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Repubblica, arriva Orfeo: silenzio sugli scioperi per pubblicità nelle notizie

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Nel suo editoriale d’addio a la Repubblica (“Informazione di qualità e coraggio di innovare”), dopo 4 anni e mezzo di Direzione, Maurizio Molinari parla del percorso della testata, iniziato dal fondatore Eugenio Scalfari, “a cui hanno contribuito le Direzioni dei miei predecessori Ezio Mauro, Mario Calabresi e Carlo Verdelli”. Dopo aver augurato buon lavoro al suo successore Mario Orfeo e aver ringraziato l’Editore Gedi. 

Molinari non nomina mai né l’Ucraina né la Russia. Né Israele, né la Palestina, anche se durante la sua Direzione ci sono state uscite dovute proprio alla linea di grande attenzione per Israele. Come quella del mitico inviato Bernardo Valli, al quale era stato chiesto di cambiare l’attacco di un pezzo sulla politica di Tel Aviv; come quella di Gad Lerner; come quella di Raffaele Oriani, che lasciò Il Venerdì per “la reticenza sulla strage a Gaza”. Molinari critica piuttosto “i più temibili nemici al momento in circolazione: populismo e autocrazie”.

Sette ottobre

L’addio di Molinari porta la data del 7 ottobre, il giorno dell’attacco di Hamas agli insediamenti israeliani attorno a Gaza. 

Nel suo editoriale di arrivo, l’8 di ottobre Mario Orfeo (“Noi, i lettori e un’idea di Paese senza rancore”) nomina il fondatore Scalfari, nomina l’Editore di allora Carlo Caracciolo, nomina Ezio Mauro: con tutti Orfeo ha lavorato a Repubblica alla fine del ‘900. Nomina Molinari perché farà parte dell’”autorevole squadra degli editorialisti” del giornale, trascura Calabresi e Verdelli. E ringrazia Gedi, che lo ha chiamato e gli ha “dato fiducia e libertà di mandato”. Neanche lui cita mai Ucraina, Russia, Israele e Palestina. Dice che “solo chi è in malafede può confondere aggressori e aggrediti o regimi e democrazie” e che “allo stesso modo non deve essere consentito a nessuno di chiudere gli occhi davanti alle stragi quotidiane di civili innocenti, madri e bambini”. 

Articoli pagati

Inoltre, va sottolineato, Orfeo (così come Molinari) non dice una parola sui motivi che hanno portato la redazione de la Repubblica a proclamare due giorni di sciopero il 25 e 26 settembre: intrusione di Gedi nella realizzazione dei pezzi su “Italian Tech Week”, convegno a Torino sulle start up di nuove tecnologie, e articoli pagati dalle aziende e presentati sotto forma giornalistica. Una battaglia del Comitato di redazione e dell’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti per l’indipendenza dell’informazione e la trasparenza nei confronti dei lettori. 

Non una parola sulla battaglia che ha portato alla fine della Direzione Molinari e all’inizio della Direzione Orfeo.   

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