A Cristiano Cadoni e Gilda Ferrari il premio ‘Pio La Torre 2024’ per il giornalismo
La consegna venerdì 13 settembre a Bologna. La segretaria generale Fnsi, Alessandra Costante, all’iniziativa organizzata in collaborazione con Cgil e Avviso Pubblico: «Il diritto dei cittadini ad essere informati dipende dalla dignità del lavoro giornalistico».
Cristiano Cadoni, 53 anni, cronista del Mattino di Padova, è il vincitore dell’ottava edizione del premio Pio La Torre per il giornalismo. A Gilda Ferrari, redattrice del Secolo XIX, è andata la menzione speciale della giuria. La cerimonia di consegna dei riconoscimenti si è svolta venerdì 13 settembre 2024 a Bologna, al termine del convegno dal titolo “La legge è ancora uguale per tutti? – I diritti dei cittadini, l’autonomia della magistratura”.
All’iniziativa hanno partecipato, fra gli altri, il sindaco Matteo Lepore, Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, Rosy Bindi, già presidente della Commissione parlamentare Antimafia XVII Legislatura, Alessandra Costante, segretaria generale Fnsi, Roberto Montà, presidente di Avviso Pubblico, Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Stefania Pellegrini, professoressa ordinaria all’Università di Bologna, Maurizio Landini, segretario generale della Cgil.
Promosso da Avviso Pubblico, Cgil nazionale e Federazione nazionale della Stampa italiana, il premio vuole valorizzare casi ritenuti di alto valore civile e politico aventi come protagonisti sindacalisti, amministratori locali, dipendenti pubblici e giornalisti che, svolgendo la loro attività, si sono particolarmente distinti nella difesa della democrazia, nella prevenzione e nel contrasto alle mafie, alla corruzione, all’illegalità e per la diffusione di una cultura della legalità e della responsabilità.
Nel corso dell’intensa mattinata di dibattito, la segretaria generale Alessandra Costante si è soffermata sulle difficoltà che stanno attraversando la categoria e il sistema dell’informazione. «L’articolo 21 della Costituzione – ha osservato – non tutela i giornalisti, ma i cittadini e il loro diritto ad essere informati su ciò che avviene, in modo da potersi formare un pensiero critico. Se i giornalisti non sono messi nelle condizioni di poter svolgere nella maniera migliore il loro lavoro, questo diritto dei cittadini risulta compromesso».
Costante ha parlato di «diritti negati» anche ai giornalisti, come «il diritto ad una retribuzione tale da garantire al lavoratore una vita libera da condizionamenti materiali, ma non sempre è così. I giornalisti non erano una casta – ha rilevato – ma ora sono diventati una categoria di lavoratori precari, con pochi diritti e molti doveri, spesso sfruttati. Vale per i lavoratori autonomi come per i lavoratori dipendenti, che stanno perdendo diritti conquistati negli ultimi 40 anni».
E poi, «ci sono i bavagli, come quello imposto per legge con il recente divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare fino alla fine delle indagini preliminari, contro il quale la Fnsi si è subito mobilitata». Anche se «il più grande bavaglio alla stampa – ha incalzato la segretaria generale – è il precariato. I nostri precari sono i braccianti dell’informazione. In questi anni la Fnsi ha organizzato lavoratori precari delle più grandi testate, portando le aziende editoriali davanti al giudice e vincendo cause. Lo abbiamo fatto nella consapevolezza che l’articolo 21 dipende dalla dignità del lavoro giornalistico».
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