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Il bluff della lotta ai trafficanti di migranti

Piero Innocenti il . Diritti, Istituzioni, Mafie, Migranti, Politica

loIl tema della immigrazione clandestina e quello che viene sempre collegato della lotta ai trafficanti di esseri umani continua ad essere al centro dell’attenzione politica nazionale, internazionale e mediatica.

Si susseguono, così, riunioni per cercare “un coordinamento integrato sotto un’unica egida” nel contrasto alle migrazioni illegali e di questo si è parlato a Tripoli nel recentissimo Forum Trans-Mediterraneo sulle Migrazioni voluto dal Governo di unità nazionale di Hamid Dbeibah.

E proprio dalla Libia sarebbero partiti quest’anno, alla data del 22 luglio, buona parte dei 31.423 migranti soccorsi/approdati sulle nostre coste (erano stati 34.474 nello stesso periodo del 2022, aumentati a 84.666 nel 2023), in prevalenza bengalesi (6.810), siriani (4.645), tunisini (3.759), mentre per 7.200 stranieri sono ancora in corso le attività di identificazione.

Dalla Tunisia il flusso migratorio si è apprezzabilmente ridotto in virtù di accordi onerosi intercorsi nei mesi passati con il nostro governo e con l’UE, con il risultato di migliaia di stranieri “trattenuti” dalle autorità in condizioni penose, le stesse che sono riservate, da tempo, in Libia, dove in questi primi mesi del 2024 sarebbero presenti, secondo fonti dell’intelligence europeo, poco più di 700mila migranti irregolari (meno di un terzo rispetto a quelli denunciati al Forum dal ministro dell’interno libico Trabelsi).

Sconcertanti le dichiarazioni fatte alcuni giorni fa da Trump che ha detto chiaramente come, una volta eletto presidente, terminerà la costruzione del muro al confine con il Messico, avviando contestualmente una gigantesca operazione di deportazione (“la più grande di tutta la storia”) di tutti i clandestini.

Nessun accenno, naturalmente, ai sodalizi criminali coinvolti. Anche sul versante del Mediterraneo che più ci riguarda direttamente si continua a parlare genericamente di lotta ai trafficanti senza specificare che tali organizzazioni criminali hanno quasi sempre i propri vertici e/o referenti e manovalanza varia nelle loro nazioni di origine o, comunque, all’estero, da dove operano in rete con le “cellule”e con i contatti dislocati negli altri Paesi.

Insomma, la lotta ai trafficanti dovrebbe concentrarsi in Ciad, Niger, Eritrea, Somalia, Mali, Costa d’Avorio, Egitto, Libia, Tunisia, Guinea dove politici collusi, capi tribù e guardie di confine controllano i passaggi delle migliaia di persone in fuga dai loro paesi, traendone consistenti profitti.

Così, la lotta, alla fin fine, è contro i migranti nel contesto di un fenomeno in cui, lo ricordiamo, viene delineata una distinzione fra smuggling, ossia l’introduzione illegale di migranti nel territorio di uno Stato e il trafficking, ossia lo sfruttamento sessuale o economico in condizioni analoghe alla schiavitù.

In sostanza, lo smuggling è una relazione contrattuale fra il migrante e i trasportatori che termina quando lo straniero arriva a destinazione, mentre il trafficking si basa sullo sfruttamento intensivo del migrante, qualche volta già durante il viaggio, e sicuramente al termine dello stesso, in mercati remunerativi che sono quelli dello sfruttamento sessuale, del lavoro (in particolare nei settori agricolo – si pensi all’odioso fenomeno del c.d. caporalato – edile, manifatturiero e della ristorazione) e spesso in attività illegali come lo spaccio di stupefacenti e i furti.

In Italia, secondo il documento elaborato dal Servizio Analisi Criminale (Dipartimento della Pubblica Sicurezza) sul fenomeno della tratta degli esseri umani nel quinquennio 2016/2020, basandosi sui contributi forniti periodicamente dalla forze di polizia e sui dati statistici estrapolati dalla Banca Dati Interforze, le persone denunciate per ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato (c.d. reato di clandestinità) sono passate da 46.347 del 2016 a 32.601 del 2020, con un ulteriore calo nel 2023, secondo fonti attendibili, a circa 26mila, mentre le persone denunciate/arrestate per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (art.603 c.p. c.d. caporalato) sono aumentate a 717 nel 2020 rispetto alle 142 del 2016.

Per contrastare il contrabbando e la tratta dei migranti, pratiche delittuose gestite da strutture criminali sempre più organizzate e interconnesse, è necessaria un’azione sinergica a livello globale che, purtroppo, manca, mentre si rafforza la lotta ai migranti che fuggono da guerre, fame, persecuzioni, povertà estrema.

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