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Agrigento fa anche cose buone. “Stangata a chi vende souvenir mafiosi”: chi ci sta?

Nando dalla Chiesa il . Cultura, Diritti, Giovani, Istituzioni, Memoria, Politica, Sicilia

Ma che gli ha fatto Agrigento al potere politico per meritarne castighi senza fine?

Ero adolescente quando una parte della città se ne venne giù scivolando sulla collina. La speculazione edilizia. Prodigi storici e architettonici violentati, o sottratti all’occhio umano. Una mafia più impunita di quella di Palermo, denunciata non per caso da Giovanni Paolo II proprio nella Valle dei Templi.

Ora anche il ridicolo planetario del concerto “di Natale” che le arriva addosso dalla Regione (una vera istigazione all’autonomia differenziata…). Il “Fatto Quotidiano” le sta dedicando un sacrosanto lavoro di inchiesta. Eppure, come per dirci che un barlume di speranza può accendersi anche dentro il tunnel più tetro, ecco una notizia che vorrei catturare al volo.

Ascoltate qui. Siccome l’intelligenza è materia rara soprattutto d’estate, un po’ di commercianti agrigentini hanno pensato che potesse fare trendy o quanto meno sembrare simpatico riempire i loro negozi o i loro banchi vendita di un prodotto originale, originalissimo: la statuina di un bel mafioso, immagine conosciuta in tutto il mondo e per i turisti perfetta rappresentazione dell’italiano, non parliamo poi del siciliano tipo. La mafia va sempre forte, giusto?

Venghino signori, venghino a deliziarsi con questa massa di imbecilli indigeni che smaniano dal fare un po’ di quattrini realizzando alla perfezione le regole dell’economia politica. L’incontro tra la domanda di imbecillità e l’offerta di imbecillità, fino a trovare il punto di equilibrio.

D’altronde con chi ce la vogliamo prendere visto che proprio sotto il Duomo di Milano un disgraziato chiede l’elemosina suonando ogni giorno con flauto o tromba “il Padrino”? Con chi ce la vogliamo prendere se, mentre dilaga la zona grigia, c’è una straordinaria carestia di materia grigia? Ma attenzione, qui c’è qualcosa in più.

Questi commercianti agrigentini non si sono accontentati di vendere il mafioso, ma hanno messo in vendita pure automobiline con dentro la classica famiglia italiana, tutta mafiosa e colorata di verde bianco e rosso. Ecco, darei chissà cosa per sapere il nome del cretino che l’ha ideata.

Più altre domande: chi porta in giro la mercanzia offrendola, con chissà quali ammiccamenti o pressioni? Chi la acquista per poi offrirla al turista francese (pare che i francesi ne vadano matti)? Davvero credevate che fossimo quelli di Falcone e Borsellino? Senti, senti Vincenzo cosa chiede questo “babbo” di francese, vuol sapere se è stata tutto uno scherzo, quella storia di Falcone. Seguono risate, che simpatici questi commercianti. E chissà quanto sarebbe andata avanti, che moda si sarebbe scatenata, “prendimene due per favore”, “portane qualcuna per Natale”.

Finché è arrivato, pensate un po’, proprio Francesco Micciché. Sì, lui, il sindaco di Agrigento. Che non si è limitato a deplorare che la Sicilia possa essere confusa con questi signori. Ha vietato che chi pratica il commercio utilizzi nei suoi negozi o banchi di vendita oggetti, insegne e quant’altro evochi o strizzi l’occhiolino al fenomeno mafioso. Disponendo che scattino multe severe.

Ah, che bello. Che meraviglia potersi sentire civili.

Agrigento all’avanguardia? Mah, certo ci volle una prefetta agrigentina, Antonella De Miro, per colpire la ‘ndrangheta a Reggio Emilia. Vede, sindaco, che non abbiamo pregiudizi? Ora però sia coerente e scelga tra le cose serie e le baggianate, come le chiamiamo a Milano, seppur luccicanti. E soprattutto ricordi: le cose si fanno sul serio, non si torna indietro, perché di gride manzoniane in questa materia di vita e di morte siamo stufi.

E anzi per incoraggiarla a insistere la propongo da subito come esempio alle centinaia di sindaci che davanti a questo tipo di indecenza lasciano correre. Non solo in Sicilia ma in ogni regione d’Italia. E chiedo loro: davvero non vi sentite di fare quello che annuncia di fare il sindaco di Agrigento?

 Il Fatto Quotidiano, Storie Italiane, 02/09/2024

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