Le mani del governo sulla Rai. Autonomia e indipendenza del servizio pubblico sempre più in pericolo
Il Governo continua a mettere le mani sulla Rai. Questa volta nei conti, con un preoccupante salto di qualità che assomiglia a un commissariamento. Prima taglia il canone spostando una quota in fiscalità generale, poi interviene con una legge di bilancio per decidere le politiche del personale.
Mentre l’Europa approva il Media Freedom Act che impone autonomia, di governance e di risorse, ai Governi, l’Italia trasforma il Servizio Pubblico in TV di Stato al guinzaglio dell’esecutivo.
È urgente una riforma che garantisca alla Rai quella indipendenza di gestione che consenta di non far lievitare i costi con continui avvicendamenti di vertici e direzioni a ogni elezione politica o amministrativa. In tre anni abbiamo avuto tre amministratori delegati, tre ricambi di dirigenti e direttori di Testata dovuti esclusivamente che agli equilibri dei partiti invece che agli equilibri di bilancio. Nessuna politica industriale o di prodotto, se non il posizionamento di conduttori, programmi e direttori, graditi al governo di turno. Ora i tagli, come era prevedibile si abbattono sui dipendenti, già mortificati da politiche del personale che hanno regolarmente escluso ogni forma di valorizzazione del patrimonio umano e professionale dell’Azienda.
Si parla inoltre di tagli quando ancora non è stato aperto il confronto con i sindacati sul piano industriale e su quello dell’informazione. Tra pochi giorni ci saranno gli Stati Generali della Rai, ma a preoccupare, mentre si discute sul futuro, è già il presente con gli ascolti di programmi e tg in calo. Un segnale inequivocabile di un prodotto Rai che va ripensato non con un mucchietto di slide, ma attraverso un confronto ampio e articolato con i sindacati. Da tempo abbiamo chiesto un incontro urgente con l’AD che è ancora non è avvenuto.
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