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Processo Agostino, Nino Morana: “Oggi Nonno Vincenzo avrebbe tagliato la barba”

Aaron Pettinari e Jamil El Sadi * il . Diritti, Giustizia, Mafie, Memoria, Sicilia

Il commento del nipote dopo la sentenza di condanna di Gaetano Scotto.

Abbracci, lacrime e gioia trattenuta. È l’immagine indelebile che ha accompagnato la lettura della sentenza con cui i giudici della Corte d’Assise di Palermo, presieduti da Sergio Gulotta, hanno condannato all’ergastolo il boss dell’Acquasanta Gaetano Scotto per il duplice omicidio Agostino-Castelluccio, e assolto dall’accusa di favoreggiamento Francesco Paolo Rizzuto.

I pubblici ministeri Domenico Gozzo e Umberto De Giglio abbracciati con la procuratrice generale Lia Sava; i familiari Agostino abbracciati fra loro; il loro legale, l’avvocato Fabio Repici con Don Luigi Ciotti. In questi 4 anni di processo si sono seduti in tanti sul banco degli imputati. Ex agenti dei servizi segreti come Bruno Contrada, commissari di polizia, ex colleghi di Nino Agostino come Guido Paolilli, collaboratori di giustizia e tanti altri.

Resta il nodo alla gola, perché 35 anni sono troppi per avere giustizia per la morte dell’agente di Polizia Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio (incinta), uccisi il 5 agosto ’89 a Villagrazia di Carini (Palermo).

Pesa l’assenza di Vincenzo Agostino e Augusta Schiera, genitori dell’agente che hanno dato la vita per cercare verità e giustizia sulla morte del figlio, della nuora e del bimbo mai nato. Due monumenti dell’antimafia che hanno girato in lungo e in largo per l’Italia per testimoniare il loro dolore, in una incessante corsa contro il tempo, mentre la giustizia camminava lenta e a volte in senso contrario.

Lei chiese di scrivere sulla sua tomba “qui giace Augusta Schiera, mamma del poliziotto Antonino Agostino, in attesa di verità anche dopo la morte”. Lui, invece, promise sulle tombe del figlio e della nuora che non avrebbe tagliato barba e capelli fino a quando non avrebbe ottenuto verità e giustizia. E così fu, per entrambi.

È una vittoria della memoria di Vincenzo e Augusta, che, con il loro impegno titanico di decenni della loro vita spesi alla ricerca della verità, hanno consentito alla giustizia italiana oggi di mantenere una sua dignità” ha detto Repici. “È solo grazie a loro che noi siamo qua – ha detto Nino Morana Agostino, nipote di Vincenzo –. Oggi mio nonno avrebbe tagliato la barba. Penso che ce la stiamo metaforicamente tagliando tutti assieme a lui“. E poi un appello ai boss Scotto e Madonia (anche lui condannato all’ergastolo in un procedimento parallelo con rito abbreviato): “Collaborate. Fate luce sui punti oscuri di questo duplice omicidio. Pulitevi la coscienza e date pace a noi familiari“.

La ricerca della verità continua. “Voglio sapere chi sono i ‘pupari’, come li chiamava mio nonno, dietro all’omicidio di mio zio – ha continuato Nino –. Chi sono dunque i mandanti esterni di questo duplice delitto. Di che apparati fanno parte?”. Sembra di risentire Vincenzo in quelle parole. D’altronde la grinta è la stessa. E la tenacia pure.

Nino ha proprio lo sguardo determinato dei nonni. Ed è senza barba, proprio come sarebbe stato Vincenzo oggi. Senza barba né capelli lunghi, ma con una verità e una giustizia – seppur parziale – a scaldare il cuore e a rasserenare il suo spirito e quello di sua moglie tormentati da una barbarie mafiosa e non solo.

* Antimafia Duemila, 07/10/2024

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Omicidio Nino Agostino e Ida Castelluccio, condanna all’ergastolo per il boss Scotto

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