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Il riscatto di Angela e il sogno di Imane

Pierluigi Ermini il . Cultura, Diritti, Politica, Società, Sport

«Ciao Imane, mi auguro tu possa arrivare in finale e e vincere le Olimpiadi. 

Avrò modo di vederla, perché credo che in questa situazione io e lei non c’entriamo nulla. Tutte le parole che vengono dette contro di me, contro di lei, per me, per lei. Noi due non c’entriamo nulla, siamo qui solo perché stiamo inseguendo un sogno. Non siamo noi a poter giudicare. Non siamo nessuno per poter dire se questo è giusto o sbagliato.

Le persone che devono giudicare tutto questo hanno le competenze per poterlo fare. Noi atleti combattiamo, noi pugili in questo caso facciamo soltanto il nostro compito, combattere… e l’abbiamo fatto. 

A me è andata male, Imane ha vinto e va bene così».

Angela Carini

Sono belle le parole dette da Angela Carini il giorno del combattimento di Imane Khelif per l’accesso alla finale della categoria pesi welter di pugilato femminile per le Olimpiadi 2024 a distanza di qualche giorno dalla gara disputata a Parigi dalle due atlete.

Sono stati giorni pesanti quelli trascorsi dove si è detto di tutto, dove si sono attaccate queste due atlete, chi in un modo e chi nell’altro e dove ciò che è mancato da molte parti è il senso umano e sportivo di due donne che, come ben spiega Angela, non c’entrano nulla sulle regole che stabiliscono l’ammissibilità o meno di un’atleta a una gara.

Le parole più belle che ho sentito in questi giorni sono state quelle di Rosy Bindi che ha manifestato la propria solidarietà ad entrambe, entrate senza volerlo in un dibattito che di sportivo ha avuto veramente poco.

Leggendo le parole di Angela oggi penso alle pressioni che nei giorni precedenti la loro gara la nostra atleta ha dovuto subire.

La politica, la sua federazione, addirittura la federazione di pugilato russa (che neanche partecipa ai giochi e che voleva riconoscere alla nostra atleta un premio da 100.000 euro), e chissà quanti altri, hanno fatto pressioni su di lei, togliendole quella libertà mentale necessaria per avere stima e forza di se stessi tanto da farne un’atleta sconfitta prima ancora che la gara avesse inizio.

Chi ha fatto sport sa benissimo che oltre al proprio talento, oltre la propria forza fisica, oltre agli allenamenti, esiste ed è molto importante come mentalmente ci si prepara a una gara.

Angela era un’atleta sconfitta prima ancora di salire quel ring, sconfitta prima ancora che da Imane, da tutti quelli che hanno voluto sfruttare quell’incontro per i propri fini e interessi.

Le parole scritte da Angela a Imane sono le parole belle, profonde di chi ha avuto la forza di liberarsi da queste pressioni, uscire dalla schiavitù mentale che gli è stato creato intorno, e recuperare la bellezza dello sport e il senso di combattere contro un avversario.

Lo sport è quello spazio libero da altri interessi dove un’atleta insegue il proprio sogno e gioca le proprie capacità nel rispetto di regole stabilite e che si accettano.

Nello sport poi solo una/o potrà continuare ad inseguire il suo sogno, senza per questo che l’altra/o si senta una vittima designata.

Imane ha vinto la sua semifinale e sogna l’oro, ma Angela non è più la vittima designata come altri l’hanno descritta, ma solo un’atleta che ha perso una gara e che potrà inseguire altri traguardi.

Chissà, forse le regole andranno riviste, cambiate, ma queste cose le deve decidere la scienza e chi nello sport è chiamato a prendere decisioni con coscienza e competenza.

Decisioni che comunque si devono prendere non durante le competizioni, ma dopo e prima di altri eventi importanti e senza che la politica si appropri di cose che non sono sue, facendo scempio dello sport e delle olimpiadi che sono, per eccellenza, spazi che tendono ad integrare e non a dividere e discriminare come in questo caso è stato fatto.

In questa storia gli sconfitti sono altri; quelli che nel mondo dello sport hanno “giocato” sull’umanità, sui sogni e le speranze di queste due atlete, tutto il mondo della politica che si è schierato, ad iniziare dal nostro corpo di governo che dovrebbe concentrarsi su ben altri problemi, tutti quelli che hanno dato di trans o di uomo a Imane con superficialità e tutti quelli che con altrettanta superficialità hanno criticato senza alcun rispetto Angela.

Le parole di Angela sono una forma di riscatto, di dignità e di sportività per tutti coloro che in questi giorni hanno reso una semplice gara sportiva tra due donne, nel rispetto dei criteri stabiliti dal CIO, una competizione politica e una caccia alle streghe che con lo sport non ha niente in comune.

La possibile vittoria dell’oro e comunque vada, anche la medaglia d’argento di Imane, sono la più bella risposta dello sport su chi ha voluto specularci sopra

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