Lucia Musti, magistrato coraggioso e combattente
Lucia Musti, designata dal CSM come nuovo Procuratore generale presso la Corte d’appello di Torino, si insedia oggi.
Per la nostra città è sicuramente un buon “acquisto”. Al riguardo, vorrei sottolineare in modo particolare l’ultimo segmento, prima dell’arrivo a Torino, della sua apprezzata carriera di magistrato.
Vi sono in Italia uffici giudiziari in cui nessuno vuole andare perché “scomodi” sotto vari profili. E per farli funzionare il CSM deve destinare ad essi magistrati di prima nomina, gli unici che l’ordinamento consente di assegnare d’ufficio. Ebbene, proprio in uno dei meno “appetiti” di questi sfortunati uffici, la Procura della Repubblica di Gela, Lucia Musti, lasciando sedi ben più agevoli, ha volontariamente chiesto l’applicazione come semplice sostituto per sei mesi, accettando poi alcune proroghe sicché l’applicazione è durata complessivamente due anni, durante i quali si è anche trovata – di fatto – a dover dirigere l’ufficio.
Gela è città siciliana di frontiera in terra di mafia, un avamposto pericoloso con problemi (non solo di criminalità organizzata) di complessa e delicata gestione. Parafrasando Dino Buzzati, una specie di Fortezza Bastiani, ma con intorno non un deserto bensì un territorio abitato da Tartari agguerriti.
Scegliere volontariamente di andare a operare in una sede come Gela significa interpretare il proprio ruolo in maniera non burocratica, ma con etica della responsabilità e del risultato nel rispetto delle regole. Non accontentarsi di avere “le carte a posto”, ma perseguire il bene comune con spirito di servizio e sacrificio, disposti a mettersi in gioco con altruismo e coraggio.
In sostanza l’esperienza di Gela è stata un ottimo viatico, una significativa esperienza di aiuto conforto e sostegno per il nuovo incarico di Torino.
Viviamo una stagione difficile, contrassegnata da una forte diminuzione della fiducia nella giustizia.
Intorno a noi uno scempio quotidiano di legalità, reso ancora più acuto da immunità e condoni. Tempi biblici e costi insostenibili di un processo farraginoso e incomprensibile trasformano in denegata giustizia il diritto dei cittadini, tutti, a una giustizia giusta. Fanno leva in molti le campagne di politici e media secondo cui i magistrati sono dei poco di buono e la giustizia non è altro che un campo di battaglia dove si consumano scontri e vendette politiche. Ne discende (come insegna Alessandro Galante Garrone) che in certe situazioni non basta, per un giudice, essere intellettualmente onesto e professionalmente preparato: per poter ricercare e affermare la verità, bisogna essere anche combattivi e coraggiosi.
Di queste doti ha saputo dar prova Lucia Musti. L’augurio è che possa operare allo stesso modo a Torino e nel distretto Piemonte – Val D’Aosta.
Fonte: Corriere della Sera/Torino
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