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Nelle pance degli adolescenti

Donatella D’Acapito il . Cultura, Diritti, Giovani, Istituzioni, Salute, Società

Mamme giovanissime, di 14 o 15 anni, che sfoggiano pancioni su TikTok quasi fossero gli ultimi accessori glamour comprati. Alunni che mi raccontano di situazioni del genere fra i loro amici trattandole come cose inevitabili.

I protagonisti di queste storie parlano di scelte coraggiose – e di coraggio ce ne vuole sì tanto, per vivere una gravidanza a quell’età. Ma coraggio di chi? Della futura mamma? Della famiglia che le sta accanto? Del papà, spesso anche lui troppo giovane?

Qualcosa stona, nella narrazione, e questo qualcosa – purtroppo – mi sembra abbia a che fare con una realtà sociale che intrappola questi ragazzini in copioni già scritti. Senza nessun tipo di giudizio o stigma, mi risulta difficile associare queste immagini alla cultura della vita.

Perché accanto al coraggio sbandierato (che somiglia all’inconsapevolezza), c’è l’amarezza di vedere famiglie rassegnate a queste gravidanze, così come un genitore si rassegna all’idea che un figlio nella vita l’influenza prima o poi la prenderà. Solo che una gravidanza non è un qualcosa che piove dall’alto.

Il discorso è più complesso di quello che appare e lo diventa in maggior misura quando conosci direttamente le persone. Mi commuove ascoltare la storia di chi prima decide di “buttare via” il bimbo che aspetta (parole usate da A. quando l’amica le chiedeva conto del fatto che fumasse in gravidanza) e poi ci ripensa sul lettino dove avrebbe dovuto invece abortire. E fa tenerezza vedere il futuro papà che si divide fra scuola e lavoro, mentre nella testa e nella pancia vive il contrasto fra il voler stare ancora con i coetanei e calarsi nel nuovo ruolo. Un ragazzo come tanti, ma che mi dice che una guida è qualcuno che si prende cura di te.

L’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma riporta che le ragazze con livelli di scolarizzazione inferiori hanno cinque volte più probabilità di avere una gravidanza rispetto alle ragazze della stessa età che hanno accesso a studi superiori. Questo ha a che fare sia con il reddito delle famiglie, che con l’idea che le stesse hanno del ruolo che una ragazza deve ricoprire. Insomma, giovani donne che partono già sconfitte: per una situazione sociale che hanno ereditato e per una collocazione futura a cui dovrebbero aderire.

Ma gli adolescenti negli schemi non ci vogliono stare e se non li ascoltiamo, se non li accompagniamo nella loro collocazione, ci troveremo ragazzi convinti che l’atto eclatante possa essere utile a sparigliare le carte. Fin dove ci si può spingere, però, quando si è immersi in realtà virtuali, dove i confini si possono superare senza effetti collaterali, se non quello di essere più visti?

Abbiamo cresciuto una generazione in cui le conseguenze non sono percepite, o perché tanto c’è qualcuno che può risolvere la situazione, oppure perché ci si rassegna all’ineluttabilità del destino. Sono saltati i confini e ci si spinge alla sperimentazione, anche quando c’è la vita in ballo.

C’è un video che ho visto varie volte. All’inizio mi sfuggiva perché mi colpisse tanto, poi ho capito: si vede il volto di una ragazzina con sotto la didascalia: “Mia madre: – Sei incinta? Mi vergogno di te!”; poi il video cambia e le foto di una giovane nonna che coccola amorevolmente un bimbetto sono accompagnate da: “Sette mesi dopo, sempre mia madre”.

In quelle frasi ho letto il terrore di una ragazzina che chiedeva alla mamma se continuava ad amarla al di là di ciò che aveva fatto; c’era una richiesta di attenzione e una attestazione di un possibile nuovo inizio. Solo che il nuovo inizio non può passare per un’altra vita, soprattutto quando ancora hai bisogno di capire dove andrà la tua.

Un genitore è una guida e una guida si prende cura di te. Ci sono troppi adulti che faticano a smettere i panni degli adolescenti narcisisti: se non riescono a farlo per i figli, spesso son costretti a farlo per i nipoti.

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