La Commissione antimafia della Colosimo e la Procura di Caltanissetta fanno lo stesso lavoro?
In ripetute occasioni avevamo suonato piccoli campanelli d’allarme sull’attuale Commissione parlamentare antimafia, ormai adoperata dalla maggioranza di centro destra come fosse una clava di cui disporre a piacimento contro i propri avversari.
Già il fatto che ci siano “avversari” in un organismo che – almeno sulla carta – dovrebbe occuparsi di arginare il fenomeno delle mafie, la dice molto lunga sugli intendimenti, reali ma non dichiarati ufficialmente, degli esponenti di centro destra.
L’abbiamo scritto spesso. Avere ridotto il focus investigativo all’unica strage di via d’Amelio, ignorando deliberatamente le stragi che la precedettero – e si parla, fra l’altro, della strage di Capaci -, ha creato una concatenazione di polveroni, con lo stillicidio di annunci ad effetto di cui il cittadino normale non riesce più a cogliere né senso generale né finalità investigative.
Pare sia entrato in azione un demone animato da volontà distruttrice, volto a mettere in discussione le certezze anche più granitiche di questi ultimi decenni: si annuncia infatti una clamorosa “caduta degli Dei” che, però, non si capisce cosa abbia a che vedere con la morte di Paolo Borsellino. Non vogliamo dare valutazioni su processi e inchieste in corso a Caltanissetta sulla strage di via d’Amelio.
Solo alla fine avremo la risposta alla domanda delle domande: perché fu ucciso Paolo Borsellino?
Per essere venuto a conoscenza della trattativa Stato-Mafia o perché aveva iniziato a smuovere le acque sul filone di mafia e appalti?
Quello che sin da oggi si può dire è che si è creata una sovrapposizione perversa fra le indagini della Commissione parlamentare e il lavoro della Procura di Caltanissetta. Ed è ormai di solare evidenza che il vicendevole appiattimento non giova né all’una né all’altra.
C’è, nel mezzo, la famiglia di Paolo Borsellino.
Schierata, come è noto, in maniera differente quanto all’autentico movente della strage. Sarebbe bene, però, che la Commissione parlamentare mantenesse una sua equidistanza rispetto alle aspettative, pur umanamente legittime, dei familiari delle vittime.
Quanto sta accadendo a Roberto Scarpinato, ex magistrato e senatore 5 Stelle, e qui ne diamo notizia, dimostra che a qualcuno il gioco sta scappando di mano. Continuando con l’attuale andazzo, sarà inevitabile chiedersi a cosa serva davvero la Commissione parlamentare antimafia nel 2024.
Fonte: AntimafiaDuemila
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