La mail, che cosa c’era davvero scritto, le reazioni esorbitanti
Vogliamo consentire a tutti di valutare con sincerità e senza surreali strumentalizzazioni il contenuto di una riflessione del giudice Marco Patarnello che ha provocato reazioni delle massime istituzioni politiche e di alcuni organi d’informazione del tutto esorbitanti rispetto a ciò che realmente è stato scritto.
Iniziamo con una semplice considerazione: a chi parla di complotto ordito contro la maggioranza di governo sfugge il semplice fatto che un complotto non si prepara annunciandolo in una mailing-list, quella di tutti i magistrati dell’Anm, con migliaia di accessi (da cui chiunque può prelevare qualsiasi contenuto e passarlo a un giornalista).
Incuriosisce la distratta lettura di un esponente politico che annunciando addirittura un’interrogazione parlamentare parla di “mail mandata agli altri esponenti di Magistratura democratica”: se avesse avuto la pazienza di leggere prima di dichiarare avrebbe capito che di tutt’altro si trattava.
La mail di cui si parla si inserisce in una discussione in cui sono state espresse molte e diverse opinioni, alcune delle quali anche più dirette e forti, e che derivavano dallo sconcerto – tra tutti i magistrati e non certo solo tra quelli di Magistratura democratica – per le reazioni di rappresentanti delle istituzioni governative di fronte ad alcune pronunce in materia di immigrazione che non un fine giurista ma anche un semplice attento lettore di giornali avrebbe potuto facilmente prevedere: se il “modello Albania” confligge con le regole a cui l’Italia aderisce, ad esse è destinato a cedere, con buona pace di chi a quel “modello” affida parte delle sue chances politiche. Nè i giudici, nel decidere sui diritti delle persone, devono o possono farlo solo come fa piacere a chi governa.
Nel merito la mail riconosce alla Presidente del Consiglio di non muoversi per interessi personali ma in base a una visione politica; che è politicamente forte e sostenuta da una maggioranza forte; che la sua visione della giurisdizione non è condivisibile e che mette in discussione l’assetto costituzionale; che i magistrati non devono fare opposizione politica ma essere uniti e fare chiarezza su quello che può compromettere i diritti dei cittadini.
Vista così – cioè com’è in realtà – la mail che ha suscitato reazioni estreme corrisponde semplicemente a un’esigenza di discussione pubblica che in una democrazia costituzionale è necessaria. Non “consentita” da chi governa. Necessaria.
L’Esecutivo di Magistratura democratica
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Marco Patarnello, sulla mailing-list Anm, il 19 ottobre 2024 alle 18.32
Indubbiamente l’attacco alla giurisdizione non è mai stato così forte, forse neppure ai tempi di Berlusconi. In ogni caso oggi è un attacco molto più pericoloso e insidioso per molte ragioni. Innanzitutto perché Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte.
E rende anche molto più pericolosa la sua azione, avendo come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto. In secondo luogo perché la magistratura è molto più divisa e debole rispetto ad allora. E isolata nella società.
A questo dobbiamo assolutamente porre rimedio. Possiamo e dobbiamo farlo. Quanto meno dobbiamo provarci.
Sull’isolamento sociale non abbiamo il controllo ma sul tema della compattezza interna possiamo averlo. Non è accettabile chinare le spalle ora o che qualcuno si ritagli uno spazio politico si danni dell’intera magistratura.
In terzo luogo la compattezza e omogeneità di questa maggioranza è molto maggiore che nel passato e la forza politica che può esprimere è enorme e può davvero mettere in discussione un assetto costituzionale ribaltando principi cardine che consideravamo intangibili.
Come corollario di questa condizione politica, anche l’accesso ad un’informazione decente è ancora più difficile dell’era di Berlusconi. Quindi il pericolo per una magistratura ed una giurisdizione davvero indipendente è altissimo. Dobbiamo essere uniti e parlare con chiarezza. Non dobbiamo fare opposizione politica ma dobbiamo difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini ad un giudice indipendente. Senza timidezze.
Dobbiamo pretendere che il CSM apra un dibattito al proprio interno e deliberi una reazione chiara e netta. Che anche l’ANM mostri il proprio approccio unitario e fermo. Ieri ho sentito un buon Santalucia, pacato ma piuttosto chiaro. Vorrei che si sentisse chiaramente che rappresenta tutta la magistratura.
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