Russia, la richiesta di arresto degli inviati Rai va considerata carta straccia
Inviati ancora sotto il tiro di chi odia la libertà di informazione.
Nel giorno dell’anniversario dell’assassinio di Anna Politkovskaja, restato senza mandanti, i giudici di Putin hanno inviato richiesta di estradizione per gli inviati della Rai Stefania Battistini e Simone Traini, accusati di ingresso non autorizzato in Russia. Rischiano sino a cinque anni di carcere ma, soprattutto, rischiano di essere arrestati semmai dovessero mettere piede in uno dei paesi legati a Mosca.
La vera accusa, ovviamente, è quella di aver esercitato il diritto di cronaca e di aver tentato di illuminare quello che doveva e deve restare oscurato, esattamente quello che continua ad accadere a Gaza, nell’indifferenza quasi generale, politica e mediatica.
Stefania Battistini e Simone Traini hanno fatto benissimo ad oltrepassare il confine, per noi questo principio vale sempre, comunque e dovunque, anche in Italia. Del resto la stessa Corte europea ha sancito il principio che nessuna norma, nessun bavaglio può impedire la pubblucazione di immagini e di documenti che abbiano il requisito del pubblico interesse e della rilevanza sociale.
La richiesta inviata dalla Russia all’Italia va considerata carta straccia e buttata nel più vicino cestino dei rifiuti.
Dal momento che nel governo italiano, a cominciare da Salvini, non mancano i filoputiniani veri, non quelli finiti nelle finte e fasulle liste di proscrizione, non dovrebbe essere difficile spiegare all’ambasciatore russo che quella richiesta non è solo provocatoria, ma anche offensiva, lesiva del rapporto tra i due Stati, da ritirare immediatamente.
La stessa durezza dovrà essere praticata nei confronti dell’aggressione contro Lucia Goracci, Marco Nicois e la troupe del Tg3 al confine tra Libano e Israele che ha causato la morte per infarto della guida locale Ahmad. Lucia e la sua squadra stavano cercando di documentare i bombardamenti israeliani e i massacri in atto.
Chi ha sparato? Chi ha cercato di allungare l’elenco del “giornalisticidio” che ha insanguinato prima Gaza, ora il Libano?
Sino ad oggi il governo italiano non ha ritenuto di aprire bocca su questo conflitto e su questi confini, e non ha aderito all’appello per consentire a giornaliste e giornalisti di “illuminare” le tante oscurità dell’esercito israeliano. Sino a quando?
Il Fatto Quotidiano, il blog di Beppe Giulietti
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