattro persone sono ai domiciliari, tra cui un ex poliziotto, due sono state raggiunte da misure interdittive, ossia sono state sospese dal servizio, alcune società sono state poste sotto sequestro e sono state effettuate perquisizioni in tutta Italia. Tra gli indagati ci sono, da quanto è trapelato, una serie di appartenenti ed ex appartenenti alle forze dell’ordine, consulenti informatici e hacker.

È quanto ha scoperchiato l’indagine condotta dai pm Francesco De Tommasi, dall’aggiunto Alessandra Dolci e dal Procuratore Marcello Viola, in collaborazione con Antonio Ardituro della Dna, guidata da Gianni Melillo. Si tratta di una inchiesta che ricorda quella in cui Pasquale Striano assieme all’ex pm Antonio Laudati avrebbero scaricato oltre 200 mila atti sbirciando negli affari e nei conti di politici e vip del mondo dello spettacolo e dello sport, ma che è nata da un fascicolo sulla criminalità organizzata.

Come si legge in una nota diffusa in serata dal procuratore Viola, che annuncia per domani una conferenza stampa, si tratterebbe di una “organizzazione dedita principalmente, per finalità di profitto economico e di altra natura, all’esfiltrazione di dati e di informazioni (sensibili e segrete) conservati nelle banche dati strategiche nazionali”: oltre alla Sdi – istituita per consentire alle diverse forze di polizia di svolgere indagini ed attività di pubblica sicurezza-, a Serpico dell’Agenzia delle Entrate e quella dell’Inps, ci sono gli archivi dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente, e il sistema informatico valutario legato alle segnalazioni di operazioni sospette, le sos, trasmesse dall’Unità di informazione finanziaria della Banda d’Italia. L’associazione, in base a quanto ricostruito, avrebbe venduto informazioni “di tutti i generi” e di qualunque tenore sui soggetti più vari, anche esponenti politici e personalità di rilievo, e avrebbe agito su commissione di “clienti”, anche a “fini privatistici”. Al momento nelle ordinanze eseguite nel pomeriggio dall’Arma non vengono contestate le aggravanti di “agevolazione mafiosa”.

Fonte: Ansa, 26/10/2024


Dati rubati, prelevate migliaia di informazioni. Il gruppo di hacker: “Così freghiamo tutta Italia”

Ordinanza cautelare per sei persone, tra gli indagati Del Vecchio jr. e Matteo Arpe. Gli atti: “Pazzali chiese dati anche per colpire Letizia Moratti”.

Sarebbero migliaia le informazioni prelevate da banche dati strategiche nazionali, stando alle indagini della Dda di Milano e della Dna (Direzione nazionale antimafia), che ieri ha portato a sei misure cautelari, tra cui i domiciliari per l’ex ‘superpoliziotto’ Carmine Gallo.

Tra gli indagati, che rispondono di concorso negli accessi abusivi della presunta organizzazione – composta da hacker, consulenti informatici e appartenenti alle forze dell’ordine e con al centro pure intercettazioni abusive – figurano pure Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica Leonardo Del Vecchio, il finanziere Matteo Arpe ed Enrico Pazzali presidente della Fondazione Fiera Milano (ente estraneo alle indagini) e socio di maggioranza di della società di investigazioni private Equalize srl, ora messa sotto sequestro dagli investigatori, in cui Carmine Gallo figura come socio di minoranza. Pazzali, in particolare è accusato dai pm di essere a capo di una presunta associazione a delinquere messa in piedi per colpire avversari e nemici politici come, tra gli altri, il presidente di Cassa depositi e prestiti, Giovanni Gorno Tempini.

Nell’inchiesta sono coinvolti anche ex dipendenti di un’altra società di investigazione, la Skp di Milano. Le accuse al centro dell’inchiesta sono associazione per delinquere, accesso abusivo a sistema informatico, intercettazioni abusive, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio.

Accertamenti anche su Letizia Moratti, per metterla in cattiva luce

Dall’inchiesta emerge tra l’altro che l’ex superpoliziotto Carmine Gallo avrebbe effettuato “accertamenti” su persone “vicine politicamente” a Letizia Moratti, quando era candidata alle Regionali lombarde del 2023.  E lo avrebbe fatto su richiesta di Enrico Pazzali.

Per i pm, come si legge, Pazzali, voleva “reperire qualche notizia” da banche dati “idonea a mettere in cattiva luce l’immagine di Letizia Moratti, favorendo così la candidatura di Attilio Fontana”. In particolare Pazzali chiese a Gallo di “ottenere informazioni riservate” su “persone legate a Moratti Letizia”, nello specifico su componenti del consiglio direttivo  di Lombardia Migliore, lista che promuoveva la candidatura dell’ex sindaca ed ex ministra. Pazzali chiedeva a Gallo se avesse “qualcuno d’interessante da verificare”. E Gallo rispose: “Sì, sì li guardo tutti”. Gallo, tra l’altro, secondo i pm, già nell’estate precedente “aveva cominciato ad effettuare degli accertamenti sulle persone vicine politicamente” a Moratti.

Gallo: “Per Pazzali fatti migliaia di report”

“Se ti faccio vedere i report di Enrico… 200, ne ho fatti a migliaia di report a Enrico”, ha detto Gallo mentre parlava intercettato del coindagato e presidente della sua società di intelligence Equalize, Enrico Pazzali.

Le informazioni sensibili sarebbero state prelevate su commissione e per essere rivenduti: si parla anche di dati e informazioni sensibili, anche appartenenti a esponenti politici. Si delinea, stando alle parole degli inquirenti, una presunta associazione a delinquere, messa sotto la lente d’ingrandimento dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, che ha portato a quattro misure di arresti domiciliari e a due misure interdittive, oltre al sequestro di società.

La presunta associazione per delinquere avrebbe prelevato dalle banche dati strategiche nazionali informazioni su conti correnti, precedenti penali, dati fiscali, sanitari e altro, evadendo su commissione e dietro compenso, la richiesta dei “clienti”, tra cui soprattutto grandi imprese, studi professionali e legali, interessati a condizionare le attività di loro “concorrenti” con questo “dossieraggio”.

Le informazioni sensibili sarebbero state prelevate su commissione e per essere rivenduti: si parla anche di dati e informazioni sensibili, anche appartenenti a esponenti politici. Si delinea, stando alle parole degli inquirenti, una presunta associazione a delinquere, messa sotto la lente d’ingrandimento dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, che ha portato a quattro misure di arresti domiciliari e a due misure interdittive, oltre al sequestro di società.

La presunta associazione per delinquere avrebbe prelevato dalle banche dati strategiche nazionali informazioni su conti correnti, precedenti penali, dati fiscali, sanitari e altro, evadendo su commissione e dietro compenso, la richiesta dei “clienti”, tra cui soprattutto grandi imprese, studi professionali e legali, interessati a condizionare le attività di loro “concorrenti” con questo “dossieraggio”.

Da quanto si è saputo, i presunti componenti dell’organizzazione avrebbero prelevato dati “di tutti i generi”, stando a quanto riferito, e di soggetti più vari. E avrebbero agito su commissione di “clienti, anche a “fini privatistici”, per rivendere quelle informazioni a chi le chiedeva. La banda di hacker ed ex poliziotti, di cui alcuni ancora in servizio, avrebbe realizzato con i dossier illeciti “centinaia di migliaia di euro di profitti” negli ultimi 2 anni.

L’indagine, coordinata anche dalla Direzione nazionale antimafia, a quanto risulta, nascerebbe da una precedente inchiesta milanese sulla criminalità organizzata, anche se nelle misure cautelari eseguite oggi pomeriggio non vengono contestate, da quanto emerso, condotte di “agevolazione” delle mafie. Sono state eseguite anche decine di perquisizioni in Italia e all’estero.

Un’indagine che “consente di iniziare a unire qualche puntino” per “comprendere il funzionamento di un gigantesco mercato delle informazioni riservate”, commenta il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, nella conferenza stampa convocata stamane sull’inchiesta della Dda di Milano. Un “quadro allarmante”, ha chiarito Melillo spiegando come non sia mai stato “esplorato organicamente” il “sistema di attentati alla sicurezza cibernetica nazionale”.

Tra i “contenuti” e le “persone” spiate il “fronte di maggiore interesse – ha aggiunto il procuratore di Milano, Marcello Viola – sembra quello del mondo dell’economia, della finanza e dell’imprenditoria”.

Indagati anche alcuni manager Erg 

Ci sono anche il gruppo Erg, tramite quattro manager ora indagati, e la Barilla, attraverso il responsabile della sicurezza interna, tra i clienti di Equalize, Nell’ordinanza del gip Fabrizio Filice, ci sono due capitoli dedicati rispettivamente alla vicenda Erg e a quella Barilla. In entrambi i casi i dati raccolti riguardano alcuni dipendenti, nel primo per una sospetta attività di insider trading, nel secondo per sapere chi dall’interno dell’azienda di Parma aveva passato informazioni a un giornalista.

Fonte: Rainews


Inchiesta sui dati rubati, indagati Del Vecchio jr e Arpe

Melillo: “Gigantesco mercato di informazioni”. 

Un “gigantesco mercato di informazioni personali” e riservate acquisite il modo illecito da banche dati strategiche per l’Italia, carpite da ex appartenenti o appartenenti a polizia e Gdf, tecnici informatici e hacker per essere rivendute a clienti del mondo dell’imprenditoria non solo per fini ‘aziendali’ ma anche familiari.

È quanto ha scoperchiato l’indagine della Dda di Milano e della Dna che ha portato agli arresti domiciliari l’ex super poliziotto Carmine Gallo, amministratore delegato della Equalize, società di investigazione privata del presidente di Fondazione Fiera Enrico Pazzali, ora indagato, Nunzio Calamucci, Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli, titolari o soci di aziende collegate e specializzate nella sicurezza e nell’informatica.

A disporre gli arresti con braccialetto elettronico è stato il gip Fabrizio Filice che ha anche firmato un provvedimento interdittivo della sospensione dal servizio per un finanziere e un agente di polizia e ha posto sotto sequestro, oltre alla Equalize, Mercury Advisor srls e Develope and Go srls. Le accuse a vario titolo, contestate a una sessantina di persone, sono associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico, corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio e intercettazione abusiva e favoreggiamento.

Le banche dati bucate sono i depositi di dati strategici in uso alle forze dell’ordine, all’agenzia delle entrate e a Bankitalia. Il giudice, pur respingendo altre 10 richieste di misura cautelare – tra cui quella per Pazzali – avanzate dal pm milanese Francesco De Tommasi (i rigetti verranno impugnati), ha condiviso l’impostazione di inquirenti e investigatori.

Così a finire tra gli indagati sono stati solo coloro che sapevano dell’attività illegale alla base di questo traffico “allarmante e di dimensioni imprenditoriali”, come ha spiegato il Procuratore della Dna, Gianni Melillo, con l’esfiltrazione, in un paio di anni, di parecchie migliaia di dati che poi finivano in report spesso “mimetizzati” in modo da apparire leciti. Sotto inchiesta è finito tra gli altri, Leonardo Maria Del Vecchio, che avrebbe chiesto e ottenuto informazioni sui fratelli per motivi di eredità e sull’allora fidanzata, modella e attrice, Jessica Michel Serfaty e il suo braccio destro Marco Talarico.

E ancora indagati sono Matteo Arpe e il fratello Fabio per l’accesso abusivo alla filiale di Alessandria di banco Bpm; l’amministratore delegato di Banca Profilo Fabio Candeli – con l’istituto che guida si dicono “certi di dimostrare la loro estraneità ai fatti”- e infine anche Fulvio Pravadelli, l’ex di Publitalia e direttore generale della Veneranda Fabbrica del Duomo, che avrebbe fatto ‘spiare’ il cantautore Alex Britti per via della separazione da sua figlia. Sul fronte committenti, oltre a studi legali e professionali anche il gruppo Erg, tramite quattro suoi manager pure loro indagati, e la Barilla, col responsabile della sicurezza indagato.

In entrambi i casi i dati raccolti riguardano alcuni dipendenti: nel primo per una sospetta attività di insider trading, nel secondo per sapere chi dall’interno dell’azienda di Parma aveva passato notizie a un quotidiano. Questa attività di dossieraggio era portata avanti con l’acquisizione di tabulati telefonici, la localizzazione di cellulari grazie a un esperto informatico in Svizzera, riprese audio e video di colloqui, e anche l’intercettazione abusiva di chat, mail e messaggi Whatsapp.

Informazioni ‘rubate’ anche ad alcuni giornalisti, fonti che Pazzali (il quale avrebbe chiesto moltissimi report) si giocava nei suoi rapporti personali con alcune persone ignare, come Daniela Santanchè (estranea alla vicenda). Tra i moltissimi bersagli del dossieraggio tanti esponenti del mondo economico e finanziario, come Paolo Scaroni, ex ad di Eni e presidente del Milan, Giovanni Gorno Tempini, numero uno di Cassa Depositi e Prestiti, e il banchiere Massimo Ponzellini.

Eccetto persone vicine a Letizia Moratti, “non ci sono emergenze di rilievo che portano alla politica”, ha sottolineato il procuratore Marcello Viola, aggiungendo che l’inchiesta sta andando avanti. Indagine su cui è intervenuto il ministro Carlo Nordio che lancia l’allarme: “nessuno è al sicuro e non lo saremo fino a quando la legge da una parte e la tecnologia a nostra disposizione non sarà riuscita ad allinearsi con la tecnologia a disposizione della criminalità”.

Ex poliziotto Gallo, per Pazzali fatti migliaia di report

“Se ti faccio vedere i report di Enrico (…) ne ho fatti a migliaia ho fatto di report a Enrico”. Così Carmine Gallo, l’ex ‘super poliziotto’ che si occupò di casi di criminalità organizzata come il sequestro Sgarella e ora ai domiciliari nell’inchiesta su presunti dossieraggi, parlava di Enrico Pazzali, indagato per associazione per delinquere, titolare della società di investigazioni Equalize e presidente di Fondazione Fiera Milano (estranea all’indagine). I pm hanno chiesto per Pazzali una misura cautelare, ma il gip scrive che “non è necessaria” e “completamente ininfluente ai fini della prosecuzione, o meno, dell’attività criminosa”. E sarebbe “unicamente” una “anticipazione del giudizio di merito e dell’eventuale condanna”.

L’intercettazione ambientale risale all’ottobre 2022. È il momento, si legge nell’ordinanza, in cui “il gruppo è per la prima volta messo in condizione, grazie all’abilità informatica di Calamucci (uno degli arrestati, ndr), di accedere direttamente alle banche dati protette, in particolare lo Sdi, mediante attività di hacking e senza più la necessità di accessi effettuati ‘su richiesta’” da “appartenenti alle Forze dell’ordine”. Negli uffici della Equalize Gallo e Calamucci parlano della “opportunità di continuare” a fornire a Pazzali “gratuitamente ‘report’ nella sua qualità di presidente” della società. Calamucci dice: “report gratis non ne escono più a nessuno”. Gallo: “neanche per il Presidente”. Poi, l’ex poliziotto “commenta” la “quantità di report che ha dovuto realizzare per soddisfare le esigenze personali di Pazzali”. Per quanto riguarda Pazzali, comunque, scrive il gip, “risulta dall’indagine che egli si limita, di fatto, a rivestire una posizione sostanzialmente di rappresentanza nella Equalize, rimettendo però interamente a Gallo, Calamucci, Camponovo e Cornelli la concreta operatività”, finendo per “dipendere” da loro, “anche per poter fruire, egli per primo, dei servizi della società, e ottenere informazioni su persone di suo interesse”. Anzi, era “in atto una vera e propria strategia concordata dai quattro indagati principali per estrometterlo”.

I Pm: Pazzali chiese dati per ‘colpire’ Letizia Moratti

Carmine Gallo, l’ex ‘super poliziotto’ ora ai domiciliari nell’inchiesta della Dda di Milano e della Dna, avrebbe effettuato “accertamenti” su persone “vicine politicamente” a Letizia Moratti, quando era candidata alle Regionali lombarde del 2023.

E lo avrebbe fatto su richiesta di Enrico Pazzali, titolare della società di investigazione Equalize e presidente di Fondazione Fiera Milano. Emerge dagli atti dell’indagine. Per i pm, come si legge, Pazzali, indagato, voleva “reperire qualche notizia” da banche dati “idonea a mettere in cattiva luce l’immagine di Letizia Moratti, favorendo così la candidatura di Attilio Fontana”.

Tra gli spiati anche Paolo Scaroni

Tra le persone “spiate”, attraverso una raccolta di informazioni riservate da banche dati strategiche, figura Paolo Scaroni, ex ad di Eni e presidente del Milan. È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare a carico di sei persone, tra cui il ‘super poliziotto’ Carmine Gallo.

Nel lungo elenco di nomi, che vengono a galla dalle imputazioni sulla presunta attività di dossieraggio, e di obiettivi degli accessi abusivi illeciti dell’associazione per delinquere ci sono anche Ginevra Csillaghy Furstenberg, figlia di Virginia (anche lei ‘spiata’), la nipote di Gianni Agnelli, morta nel 2023. E ancora, tra gli altri, Giovanni Gorno Tempini, ex presidente di Fiera Milano e numero uno di Cassa Depositi e Prestiti. Anche Massimo Ponzellini, banchiere ex presidente di Bpm, tra gli obiettivi.

Per quanto riguarda Scaroni, i presunti accessi abusivi su suoi dati sono relativi al 2022. E li avrebbe effettuati Giuliano Schiano, maresciallo della Guardia di Finanza, “in servizio presso la Sezione Operativa della Dia di Lecce”, destinatario di un’interdittiva di sospensione dall’attività, sulla base della misura cautelare del gip. Interdittiva applicata dal giudice anche a Marco Malerba, poliziotto che era in servizio al Commissiariato di Rho-Pero, nel Milanese.

Schiano avrebbe prelevato i dati di Scaroni dalla “Banca Dati Sdi del Ministero dell’Interno” e dalla “Banca Dati Punto Fisco dell’Agenzia delle Entrate”. Avrebbe agito per soldi su richiesta di Giulio Cornelli, “tecnico” della presunta banda, che “gestiva l’apparato informatico-telematico del gruppo” e ora ai domiciliari. E avrebbe, poi, trasmesso con “strumenti di comunicazione anche criptati” le informazioni “illecitamente esfiltrate dalle Banche Dati”.

In sostanza, secondo i pm, Enrico Pazzali, il proprietario della società di investigazioni Equalize, indagato, “chiedeva” a Carmine Gallo, l’ex poliziotto arrestato, “l’abusiva acquisizione dei dati”. Poi, Nunzio Calamucci, anche lui uno degli arrestati, “chiedeva a Cornelli di estrapolare” quelle informazioni e quest’ultimo lo faceva attraverso Schiano. Questo il meccanismo descritto nelle imputazioni.

‘Bucati’ i telefoni di Giovanni Gorno Tempini

Era entrata anche nei telefoni, tablet e pc di giornalisti che si occupano di temi economico finanziari di alcune delle più importati testate italiane, di esperti di comunicazioni o addetti alle relazioni esterne di istituzioni finanziarie italiane e pure, tra gli altri, di Giovanni Gorno Tempini, ex presidente Fiera Milano e presidente del cda di Cassa Depositi e Prestiti, l’organizzazione smantellata con gli arresti di ieri della Dda di Milano e della Dna che, dietro lo schermo della società di investigazioni private Equalize, ha profilato con accessi abusivi a banche bati strategiche parecchie migliaia di persone, in particolare del mondo economico finanziario.

Lo si legge nell’ordinanza del gip Fabrizio Filice che ha portato agli arresti domiciliari quattro persone, tra cui Carmine Gallo, l’ex super poliziotto che ha lavorato alle indagini su criminalità organizzata, sequestri di persona e sull’omicidio Gucci, e che risulta essere l’amministratore delegato della società di proprietà di Enrico Pazzali, il presidente di Fondazione Fiera indagato. In particolare sarebbero state acquisite “informazioni sui contatti dei titolari di tali sistemi e sui loro spostamenti nonché esfiltrando, mediante utilizzo delle parole chiave (…) le conversazioni WhatsApp intercorse tra loro e con terzi”. I dati raccolti illecitamente sarebbero stati poi assemblati in relazioni alterate o modificate in modo da occultare “la provenienza illecita” delle informazioni e soddisfare comunque l’interesse” dei clienti.

Arpe: ‘Incarico limitato a vicenda privata’

 “Il dr. Arpe è stupito perché si è trattato di un incarico professionale della famiglia limitato a una vicenda privata successiva alla scomparsa del padre. Ha dato e darà piena collaborazione agli inquirenti”. Lo scrive in una nota l’avvocato Davide Steccanella, legale del banchiere Matteo Arpe, indagato a Milano nell’inchiesta su una presunta attività illecita di raccolta di informazioni riservate da banche dati strategiche a livello nazionale.

Legale Del Vecchio: ‘E’ persona offesa’

“Dalle imputazioni preliminari e dall’esito negativo della perquisizione, il dottor Del Vecchio sembrerebbe essere piuttosto persona offesa. Altri, infatti, sarebbero eventualmente i responsabili di quanto ipotizzato dagli inquirenti”. E’ quanto scritto in una nota dal difensore di Leonardo Maria Del Vecchio, l’avvocato Maria Emanuela Mascalchi.

“ll dottor Leonardo Maria Del Vecchio – si legge nella nota – attende serenamente lo svolgimento delle indagini preliminari che auspica si concludano rapidamente in modo da poter subito dimostrare la propria totale estraneità ai fatti e l’infondatezza delle accuse ipotizzate a proprio carico”.

Fonte: Ansa, 28/10/2024


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