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La macchina del fango è sempre accesa

Tomaso Montanari * il . Costituzione, Diritti, Informazione, Istituzioni, L'analisi, Migranti, Politica

Far filtrare un singolo documento di un’amministrazione (ignorandone la serie, e il contesto a cui appartiene) e passarlo alla stampa; la quale non lo pubblica, ma lo ‘riassume’ facendogli dire il contrario di ciò che effettivamente dice; guardarsi bene dal verificare la ‘storia’ con l’involontario protagonista; creare un caso mediatico che alzi la palla alla peggior politica. Una prassi che ho appena verificato di persona: come vittima.

Il documento all’origine di questa ennesima tempesta ‘merdiatica’ è una lettera ufficiale e protocollata che, come rettore dell’Università per Stranieri di Siena, ho inviato al ‘tavolo’ istituzionale che a Siena segue l’emergenza, ormai annosa, di un cospicuo numero di richiedenti asilo pakistani, tavolo cui siedono il cardinale arcivescovo, la prefetta (ancorché informalmente), sindaca e assessori, l’altro rettore, le associazioni di volontariato e altri soggetti ancora.

Il senso della lettera era questo: se continueranno a ripetersi episodi di comportamenti inappropriati dei richiedenti asilo nella sede dell’ateneo e della mensa universitaria (gestita non da noi, ma dal “Diritto allo studio” della Regione Toscana) c’è il serio rischio che i servizi ai migranti stessi non possano proseguire. Non si facevano esempi, e si davano per scontati contesto, episodi pregressi, cause degli stessi: perché era solo una delle tante comunicazioni sul tema intercorse negli scorsi mesi tra i partecipanti a quel ‘tavolo’.

Il contesto è questo. Nei primi mesi del 2023 decine di richiedenti asilo pakistani dormivano e vivevano accampati, al freddo, alla stazione di Siena, che è di fronte alla sede principale dell’Università per Stranieri, nella più completa inerzia del Comune, retto (allora, e ancora ora) da amministrazioni di destra.

Su mia proposta, gli organi dell’Università hanno allora deciso di aprire corsi gratuiti di lingua italiana riservati alle persone pakistane, e (poiché è difficile fare lezione a chi non mangia) di sostenere il costo della loro cena alla mensa universitaria. Non era nostro dovere, né è la tipica missione di una università: ma prenderci cura delle persone è il nostro modo di essere università, legittimamente scelto nell’autonomia garantita dalla Costituzione. Abbiamo investito una somma notevole, rispetto al nostro bilancio: 100.000 euro. E poi, anche a causa dell’aumento (deciso unilateralmente dalla Regione, e nemmeno comunicato) del costo dei pasti, ne abbiamo stanziati altri ancora.

Tutto bene? Non tutto. Sia in aula che a mensa sono stati registrati, lungo i mesi, episodi spiacevoli, che hanno portato a piccoli incidenti con il personale di vigilanza dell’ateneo, e con quello di servizio alla mensa. Ogni volta, abbiamo segnalato queste difficoltà al Tavolo, per frenare un crescendo pericoloso: la lettera in questione era solo l’ultima, e più risentita e ufficiale, segnalazione. Ma perché rivolgersi alle istituzioni senesi?

Perché i comportamenti dei richiedenti asilo sono, ovviamente, il frutto delle condizioni subumane in cui questa comunità è stata, ed è, costretta a vivere per anni: e a questo non può pensare l’università, dovrebbero farlo Comune e Prefettura. Come è possibile restare lucidi e perfettamente educati dormendo in novanta persone in un garage, e ora con queste temperature, con un accesso precario ai servizi igienici?

Non si tratta dell’‘emergenza migranti’ (che non esiste!), e men che meno – allucinante anche solo doverlo esplicitare – della presunta insufficiente ‘civilizzazione’ di altre culture: è invece solo la diretta conseguenza dell’incapacità, o della non volontà, di garantire a queste persone una sistemazione decente. Ciò che quella lettera (tra le righe di una comunicazione istituzionale) diceva è: «se non mettete in grado queste persone di vivere dignitosamente, non potranno che comportarsi sempre meno dignitosamente, e la conseguenza sarà che non sarà più possibile dare loro nemmeno il piccolo aiuto che la mia università prova a dare loro».

Invece, qual è la storia raccontata dai giornali? Quella del rettore antifascista (questo lo scrivono i giornali fascisti, of course…), di sinistra e ‘pro-migranti’ che improvvisamente si accorge che i migranti sono sporchi e cattivi. Non mi aspettavo niente di diverso da LiberoVerità e da simile robaccia, o da quell’inqualificabile personaggio che è Nicola Porro, o ancora dai deputati di matrice fascista prontamente planati come avvoltoi sulla vicenda.

Ma a dare il via alle danze è stata Repubblica Firenze, subito gettatasi sulla ghiotta possibilità di infangare l’immagine del rettore «paladino della sinistra» (e in quanto tale odiatissimo dal regime Pd toscano, del quale quel giornale è scendiletto). A ruota il Corriere Fiorentino, e poi il Corriere della sera in persona, che ha vergognosamente titolato: «Rifugiati in ateneo: il promigranti Montanari si allarma». Solo la Nazione di Siena, la prima a tirare fuori la storia, ha dimostrato serietà professionale: per il resto, un sabba di menzogne, insinuazioni, fake news, capovolgimenti della realtà.

Tutto volto a nascondere la realtà: e cioè che la criminalizzazione dei migranti è una profezia che si autoavvera, o meglio che la destra avvera ovunque governa, facendo vivere i migranti come animali.

Chi prova invece ad accoglierli è avvertito: la macchina del fango è sempre accesa.

* Storico dell’arte e Rettore dell’Università per stranieri di Siena

Fonte: Volere la luna

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