“Tutti giù per terra. Come il mondo sta cambiando”, il Festival di Articolo 21 a Rosignano (LI)
“Tutti giù per terra. Come il mondo sta cambiando” è il titolo delle tre giornate che anche quest’anno il Comune di Rosignano Marittimo (LI), in collaborazione con l’Associazione Articolo 21, dedica a temi di attualità, in occasione della terza edizione del Festival di Articolo 21, in programma il 23, 24 e 25 luglio nell’Anfiteatro Giuliano Scabia, parco del Castello Pasquini, a Castiglioncello (LI).
Tre gli appuntamenti per cercare di capire che cosa sta accadendo a livello internazionale e come la politica sta cambiando, attraverso i reportage di giornalisti e il pensiero di un costituzionalista e di un’artista.
Il primo appuntamento è martedì 23 luglio, ore 21:30 con Antonio Di Bella e Maria Cuffaro che parleranno de “L’Impero in bilico: l’America tra crisi e riscossa in vista delle prossime elezioni presidenziali.
“L’impero in bilico. L’America in bilico tra crisi e riscossa” (Solferino) è infatti il titolo dell’ultimo libro di Antonio Di Bella, giornalista che ha trascorso gran parte della sua vita professionale negli Stati Uniti come corrispondente della Rai. Un’avventura cominciata con la prima guerra in Iraq e culminata nell’assalto a Capitol Hill di cui è stato testimone diretto (unico cronista televisivo italiano). Direttore del TG3 prima e poi di RAI3, è stato corrispondente Rai a Parigi, seguendo l’attentato alla sede di Charlie Hebdo e gli attentati del 13 novembre 2015, avvenuti entrambi nella capitale francese. Quindi tornato in Italia ha diretto la struttura RAI NEWS fino al 2020 per ritornare negli Stati Uniti con il doppio ruolo di corrispondente e di conduttore, con Lucia Annunziata, di un supplemento di Mezz’ora in più. Nel 2022 assume la delega a Direttore degli Approfondimenti. «Questo libro vuole cercare di superare gli stereotipi di destra e sinistra e raccontare l’America di Trump e di Biden con tutte le sue contraddizioni e le sue ragioni.» Come racconta in queste pagine, l’assedio al Parlamento, più che il frutto di un’azione improvvisata, ha rappresentato l’eruzione di uno stato politico e psicologico comune a un largo strato dell’opinione pubblica; la voglia di revanscismo di una classe media che, a torto o a ragione, si sente in pericolo di fronte all’avanzare dei diritti di immigrati e portatori di nuove identità che sembrano avere più ascolto delle categorie tradizionali. La più antica liberaldemocrazia soffre di patologie acute, che ormai non risparmiano quasi nessuna nazione europea (e nemmeno India e Brasile). Ma è difficile immaginare che l’Occidente si risollevi, se non lo fanno per primi gli Stati Uniti. Per questo è urgente capire che cosa sta succedendo oltre Atlantico nell’anno delle elezioni che vedono il possibile ritorno di Trump alla Casa Bianca. E indagare, attraverso vicende, aneddoti, protagonisti e testimoni degli ultimi venti anni di storia americana, sulle radici di un malcontento che rischia di minare i cardini stessi del nostro modello democratico.
Ad accompagnare Antonio Di Bella in questa riflessione ad alta voce ci sarà la giornalista del TG3 Maria Cuffaro, conduttrice di TG Mondo. Maria Cuffaro ha iniziato come inviata in India, Pakistan e Sudafrica per il Manifesto. Passata poi alla radio, ha scritto per i settimanali Sette, L’Espresso, Il Venerdì di Repubblica. Per Avvenimenti copre da freelance la guerra serbo croata. Nel 1989 arriva in Rai e conduce su Radio 3 del programma Il filo d’Arianna con al centro le inchieste dall’estero. Nel 1990 Sandro Curzi la convince a entrare nel TG3, di cui è stata conduttrice dell’edizione delle 19:00 fino al 2018. È stata corrispondente della Rai da Nairobi. Attualmente conduce TG3 Mondo, telegiornale di approfondimento internazionale a cura della redazione della terza rete. È stata inviata di guerra per il TG3 in Iraq, Libano, Gaza. Ha raccontato le primavere arabe con l’unica troupe italiana a Tunisi, le manifestazioni di Piazza Tahrir in Egitto, gli attentati dell’Isis in Francia, Regno Unito e a Boston. Insignita di numerosi importanti premi giornalistici, è stata nominata Cavaliere della Repubblica dal Presidente Ciampi.
Il giorno successivo, mercoledì 24 luglio, sempre alle 21:30, sarà protagonista della serata Alberto Negri, giornalista tra i più esperti inviati di guerra italiani. Con lui, profondo conoscitore delle dinamiche che governano questa parte di mondo, si affronterà il tema di “Come l’Occidente ha perso il Medio Oriente e il Mediterraneo”.
Inviato di guerra per il Sole 24 Ore, ha seguito sul campo i principali conflitti ed eventi politici internazionali dagli anni’80 a oggi in Medio Oriente, Balcani, Asia Centrale e Africa. Ha vinto numerosi premi internazionali per la sua attività giornalistica. È editorialista de “Il manifesto”, collabora anche con Tiscali, Linkiesta, Tpi e RemoContro. Ha insegnato relazioni internazionali, storia del Medio Oriente contemporaneo e giornalismo ai master del Sole 24 Ore, alla Luiss, alla scuola di giornalismo Lelio Basso e tenuto numerose conferenze alle Università di Roma (Sapienza e Roma Tre), Milano (Statale) e Parma. E’ consigliere dell’Ispi, Istituto di Studi di Politica Internazionale di Milano. Ha iniziato la sua carriera di giornalista a 24 anni, viaggiando in Iran nel 1980, un anno dopo la rivoluzione, ha poi seguito la guerra civile in Libano, la guerra Iran-Iraq negli anni Ottanta, l’Afghanistan, la prima guerra del Golfo nel 1990-91, la guerre civili in Somalia, Mozambico, Angola, Algeria (1992 -2000) Kurdistan (1991-2017), oltre a Eritrea, Etiopia, Senegal e Mali, la liberazione di Mandela in Sudafrica e la fine dell’apartheid. Nella ex Jugoslavia è stato all’assedio di Sarajevo, alla guerra in Croazia, nelle Krajine, ha coperto il conflitto in Kosovo nel ’99, le rivolte in Albania, l’arresto e la caduta di Milosevic. Negli anni Duemila ha seguito la guerra in Afghanistan, prima e dopo l’11 settembre (1994-2015), la guerra in Iraq dal 2003 con la caduta di Saddam fino al ritiro americano. Nel 2014 era sul fronte con l’Isis a Makhmur e poi nel 2016 all’assedio di Mosul. Nel 2011 ha assistito sul campo alla fine di tre autocrati: Ben Alì, Mubarak, Gheddafi. Ha quindi coperto la guerra civile in Siria dall’inizio con servizi da Aleppo e Kobane (2011-2017). Seguendo poi gli sviluppi del conflitto dell’Iraq nel Kurdistan turco e iracheno.
L’ultimo appuntamento, giovedì 25 luglio, alle 21:30, vedrà protagonista Roberto Zaccaria, che attraverso il suo ultimo libro autobiografico “Un professore chiamato presidente” ripercorrerà attraverso i suoi ricordi, le immagini e gli aneddoti di chi ha vissuto in prima persona fatti della nostra storia recente e conosciuto alcuni dei suoi protagonisti. Il percorso universitario, il ’68, la Rai, dall’inizio della televisione a colori alla vigilia dell’Editto bulgaro, le tre legislature in Parlamento tra Berlusconi, Prodi e Monti, sono i momenti essenziali. Nitide fotografie della Rimini di Fellini, dei vitelloni, della Mille Miglia e di Zavoli. I ritratti della Firenze di La Pira. L’Università di Barile e della Scuola fiorentina. I lunghi anni passati in Rai, dopo Bernabei, con Grassi e Fabiani, De Luca e Agnes. Le tappe nei Consigli Rai scandite dai grandi intellettuali: Cheli, Pedullà, Firpo, Lipari, Roppo, Tecce, Volponi e Vacca. I grandi film di Olmi, dei fratelli Taviani, di Moretti. La nascita delle prime grandi serie TV: Il commissario Rocca, Montalbano, La meglio gioventù e la serialità a basso costo di Un posto al sole. Le performance e i grandi ascolti con la Carrà, Fazio, Fiorello, Celentano e Benigni. L’informazione con Biagi, Santoro e Vespa. La satira in prima serata con Guzzanti, Dandini e Luttazzi. L’ingresso nelle aule della politica. Gli incontri con i leader della sinistra e della destra e, tra loro, una giovanissima Meloni. E poi i leader stranieri: Kissinger, Tony Blair, incontri ufficiali ed epiche partite di tennis, antefatto di un amichevole incontro a Downing Street. Il Cinema, i progetti con l’artista Monica Guerritore, attrice, regista e drammaturga che sarà presente all’incontro. Roberto Zaccaria è Costituzionalista e Professore ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico presso l’Università di Firenze. Ha insegnato nel Master universitario di I livello “Diritto delle Comunicazioni elettroniche–Information and Communication Technologies” e nel Master universitario di I livello “Multimedia Content Design” presso la stessa Università. È membro del Media Integration and Communication Center (MICC) presso l’Università di Firenze. Ha inoltre insegnato Diritto costituzionale, Diritto dell’informazione e Diritto regionale all’Università di Firenze, Macerata, LUMSA e LUISS di Roma. E’ stato membro della Camera dei deputati. E’ stato Presidente della RAI dal 1998 al 2002, vice Presidente dell’UER (Unione delle televisioni pubbliche europee) dal 2000 al 2002. In precedenza era stato consigliere di amministratore della RAI dal 1977 al 1993 e dell’Ente Cinema dal 1990 al 1995. È presidente del Consiglio italiano per i rifugiati ed è stato promotore, tra i primi firmatari, dell’appello contro la riforma del premierato a sostegno di Liliana Segre, firmato da 180 costituzionalisti. All’appello hanno aderito tra gli altri alcuni ex presidenti e vicepresidenti della Corte costituzionale come Enzo Cheli, Ugo de Siervo, Gaetano Silvestri, Gustavo Zagrebelsky. Ad accompagnarlo in questo viaggio nella nostra storia ci saranno due protagonisti testimoni di questi anni: Monica Guerritore e Giuseppe Giulietti
A cura di Elisabetta Cosci
L’immagine è stata realizzata e donata al Festival da Mauro Biani.
Gli incontri si svolgeranno alle ore 21.30 nell’Anfiteatro Giuliano Scabia
parco del Castello Pasquini, Castiglioncello (LI)
in caso di maltempo presso l’auditorium del castello Pasquini
L’ingresso è gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili
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