Gli ultras, la politica e l’ombra delle mafie
Le mani della criminalità sullo sport. Società e politica aprano gli occhi. Ingaggi milionari e sponsorizzazioni attirano l’interesse delle organizzazioni mafiose. Il fenomeno non risparmia i settori dilettantistici: rappresentano un canale di consenso sociale. Da decenni le inchieste hanno messo in luce un sistema diffuso che si arricchisce con il calcio. Champions 2023: il business lucrava la bellezza di 520 euro per ogni biglietto.
Eurispes, fra gli istituti italiani di ricerca uno dei più affidabili, premette che il problema non è nuovo ma è esploso negli ultimi tempi. Parliamo delle infiltrazioni inquinanti nel mondo dello sport, dovute alla crescita esponenziale dei numeri degli investimenti e dei profitti per effetto di ingaggi milionari, sponsorizzazioni miliardarie e globalizzazione delle più rilevanti competizioni. Mentre a fronte di numeri enormi si registra una disciplina giuridica ancora inadeguata.
Se ciò vale in particolare per lo sport professionistico, non meno rilevante è il pericolo per lo sport dilettantistico. I grandi numeri dei praticanti non professionisti sono infatti considerati, anche dai portatori di interessi illeciti, un canale di penetrazione nella società e di costruzione di consenso sociale.
In estrema sintesi (anche nel nostro Paese, dove la popolarità del calcio lo rende bersaglio privilegiato), sport professionistico e sport dilettantistico sono da tempo aree a grande rischio di contaminazione e inquinamento. A risentirne è lo sport in sé, come insieme di valori e come oggetto delle aspettative di una moltitudine di adolescenti, di giovani e meno giovani impegnati a praticarlo e a seguirlo sotto varie forme.
Da decenni varie inchieste hanno messo in luce un sistema diffuso che si arricchisce con il calcio: gestendo scommesse, partite truccate, riciclaggo, bagarinaggio, controllo dei servizi fuori e dentro gli stadi. Ma l’aggravamento del problema ha recentemente portato la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo ad attivare un gruppo di magistrati incaricati di seguire i casi di infiltrazione criminale ed eversiva nelle società calcistiche e nelle curve.
Vi è poi tutto l’universo del tifo. Fin dagli anni Novanta nelle curve è pesantemente presente la malavita, ma oggi il fenomeno è più esteso e più infiltrato dalle mafie vere e proprie. Luigi Ciotti, con Libera, ha denunciato il pericolo che le curve degli stadi siamo sfruttate per il mercato di stupefacenti; il merchandising; il bagarinaggio; il business dei parcheggi o dei paninari (attraverso persone di propria fiducia o pretendendo una quota degli introiti).
Gestendo il rapporto con le tifoserie (spesso politicamente orientate, e non solo a destra) si può guadagnare anche un consenso sociale utile per agire in modo indisturbato nell’illegalità, o per trasformarlo in consenso politico. Ciò può tradursi nella tendenza a concedere impunità al tifo violento e ai reati commessi nelle curve.
In questo quadro si è ora inserita l’operazione “Doppia curva” della P.D.A. di Milano, riguardante le due tifoserie – milanista e interista – dello stadio Meazza, che ha portato a 19 arresti (tre domiciliari, 16 in carcere). L’imputazione è, tra l’altro, di associazione a delinquere semplice per esponenti dell’una e dell’altra tifoseria, con l’aggravante di mafia per la sola parte interista.
Secondo l’accusa, negli ultimi due anni le due curve hanno stabilito un patto di non belligeranza per detenere le chiavi di un impero di affari illeciti: la traduzione in cifra concreta di quanto si è detto in via generale nella prima parte di questo articolo.
Emblematico quanto verificatosi nel maggio 2023 in relazione alla semifinale Champions League che di fatto era un derby Inter-Milan. In un primo momento erano stati messi a disposizione 800 biglietti, lievitati a 1500 per le forti pressioni dei tifosi.
Una telefonata intercettata rivela che chi gestisce il businnes lucra la bellezza di 520 euro per ogni biglietto, essendo 80 il prezzo base e 600 quello di vendita al pubblico, con un mega guadagno di migliaia di euro.
Si capisce allora come anche la criminalità organizzata stia addosso al Meazza. Troviamo varie famiglie ndranghetiste, in particolare quella facente capo ad Antonio Bellocco di Rosarno (ucciso il 4.9 scorso a Cernusco sul Naviglio a coltellate da Andrea Beretta, anch’egli capo ultrà dell’Inter) e altre riferibili ai Morabito di Africo e ai Mancuso di Limbadi.
Alla luce di quanto fin qui esposto è fin troppo chiaro che la politica e le società sportive devono aprire gli occhi e affrettarsi a chiudere le falle da cui tracimano veleni.
Innanzitutto conducendo la problematica delle attività illecite nello sport su un livello di primo piano nell’Agenda globale. Poi, va da sé che l’Italia deve dotarsi di strumenti operativi efficaci per il contrasto dei fenomeni illeciti nello sport. Ma non trattandosi di poveracci che rappresentano solo se stessi, dubito fortemente che ciò possa avvenire.
Fonte: La Stampa, 07/10/2024
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