Terreni confiscati alle mafie: si tuteli il principio del loro riutilizzo sociale. L’appello di Enti locali, Terzo settore e Cooperazione all’ANBSC e al MASAF
Il primo di luglio del 2024 è stato firmato un Accordo Istituzionale tra ANBSC e MASAF che prevede la pubblicazione di bandi pubblici finalizzati all’assegnazione dei terreni agricoli confiscati e non optati a giovani agricoltori, verso la corresponsione di un canone agevolato.
CGIL, Libera, Avviso Pubblico, Legambiente, Arci, Terzo Settore e LegaCoop scrivono all’Agenzia nazionale per i Beni confiscati e al Ministero delle Politiche agricole e della sovranità alimentare, per chiedere che l’Accordo non trasformi il principio di bene comune e riuso sociale, nella privatizzazione del patrimonio pubblico di ampia portata simbolica nella lotta alle mafie.
È, infatti, indispensabile – scrivono le realtà nazionali – che vengano valorizzate le migliori esperienze di riuso sociale, che nei 28 anni dall’approvazione della legge 109/96 sono state in grado di aprire la strada a modelli di sviluppo alternativo e nuove forme di economia civile, anche con il coinvolgimento di altre tipologie di imprese in filiere produttive improntate ai valori etici, di legalità e giustizia sociale e ambientale.
Le difficoltà di assegnazione dei terreni confiscati – e ancor prima la mancata manifestazione di interesse verso i beni messi a bando – non deve scoraggiare. Gli ostacoli per una difficoltà oggettiva di accesso agli stessi beni, invece, vanno affrontati con un intervento ad hoc finalizzato ad accrescere la possibilità del riuso. È infatti fondamentale evitare da un lato di trasmettere un messaggio simbolico controproducente e dall’altro bisogna evitare che il bene non utilizzato rappresenti un mancato investimento economico e sociale, con danni ingenti anche alla tutela dell’ambiente.
Le associazioni, i sindacati e il terzo settore propongono, inoltre, alcuni emendamenti al testo per la tutela del patrimonio fondiario per riaffermare il senso profondo del riuso sociale dei beni confiscati. Fra questi, l’inserimento di indicazioni su un partenariato fra soggetto privato profit e soggetto sociale, con percorsi di integrazione e reinserimento lavorativo di categorie vulnerabili, nonchè lo sviluppo di filiere etiche; il rispetto dei vincoli per le coltivazioni sostenibili sotto il profilo ambientale e sociale oltre che economico; la corretta applicazione dei contratti nazionali per le lavoratrici e i lavoratori agricoli; e infine la previsione di penalità e sanzioni previste in caso di mancato adempimento di quanto previsto negli accordi.
«Chiediamo quindi di avviare una interlocuzione finalizzata a valutare la possibilità di creare un tavolo di lavoro permanente tra ANBSC, MASAF con i rappresentanti del terzo settore e con le scriventi associazioni, per ridurre al minimo le possibilità di non riuso di un terreno agricolo», scrivono ancora le realtà nazionali.
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Terreni confiscati alle mafie, accordo Masaf-Anbsc. La nota di Libera
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