Voti e mafia nel trapanese, arrestati l’ex senatore Papania e l’ex vice sindaco di Alcamo
Operazione contro le cosche di Alcamo, Castellammare del Golfo e Trapani.
C’è anche l’ex senatore alcamese Nino Papania tra le dieci persone arrestate nella notte in provincia di Trapani. Accusa pesante, quella di scambio elettorale politico mafioso. Arrestato anche l’imprenditore ed ex vice sindaco di Alcamo, Pasquale Perricone.
L’operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo è stata condotta dalla Polizia di Stato, dalle Squadre Mobile di Trapani e Palermo, dal Sisco e dal Servizio Centrale Operativo. Gli arrestati sono tutti residenti in provincia di Trapani, gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, nonché traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi.
Il provvedimento riguarda una indagine risalente al 2021 e che è stata via via aggiornata, e ha riguardato anche aspetti legati alla latitanza di Matteo Messina Denaro. L’indagine avrebbe consentito di documentare gli assetti e il rinnovato dinamismo criminale delle “famiglie” mafiose di Alcamo e Calatafimi, in seguito all’arresto dei numerosi esponenti storicamente al vertice delle stesse cosche.
In particolare, nel tentativo di colmare il vuoto progressivamente creatosi, la famiglia mafiosa alcamese avrebbero individuato il nuovo vertice in un pregiudicato locale, che avrebbe esercitato la reggenza valendosi di numerosi sodali. L’ordine di arresto ha così raggiunto il nuovo presunto capo, Francesco Coppola. L’indagine avrebbe consentito di attribuire analogo ruolo di reggente ad altro pregiudicato di Calatafimi, ritenuto a capo di quella famiglia mafiosa.
In tale ambito, le investigazioni hanno consentito di ricostruire una serie di condotte di natura estorsiva, alcune consumate altre solo tentate, in danno di imprenditori locali – tra i quali un imprenditore di Castellammare del Golfo, con interessi nel settore della distribuzione alimentare e del mercato immobiliare, e due imprenditori alcamesi attivi nel settore dell’edilizia, del movimento terra e della commercializzazione di autovetture – consistite, secondo le risultanze investigative, nel paventare condotte ritorsive qualora le vittime non avessero versato, nelle mani di un uomo di fiducia del capo famiglia alcamese, la somma di 50 mila euro.
Ulteriori condotte estorsive sarebbero state consumate in territorio alcamese nei confronti del titolare di un maneggio, costretto ad abbandonare l’azienda in seguito a contrasti insorti con un soggetto vicino al sodalizio.
La minaccia di condotte ritorsive avrebbe poi costretto un buttafuori trapanese ad abbandonare il proprio impiego presso un esercizio commerciale di questo capoluogo in favore del figlio di un noto pregiudicato del posto, destinatario del provvedimento cautelare.
L’inchiesta ha inoltre documentato l’esistenza di un connubio affaristico – mafioso in grado di condizionare, anche dietro corrispettivo in denaro, il libero esercizio del consenso elettorale, facendo emergere la capacità dell’organizzazione di indirizzare il voto locale in favore del candidato alcamese, Angelo Rocca, coordinatore provinciale del movimento politico “VIA”, fondato dall’ex senatore Papania (non coinvolto nelle indagini) contro il quale le contestazioni lo riguardano quale promotore di una richiesta di voti alla famiglia mafiosa, dietro un compenso in denaro pari a circa 3 mila euro, in occasione delle elezioni regionali siciliane del settembre.
Con Papania è stato anche arrestato l’ex vice sindaco di Alcamo, Pasquale Perricone. Il nome di Papania nel tempo è comparso anche in altre indagine su scambio di voto e violazione dei sistemi informatici delle forze dell’ordine. Esponente storico del Pd, da tempo Papania ha lasciato i dem, per collocarsi nell’ambito del centrodestra, avvicinandosi parecchio all’ex governatore Raffaele Lombardo. Alle ultime elezioni europee il suo gruppo ha sostenuto Forza Italia e la candidata Caterina Chinnici.
L’indagine ancora una volta ha messo in evidenza la grande capacità di Cosa nostra trapanese nell’infiltrarsi nel tessuto politico locale. Trapani, dove la mafia ha scelto dopo le stragi e guidata da Matteo Messina Denaro, la strategia della sommersione, una mafia borghese, che ha abbandonato le coppole e le lupare.
Fonte: Alqamah
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