Simone Innocenti racconta la perquisizione subita. “Siamo alla forma migliore dell’Agenzia Stefani”
Simone Innocenti racconta la seconda perquisizione subita per un articolo.
È successo la scorsa settimana e durante la riunione settimanale di Articolo 21 il giornalista del Corriere Fiorentino, parlando della sua vicenda, elenca in modo chiaro e ordinato il pericolo che sta correndo la cronaca in Italia e con essa il diritto ad essere informati.
“Questa è, appunto, la seconda perquisizione che mi fanno. È grave ma non perché è successo a me ma perché può succedere ovunque. Siamo oltre la Cartabia. La perquisizione è arrivata a tre mesi da un articolo che, a dire della Procura di Firenze, ha violato il segreto. Sono venuti in cinque a casa mia. Il punto di caduta è che noi come cronisti abbiamo da tempo un problema con la Procura tanto che tutti gli organismi di categoria sono intervenuti. La verità è che oggi non si capisce chi decide il pubblico interesse di una notizia, cosa che spetta al giornalista decidere. Invece la legge vuole che si decida a priori con un visto che quella è una notizia oppure non lo è. Siamo alla forma migliore dell’Agenzia Stefani”.
L’intervento di Simone è capitato in una riunione tutta dedicata alle difficoltà dei giornalisti a raccontare la realtà e ai tentativi di dirigere il flusso informativo.
Come, per esempio, per la narrazione della guerra a Gaza.
“Israele impedisce ai giornalisti di entrare a Gaza a meno che non vadano con l’esercito israeliano che li porta dove vuole. Ma non si può raccontare questo conflitto con un inviati a Tel Aviv e c’è un problema di responsabilità da parte della stampa italiana. Oggi in Libano situazione da paura e ci si aspetta una reazione ma i giornalisti non sono liberi di circolare e raccontare”, ha detto Tiziana Ferrario.
“Ci sono tante tragedie nel mondo ma l’informazione non le riporta tipo le migliaia di morti nello Yemen o il Sud Sudan e tutto il tema dell’Africa, ci sono zone di serie A dove i riflettori ci sono, ancorché deviati, e altre oscurate”, ha aggiunto Vincenzo Vita.
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