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L’ultima gara di Alex

Pierluigi Ermini il . Cultura, Diritti, Giustizia, Memoria, Sport

Alex Schwazer è sempre andato di corsa, in una perenne gara che è stata per lui una sfida con sé stesso.

Ora dopo l’ultima marcia nella notte di Arco, può come gli dice spesso la moglie Kathy ” fermarsi e respirare”.

La sua ultima gara, dopo otto anni di squalifica, è terminata con un ritiro per una sciatalgia.

Ma lui quella gara, nonostante le difficoltà fisiche, l’ha fatta solo per i suoi due figli Noah e Ida, che in questi anni lo hanno visto sempre allenarsi per l’olimpiade di Parigi, sperando in una riduzione della squalifica che non è mai arrivata.

La doveva a loro e quella pettorina ufficiale, in una gara vera, è stato il suo regalo a loro per dimostrare che lui un’atleta vero, grande, forte lo era davvero.

Così quella gara non poteva terminare che in braccio a sua moglie e i suoi figli, il segno della fine della carriera di un campione che il mondo dello sport non ha saputo e voluto capire.

Un mondo dello sport che ha fatto di tutto per sconfiggerlo, usando quelle armi che lo sport mai dovrebbe usare negando la sua stessa essenza e i suoi veri valori.

Per Alex parlano gli atti processuali dopo la seconda squalifica per doping, proprio a seguito della gara vinta l’8 maggio 2016 a Roma che aveva segnato la sua rinascita sportiva.

Il 3 dicembre 2020 la procura di Bolzano chiede l’archiviazione del procedimento penale a suo carico per doping.

Il 18 febbraio 2021 il Gip del Tribunale di Bolzano dispone infine l’archiviazione del procedimento penale per “non aver commesso il fatto”, ritenendo “accertato con alto grado di credibilità razionale” che i campioni di urina “siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi e, dunque, di ottenere la squalifica e il discredito dell’atleta come pure del suo allenatore, Sandro Donati.

Ma il mondo dello sport e la giustizia sportiva non hanno accolto questa sentenza confermando la sua squalifica per questi lunghi 8 anni, terminata solo lo scorso 8 luglio.

Ho conosciuto Alex prima tramite Sandro Donati, il suo allenatore negli anni del riscatto, l’ho visto vincere a Roma in quell’8 maggio del 2016, nella gara che gli aveva riconsegnato la possibilità di partecipare alle olimpiadi in Brasile, e per averlo invitato qui da noi, in collaborazione con i veterani sportivi tre anni fa a parlare con gli studenti del liceo sportivo.

In lui vivono tutte quelle parti umane che sono l’essenza stessa dello sport: la vittoria che ti seduce, la paura di non essere in grado di continuare a vincere, la caduta nel doping, l’ammissione di una colpa, la voglia di riscatto, l’allenamento della mente e del fisico, il recupero della fiducia in se stesso, l’incontro con l’uomo giusto e l’allenatore vero, il ritorno alla vittoria.

Dalla croce alla resurrezione, c’è tutto quello che lo sport e la vita ci insegna e che rende bella una persona.

In questo cammino non è contemplato l’inganno ordito da chi invece dal di dentro ha paura della grandezza dei valori dello sport.

E quella che era stata vissuta come una rinascita umana e sportiva, torna ad essere una croce su cui vieni inchiodato…

Questi lunghi anni di sofferenza e di lontananza dalla cosa per lui più bella, non hanno fatto smettere ad Alex di amate la marcia e lo sport.

Per questo siamo certi che continuerà a raccontare ai giovani la sua storia, e a portare in giro i valori stessi dello sport e da oggi, da uomo libero, potrà allenare tanti giovani atleti anche in più discipline, facendo capire a tutti quanto dia importante allenarsi e lavorare su se stesso per migliorarsi.

Perché in questo sta l’essenza del suo messaggio e di quello del suo allenatore Sandro Donati: con la tenacia, la costanza, il lavoro fisico e della mente, nel rispetto del nostro corpo e della nostra vita, lo sport ci aiuta a migliorarci e a fare di noi persone migliori.

Nessuno neanche la Wada e il mondo che lo ha fregato otto anni fa credo potrà fermare un uomo che dal fondo di se stesso ha saputo riemergere e tornare a vincere grazie alle due doti e all’allenamento.

L’immagine dove termina l’attività agonistica di Alex tra le braccia di Kathy, Ida e Noah segna anche l’inizio del suo nuovo cammino di allenatore.

Un allenatore che non tradirà chi avrà la fortuna di averlo come compagno di viaggio…

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La storia di Alex Schwazer e Alessandro Donati, oltre quel traguardo

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