Perugia, confermata calunnia in appello, dopo denuncia archiviata a cronista
Per Iolanda Caponecchi, legale del giornalista, è “Una sentenza storica”.
Soddisfazione da parte dell’esecutivo del Consiglio nazionale dell’Ordine per la conferma da parte della Corte d’appello di Perugia della condanna a un anno e quattro mesi di reclusione per calunnia (pena sospesa) a carico dell’ex consigliere della Spoleto Credito e servizi Leodino Galli accusato di avere denunciato per diffamazione a mezzo stampa il giornalista spoletino Carlo Ceraso nei confronti del quale era stata però disposta l’archiviazione del procedimento.
Quindi lo stesso pm aveva avviato il procedimento a carico dell’attuale imputato. Al processo si erano costituiti parte civile l’Ordine dei giornalisti dell’Umbria con la Federazione nazionale della stampa e l’Associazione stampa umbra che hanno espresso “grande soddisfazione per la sentenza”. Per loro è stato disposto un risarcimento di 5 mila euro ciascuno.
Ceraso era stato querelato per alcune notizie pubblicate sul sito Tuttoggi, sostenendo la veridicità della sua ricostruzione. “Sono veramente soddisfatta per l’esito di questo giudizio d’appello che conferma la bontà della sentenza del Tribunale di Spoleto” ha commentato l’avvocata Iolanda Caponecchi, legale di Ceraso. “Una sentenza che anche in secondo grado si conferma storica – ha aggiunto – in quanto il procedimento per calunnia è stato avviato d’ufficio a seguito della querela per diffamazione con trasformazione del querelante in indagato prima e imputato poi”. “
Oggi si ribadisce che il diritto di cronaca e la libertà di stampa sono principi intangibili della nostra professione e della democrazia di questo Paese” hanno commentato la segretaria e il presidente della Fnsi Alessandra Costante e Vittorio Di Trapani e i presidenti di Asu Massimiliano Cinque e Odg dell’Umbria Mino Lorusso. “La sentenza – hanno aggiunto – è un passo importante sul fronte della lotta alle querele bavaglio ma c’è ancora parecchio da fare e la partita non è affatto vinta. Resta infatti l’assoluta urgenza di una norma contro le querele bavaglio, come richiesto anche dall’Europa. Quello di oggi tuttavia è un fatto per certi versi storico che deve fungere da esempio in un momento molto difficile per la professione in Italia nel quale i tentativi di comprimere il diritto di cronaca e quello dei cittadini ad essere correttamente informati sono purtroppo evidenti”.
Fonte: Ordine dei Giornalisti
Perugia, calunnia a giornalista: condanna confermata in appello. La soddisfazione di Fnsi, Asu e Odg Umbria
La vicenda riguarda il cosiddetto ‘Caso Ceraso’, il collega umbro vittima di un tentativo di querela bavaglio finito male per il querelante. «Ribadito che il diritto di cronaca e la libertà di stampa sono principi intangibili della nostra professione e della democrazia di questo Paese », rilevano sindacato e Ordine.
Federazione nazionale della Stampa italiana, Associazione Stampa Umbra e Ordine dei giornalisti dell’Umbria esprimono «grande soddisfazione per la sentenza emessa oggi, martedì 17 settembre 2024, dalla Corte di Appello di Perugia sul cosiddetto ‘Caso Ceraso’, il giornalista umbro vittima di un tentativo di querela bavaglio finito male, come noto, per il querelante, Leodino Galli, ex consigliere di amministrazione della Spoleto Crediti e Servizi rinviato a giudizio e condannato per calunnia dopo l’archiviazione della querela da parte del giudice».
La Corte d’Appello ha respinto totalmente il ricorso di Galli, confermandone la condanna a 1 anno e 4 mesi e il risarcimento danni da quantificare in sede civile ma con una provvisionale di 10 mila euro a favore del giornalista.
Nel processo si erano costituiti parti civili la Fnsi, l’Associazione Stampa Umbra e l’Ordine dei giornalisti dell’Umbria per i quali era stato disposto un risarcimento di 5mila euro ciascuno.
«Quella di primo grado era stata una sentenza molto importante sia a livello regionale che nazionale. Oggi si ribadisce che il diritto di cronaca e la libertà di stampa sono principi intangibili della nostra professione e della democrazia di questo Paese», dicono la segretaria generale e il presidente della Fnsi, Alessandra Costante e Vittorio di Trapani, e i presidenti di Asu Massimiliano Cinque e Odg dell’Umbria Mino Lorusso.
«La sentenza è un passo importante sul fronte della lotta alle querele bavaglio – continuano sindacato e Ordine – ma c’è ancora parecchio da fare e la partita non è affatto vinta. Resta infatti l’assoluta urgenza di una norma contro le querele bavaglio, come richiesto anche dall’Europa. Quello di oggi tuttavia è un fatto per certi versi storico che deve fungere da esempio in un momento molto difficile per la professione in Italia nel quale i tentativi di comprimere il diritto di cronaca e quello dei cittadini ad essere correttamente informati sono purtroppo evidenti».
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